Pensione 2014: tutte le modifiche alla legge su
anzianità, contributi, minima e integrazioni
LeggiOggi.it, 10 gennaio
2014
L’attesa controriforma
Fornero non c’è stata, ma nel 2014 sono state diverse le modifiche
apportate alla normativa sulle pensioni, in gran parte dovute proprio agli
effetti della legge del 2011. Il contestato pacchetto di regole previdenziali
varato a suo tempo dal governo Monti, infatti, contempla regolari scatti di
anzianità, o di requisiti contributivi, con il passaggio da un anno
all’altro.
A ben vedere,
però, i cambiamenti sulle pensioni nel 2014 non derivano solo dall’onda lunga
del governo Monti: a mutare le caratteristiche base di ogni ritirato dal
lavoro, sono arrivati anche gli ultimi provvedimenti emanati dal governo
Letta, su tutti la legge di stabilità 2014, dove hanno trovato spazio
novità di non poco conto, in particolare sugli assegni di chi la pensione già
la percepisce.
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della legge Fornero sulle pensioni
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finale della legge di stabilità 2014
Anzianità
Donne
Per le
lavoratrici del settore privato, si avverte l’effetto di un principio,
stabilito proprio dalla legge Fornero del 2011, che punta alla convergenza
anagrafica dei ritiri dal lavoro tra uomini e donne. Si tratta dell’obiettivo
2018, quando, cioè il processo di avvicinamento tra i requisiti di anzianità
tra i generi dovrebbe essere concluso. Così, anche nel 2014 un ulteriore
gradino viene salito dalle dipendenti nel settore privato, che dal primo
gennaio devono aver maturato 63 anni e 9 mesi di anzianità per poter accedere
al trattamento pensionistico, cioè un anno e mezzo in più rispetto a quanto
previsto fino al 2013.
Le uniche
lavoratrici che, anche per il 2014, conserveranno le caratteristiche
antecedenti per l’addio alla carriera lavorativa, saranno quelle nate prima del
30 settembre 1951.
Tra due anni,
nel 2016, il prossimo incremento, che verrà influenzato anche dalla risalita
della speranza di vita, che la stessa Fornero stabilisce con cadenza
altrettanto regolare.
Novità anche
per le donne lavoratrici professioniste o autonome: ulteriore sbalzo di
anzianità minima per la pensione, che nel 2014 approda a 64 anni e 9 mesi,
addirittura un anno in più rispetto a quanto valido fino al 2013. Anche per
loro, nel 2016 si verificherà il prossimo aggiustamento: verrà, cioè, aggiunto
un altro anno ai minimi pensionabili, portando la quota di anzianità per le
autonome a 65 anni e 9 mesi.
Uomini
Per gli uomini
impiegati nel settore privato, poche le novità di rilievo sul fronte anagrafico
per la pensione: rimangono validi i requisiti di 66 ani e 3 mesi, in
prospettiva, ovviamente, dell’aggiornamento alla speranza di vita, che li
investirà, proprio come le donne, nel 2016.
Contributi
Dal 2014 gli
uomini lavoreranno un mese in più: saranno necessari almeno 42 anni e 6 mesi
versati nelle casse dell’Inps per accedere all’assegno di pensione. Stesso
trattamento per le donne, le quali si vedranno riconoscere il diritto alla
pensione non appena avranno maturato 41 anni e 6 mesi di contributi nelle casse
previdenziali. Indici, questi, che non saranno indenni dal coefficiente di
speranza di vita, come sempre aggiornato al 2016.
Redditi e
Minimi
Integrazione
Con l’arrivo
del 2014, sono cambiati anche i parametri di reddito per il calcolo
dell’integrazione alla pensione minima, che saranno tarati in base al minimo
stesso.
Partendo dalla quota
retributiva, che riguarda le annualità antecedenti al 31 dicembre 2011, si
tiene conto sia della retribuzione che può essere erogata tramite assegno di
pensione (cioè la media delle mensilità percepite nell’ultima fase lavorativa),
che gli anni effettivi di contributi maturati. In tal senso, l’integrazione
viene riconosciuta pari al 2% per ogni anno di versamenti, ma solo
quando la somma si situa a un livello inferiore al minimo stabilito per legge.
Per il riconoscimento dell’integrazione, poi, è necessario non avere
ulteriori fonti di reddito ai sensi dell’imponibile Irpef, e un reddito
famigliare di coppia che deve rientrare sotto la soglia di quattro volte il
minimo stabilito.
Non vengono
considerati come concorrenti ai fini del reddito, la casa di proprietà,
eventuali Tfr e competenze arretrate sottoposte a tassazione separata.
Limiti
Il minimo di
pensione per il 2014 è stabilito a 501,38 euro al mese. Sulla base di
questo conteggio, allora, vengono a emergere le conseguenti soglie di reddito:
13.035,88 euro
è il limite di reddito individuale oltre il quale
viene esclusa l’integrazione
26.071,76 euro
è il tetto di reddito famigliare di coppia che
cancella il diritto all’integrazione
6.517,94 euro è
il massimo personale al di sotto del quale l’integrazione viene
completamente riconosciuta
19.553,82 è quello cumulato che permette il massimo di
integrazione
Nelle fasce
intermedie – da 6.517,94 a 13.035,88 euro per i redditi personali e
da 19.553,82 a 26.071,76 per il reddito di coppia – viene corrisposta
integrazione completa o parziale, secondo l’importo calcolato per
l’assegno, il quale, in caso di coppia coniugata, sarà sempre stabilito sulla
base dei redditi cumulati.
Legge di
stabilità 2014
Con la legge di
bilancio approvata a fine 2013, sono state introdotti nuovi blocchi alle
indicizzazioni fino a sei volte il minimo, con conferma al 95% per la
fascia entro i 2mila euro al mese. Sì anche al contributo di solidarietà per
le cosiddette pensioni d’oro, mentre vengono vietati i cumuli da pensione e
reddito oltre i 150mila euro, oltre il quale scatta la riduzione
dell’assegno previdenziale. Vai allo
speciale legge di stabilità 2014
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