L’episcopato caleno di Monsignor Giuseppe Maria Capece Zurlo

Comune di Pignataro, 13 novembre 2013

Angelo Martino

Quando Giuseppe Maria Capece Zurlo, nato a Monteroni di Lecce nel 1711 e morto in esilio a Montevergine il 31 dicembre 1801 per non essersi opposto alla Repubblica Napoletana del 1799, venne promosso Arcivescovo di Napoli, proveniva dalla diocesi di Calvi ed aveva già 71 anni, alle spalle una lunga carriera nell’ordine dei Teatini e un’esperienza episcopale maturata interamente nella sede calena, alla cui guida era stato nominato nel 1756. Nel presente scritto intendiamo occuparci dell’episcopato caleno di Giuseppe Maria Capece Zurlo dal 1756 al 1782.

Scelto quale vescovo di Calvi dal re Ferdinando IV e preconizzato da Benedetto XIV, Giuseppe Maria Capece Zurlo fu consacrato a Roma, nella Chiesa di S. Silvestro al Quirinale, dal cardinale Giuseppe Spinelli, assistito da Domenico Giordani, arcivescovo titolare di Nicomedia, e da Giovanni Battista Bortoli, vescovo di Feltre.

Le notizie più complete sono quelle fornite dal barone Antonio Ricca nel testo “Osservazioni del Barone Antonio Ricca sull’antica Calvi sulle risposte del signor Zona” e dal Trama nel profilo apparso su “Le Scienze e La Fede”. Il primo testo tende a mettere in risalto la capacità di governo di Giuseppe Maria Capece Zurlo mentre il secondo scritto è tutto mirato a difendere l’operato del cardinale di Napoli dalla “damnatio memoriae” messa in atto dai Borbone per il suo atteggiamento favorevole alla Repubblica Napoletana del 1799.

Il Ricca ricorda i benefici a vantaggio della diocesi di Calvi nell’arco dei 27 anni in cui fu “Vescovo e tutti a un sol fine diretti, cioè al servizio della Chiesa, alla cura spirituale delle anime, e ad accrescere il lustro e splendore della Diocesi”, soffermandosi ad analizzare le azioni di conservazione e restauro dei beni artistici della cattedrale quali la ristrutturazione del succorpo nel 1762, della pavimentazione nel 1778, del rinnovo completo della sacrestia nel 1779, della ritrattistica a fresco dei vescovi della diocesi commissionata al pittore Angelo Mozzilli discepolo di Paolo de Majo. Il vescovo Zurlo fece costruire anche l’episcopio in Pignataro .

Tuttavia il Ricca afferma: “Ma niuna delle cure del nostro eccelso Pastore superò mai la sua attenzione quanto l’assiduo e costante zelo impiegato nelle visite annuali della Chiesa Diocesana, e nell’assistenza prestat’al Seminario in tutto ciò che per l’esatto regolamento, e per la buona disciplina faceva mestieri. Ed in modo particolare giudicò quest’ultima di tanta importanza, che o la rigida stagione dell’inverno, o i più forti calori della state non poterono giammai frastornarlo, che almeno più volte in ogni settimana si portasse a visitare le scuole; tanto era l’ardore che mostrò per l’educazione della gioventù”.

Il Ricca ricorda, quindi, l'incarico affidato dal Capece Zurlo al canonico Agostino Fusco di scrivere le Memorie storiche e civili e sacre di Calvi, smarrite durante l'episcopato del successore mons. Andrea De Lucia.

Antonio Trama, invece, tiene a rimarcare “la sua singolar mansuetudine, la profondissima liberalità, la straordinaria umiltà e la frugalissima vita… L’accesissimo zelo pastorale, che il consumava… faceva sì ch’è fosse il soccorritore dei poveri, il sostegno dei buoni e la guida dei miseri traviati, perché ritornassero sul retto sentiero”.

Il Trama descrive anche l’incontro del vescovo con il re in occasione di una tempesta, da cui il Ferdinando IV era stato sorpreso e che per scamparvi era riparato nella Chiesa cattedrale di Calvi. In tale occasione, quindi, Mons. Maria Giuseppe Capece Zurlo ebbe a conoscere meglio il sovrano durante la condivisione di un “frugale pasto”.

Al di là dei pur ampi cenni biografici dei due autori, il governo episcopale di Mons. Zurlo può essere descritto tramite le “relationes ad limina”, che i vescovi erano tenuti ad inviare periodicamente al papa, anche se riguardo a tale fonte la storiografia esercita una certa cautela, data l’eventuale volontà di presentare positivamente al Papa la propria azione di governo della Diocesi. Tuttavia quella del 1759 si mostra la più completa .

Mons. Zurlo ricorda l’antico splendore della città di Calvi, confrontandola con l’attuale decadenza, rivelando di essere impossibilitato a risalire alle origini storiche della diocesi, nonostante risultano diffuse le indicazioni di una fondazione apostolica. Dalla relatio del 1799 emerge la figura di un vescovo molto religioso, di grande devozione, attento alla cura e alla formazione del clero come anche ai diritti e della chiesa locale, evidenziando altresì i vari abusi della popolazione e le opere messe in atto per porvi argine, non escluso il ricorso al braccio secolare.

Mons. Zurlo si mostrava particolare attento alla formazione delle giovani leve teatine, la cui formazione, iniziata quale vescovo di Calvi, costituirà la premessa per il suo impegno in tal senso in qualità di Arcivescovo di Napoli, una piazza di assoluta importanza per tale incarico. Il vescovo Zurlo fu promosso, nel 1782 arcivescovo di Napoli, sede vacante per la morte di Serafino Filangieri, e nominato cardinale col titolo di S. Bernardo alle Terme.

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