Dopo Carditello, l’Archeoclub spera nel recupero della Cappella Reale del casino borbonico del Demanio di Calvi

 

Caserta24ore, 11 gennaio 2014

 

Paolo Mesolella

 

Dopo l’attenzione dei volontari e delle istituzioni che hanno permesso di iniziare il recupero della Reggia di Carditello, con l’acquisizione da parte dello Stato ora, se possibile, bisognerebbe pensare anche al Casino borbonico e alla Cappella Reale del Demanio di Calvi a Sparanise, abbandonata praticamente nell’immondizia. Se non altro perché i lavori al Casino Reale di Calvi, iniziarono prima della costruzione del Casino di Carditello e della stessa reggia di Caserta. Dopo la valorizzazione della Reggia di Carditello, quindi, l’Archeoclub Cales riporta l’attenzione sulla Cappella Reale del Casino di Calvi a Sparanise, il Casino da caccia che fu residenza dei re Carlo III e Ferdinando IV di Borbone e che giace nel più completo abbandono. Sono pochi, gli stessi caleni che ne conoscono l’esistenza. E sono pochissimi quelli che, in questi anni, si sono preoccupati di preservarne la memoria e i resti (la Cappella, la cavallerizza, il casone, la gendarmeria) che sono praticamente stati recintati o demoliti. Perciò, domenica mattina, l’Archeoclub “Cales”, guiderà i visitatori all’importante Cappella costruita nel 1769, prima della reggia di Carditello e dello stesso Palazzo Reale di Caserta. Quel che rimane del Casino Reale che fu dei Re Carlo III e Ferdinando IV di Borbone, è stato completamente recintato.

 

Qualcuno ha pensato di trasformare in proprietà privata, non solo i locali adibiti un tempo a cavallerizza e a gendarmeria, ma perfino la Cappella Reale. Dopo il danno provocato dal saccheggio di tutti i beni che vi erano contenuti all’interno, è arrivata anche la beffa della recinzione. E questo sotto gli occhi indifferenti di chi dovrebbe vegliare il bene e fare attenzione a salvaguardare quel poco che rimane della nostra storia locale. Intanto ciò che rimane della Cappella Reale ormai sta cadendo a pezzi, assediata com’è dagli sterpi e dai materiali di risulta. Un patrimonio inestimabile, un tempo proprietà dei Re Borboni e oggi completamente abbandonato a se stesso. Nel Demanio oggi, sono rimasti pochi ruderi abbandonati: le galitte, le scuderie, gli alloggiamenti dei soldati, la Cappella Reale sfondata. Eppure il Casino di caccia borbonico del Demanio di Calvi è sicuramente il monumento storico più importante che c’è nel Comune di Sparanise. Dalle Piante della Tenuta e del Casino Reale di Calvi prodotte dall’arch. Angelo Notarangelo, si può ben capire la vastità del complesso: 3.869.000 mq di superficie, la Torre d’Occidente 608 mq, il Casino Reale 1248 mq (con 12 stanze e due saloni al primo piano, 14 stanze, la cappella, il fienile e due stanze al pianterreno). Poi un casone di 2174 mq ed una casina di 176 mq, per un totale di 4485 mq di superficie abitativa. Davanti al casino, invece, c’erano uno spiazzo ellittico per le corse dei cavalli, un bosco e 13 parchi. Dal Demanio di Calvi, Ferdinando IV di Borbone, Re delle Due Sicilie e infante di Spagna, scriveva spesso alla sua seconda moglie Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, come testimonia il suo appassionato epistolario.