ANCHE A CALVI RISORTA L’INDIFFERENZA DEI
POLITICI DI FRONTE ALL’EMERGENZA
Luciana Antinolfi,
15 ottobre 2013
“Dove le
istituzioni chiudono gli occhi, le comunità difendono le comunità”.
Questo,
il monito lanciato dal “Comitato per l’agro caleno: No centrale biomasse”; il
quale ha organizzato per sabato scorso un presidio presso l’ex Pozzi, l’area
industriale dove si vorrebbe far sorgere la Centrale a Biomasse e dove sono
stati apposti dei sigilli simbolici come segno di protesta contro ogni forma di
speculazione.
“Mai
uno slogan è stato più appropriato”, afferma il Dott. Giovanni Marrocco.
“Infatti all’assemblea spontanea hanno partecipato in tanti, ma tra i tanti
mancavano i politici locali. I “signori”, in senso generale, che
dovrebbero occuparsi di tutelare la salute pubblica e difendere il territorio
da ogni forma di speculazione, si muovono nella più assoluta indifferenza,
celando la loro inefficienza a governare per il bene comune con una politica
omertosa da cui sembra trasparire una classe politica miope ed asservita.
Eletti democraticamente, i nostri “politicanti”, sono diventati
un’oligarchia dittatoriale, fanno ciò che vogliono senza ascoltare
minimamente e senza mai rispondere alle denunce ed alle aspettative dei
Cittadini.
Noi
non dobbiamo demordere! E’ nostro dovere continuare ad esortare e “costringere”
coloro che amministrano la cosa pubblica a bloccare sul nascere qualsiasi tipo
di insediamento industriale che possa arrecare danno al nostro territorio e
creare l’illusione di vantaggi occupazionali. Il nostro è un territorio già
fortemente martoriato, soggetto per anni allo sfruttamento incontrollato che ha
trasformato la Campania Felix in un concentrato di veleni. Ben vengano
iniziative per rivalutare il territorio atte a creare nuovi posti di
lavoro. Allora perché non pensare di realizzare nell’area industriale dell’agro
caleno fabbriche per la conserva di pomodori, di frutta, fabbriche di mobili,
insomma qualsiasi tipo di attività “pulita” che non sia dannosa per la salute e
che sia utile veramente alla collettività?
La
crisi economica sta investendo anche le nostre piccole industrie che, per mancanza
di finanziamenti, saranno trasferite all’estero. Perché non investire capitali
ed incentivi in attività già funzionanti? E’ più remunerativo inquinare
che salvaguardare l’esistente? Le notizie, seppure discordanti, che
da giorni stiamo apprendendo dai media non sono per niente confortanti. C’è
mancanza di informazioni chiare, nessuno si assume le responsabilità di quanto
è avvenuto e ancora sta accadendo.
Ha
ragione chi scrive che nella Terra dei fuochi si muore. Si muore di veleni, ma
ancora di più di indifferenza. “I politici, i rappresentanti istituzionali che
per decenni hanno sottovalutato il problema o finto di non vedere, non sono
distratti, sono complici”. Ci vorranno 80 anni per bonificare quei terreni. Il
solito politico di turno ci esorta a non creare allarmismi perché potrebbero
risultare dannosi per il comparto agroalimentare e conseguentemente causare il
crollo dell’economia di Terra di Lavoro. Ma ormai la situazione è già
diventata un caso nazionale.
·
Perché i nostri politici non fanno un
esame di coscienza?
·
Forse non sanno che i consumatori
italiani non acquistano più prodotti ortofrutticoli provenienti dalla
Campania?
·
Forse i nostri politici acquistano per
la loro tavola prodotti provenienti dall’estero e quindi non inquinati?
·
Come si può rimanere indifferenti di
fronte a questo infame crimine?
·
Come si può rimanere indifferenti
difronte al dolore di quei genitori che hanno perso i loro figli, ancora
piccoli, colpiti da patologie legate all’inquinamento di rifiuti di ogni genere?
E,
ribadisco, nella più totale indifferenza la nostra classe politica ci dice di non
creare allarmismi, che il tutto è circoscritto!!! Allora cosa bisogna pensare
che sia solo un fatto mediatico? “Una manovra per screditare la Regione e il
territorio”? La situazione è a dir poco allarmante e riguarda tutti, dagli
agricoltori, ai commercianti, dalle famiglie ai singoli, tutti indistintamente,
anche i politici che in questa terra ci vivono e con la loro “assenza”
continuano ad alimentare il malaffare. Stiamo pagando tanto, in termini di vite
umane! La terra, la nostra amata terra è inquinata. Si è sbagliato in passato
e, con la presumibile realizzazione di una centrale a biomasse, si vuole
perseverare nel futuro. Siate persone coerenti e non distruttori dell’umanità!
Se i responsabili hanno una coscienza abbiano il coraggio di ammettere gli
errori e rimediare almeno in parte allo scempio perpetrato per anni.
“Tutti
i problemi”, conclude Marrocco, “vanno affrontati in termini di trasparenza. Le
istituzioni dovrebbero scendere in campo e difendere le comunità, perché
al primo posto si deve difendere in ogni caso la salute del cittadino, i quali
devono affrontare il più delle volte da soli queste problematiche. Coinvolgiamo
i più giovani anche attraverso le scuole, sensibilizziamoli alle problematiche
ambientali, è l’istruzione l’arma più efficace per combattere ogni forma
di prevaricazione. Si parla di bonifica ambientale, ma a mio avviso, ci
vorrebbe prima di tutto una bonifica culturale! La cultura della trasparenza,
la cultura della tutela, perché quando gli eletti della democrazia rimangono
indifferenti di fronte alla distruzione dell’ambiente e dei beni individuali,
alla vivibilità ed alla protesta, che è costretta a materializzarsi in comitati
di lotta, come sta accadendo a Calvi Risorta, vuol dire che manca la cultura
dell’agire per il bene comune. In gioco c’è il futuro nostro, dei nostri figli
e dei nostri nipoti. Quindi uniamoci e rivendichiamo il diritto alla dignità,
alla salute, alla vita”.