Nuovo impianto per lo smaltimento dei rifiuti a Pastorano
Portale di Pignataro Maggiore, 26 settembre 2013
Comunicato
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Il
Paese che vorrei
Cari lettori e care
lettrici,
abbiamo bisogno di
richiamare la vostra attenzione per descrivervi una nuovo episodio che riguarda
la storia infinita del nostro Comune; lo definiamo “nuovo” perché, in realtà, è
accaduto da poco, ma in realtà si tratta sempre delle stesse forme di spadroneggiamento, di sopruso che vengono operate da “Chi
Comanda” ai danni della comunità e del nostro beneamato paese.
Ma veniamo al sodo! Con
decreto Dirigenziale (n. 132), datato 05 settembre 2013, il settore ecologia,
tutela dell’ambiente della Regione Campania ha autorizzato la Ditta DHI a
realizzare un impianto di trattamento rifiuti non pericolosi a Pastorano,
presso la via Appia – località Spartimento.
La succitata
autorizzazione ha seguito un iter burocratico che ha visto interessate diverse
amministrazioni e strutture pubbliche, che si sono più volte incontrate per
conferenze di servizi. Ma in questo contesto quali sono state le mosse della
nostra maggioranza? L’inerzia assoluta! Tanto per raccontarne una: i
rappresentati politici di maggioranza del nostro Comune hanno pensato bene di
non prendere parte all’ultima e decisiva conferenza che risale al 26 novembre
2012, ma si sono limitati a trasmettere parere negativo in merito al progetto
(anche facendo riferimento a note precedenti di pari contenuto).
Una mossa astuta! Già, nel
momento in cui era necessario mostrare gli attributi non solo per far valere i
propri diritti, palesemente violati, ma anche per garantire benessere, nel
senso più completo del termine, ovvero la salute fisica dei concittadini, i
nostri esimi Amministratori hanno pensato bene di non prendere parte al tavolo
delle trattative, facendoci un ennesimo regalo: la Munnezza!
È nostro preciso dovere,
infatti, far presente che quest’ulteriore leggerezza ha condannato la nostra
piccola comunità, che un tempo poteva vantare aria pulita, a subire da qui a 18
mesi un nuovo insediamento (dopo Esogest, Sami
Plastic, Geos, ecc.) che tratterà rifiuti non pericolosi con emissioni
nell’atmosfera.
Eppure il nostro paese che
ha una posizione strategica dal punto di vista geografico (confina a Nord con
il comune di Giano Vetusto; ad Ovest con Pignataro Maggiore; ad est con i
comuni di Camigliano e Vitulazio ed a Sud con lo stesso comune di Vitulazio), è
attraversato da due arterie stradali di notevole importanza per i traffici
commerciali, la via Casilina e la via Appia, e può vantare un passato di
rilevanza storica di tutto rispetto che affonda le proprie radici fino all’Età
Altomedioevale. Nel corso, infatti, delle invasioni barbariche che hanno funestato
la nostra penisola in concomitanza della caduta dell’Impero Romano, si verifica
la formazione dell’originario nucleo di Pastorano, piccolo insediamento dedito
alla prevalente attività di pastorizia, da cui forse deriva lo stesso toponimo.
Nel nuovo insediamento confluirono prima dell’anno mille, non solo parte degli
abitanti della dissolta Cales (antico sito sul quale oggi sorge Calvi Risorta),
ma anche cittadini di Capua antica, che si ritirarono a Pastorano per
allontanarsi dai tumulti della loro città.
Stessa origine medievale
hanno le due frazioni di San Secondino, che deve il proprio nome al Santo
Patrono venerato in loco, e di Pantuliano (dall’omonima famiglia ivi residente,
avrebbe avuto origine quest’ultimo toponimo).
Dalla storia di Pastorano
si evince come oggi il Comune sia caratterizzato dalla presenza non di un unico
centro, ma di tre agglomerati urbani che nel tempo hanno subito una certa
fusione. La presenza, o quantomeno i resti, di alcune strutture architettoniche
che meglio si sono conservate nel tempo, come nel caso delle tre Cappelle a
base delle future chiese di Pastorano (Pantuliano e San Secondino), è la palese
testimonianza di insediamenti umani, e quindi urbani, databili intorno al XII
secolo. Da cui si evince che quelle comunità, abbastanza consistenti, anche se
molto diradate sul territorio, avevano avuto la necessità di edificare un luogo
di culto e di aggregazione, per poi insediarsi in piccoli Borghi edificati a
ridosso delle predette Cappelle, che con il tempo, ed in funzione della
disponibilità e delle risorse economiche e finanziarie (anche riferite alle
diverse arcidiocesi di appartenenza) erano state ampliate fino a diventare
delle vere e proprie chiese.
I tre centri si sono
costituiti intorno complessi architettonici capaci catalizzare la vita e
l’attività degli abitanti: tali poli di attrazione si possono identificare
oltre che nella presenza delle tre Chiese – San Pietro Apostolo in Pastorano,
San Secondino nell’omonima frazione e San Giovanni Evangelista in Pantuliano –
anche con alcuni Palazzi di una certa importanza storica ed architettonica,
come quello del Marchese a Pantuliano, o quello di via E. Capriglione a San
Secondino, di epoca risalente al XVI; il primo nello specifico (denominato
Palazzo COCOZZA), con il relativo attiguo Fondo Murato, già nel XVI secolo, era
la propaggine sud dell’intero insediamento abitato e costituiva l’elemento di
passaggio tra l’agglomerato urbano e l’area impaludata della campagna
circostante.
Ma la comunità di
Pastorano è balzata agli onori delle cronache, perché il 20 maggio 1815 presso
l’agro di Pastorano venne stipulato lo storico trattato, meglio conosciuto come
il Trattato di Casalanza, tra l’esercito austriaco e
quello napoletano guidato da Gioacchino Murat, re di
Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, dopo la sconfitta subita nella
battaglia di Tolentino. Il trattato, firmato concretamente in casa Lanza, pose
fine al decennio napoleonico nel Regno, che l’imperatore Francesco I d’Asburgo
riconsegnò all’alleato Ferdinando IV di Borbone. La casa dove fu ratificato il
predetto trattato, temporaneamente requisita dagli Austriaci, sorgeva su
un’antica casa rustica, della quale il Barone Biagio Lanza (1746-1832),
Patrizio capuano, ampliandola nel 1794, aveva fatto una residenza di campagna,
non lontana dalla sua dimora di Capua. Oggi sopravvivono ancora i resti di
questa storica dimora.
Dunque se il passato e gli
uomini che ne hanno fatto parte, ci hanno consegnato intatte la nostra storia e
le vicende che l’hanno segnata, noi cosa consegneremo ai nostri successori?
Inquinamento e Monnezza!