In provincia di Caserta 47 Comuni su 104
sono stati dichiarati dal Ministero della Sanità "inquinati": L'elenco
completo dei comuni
Caiazzo
Rinasce, 23 settembre 2013
A livello
nazionale le aree "ammalate" sono 44. Ma Terra di Lavoro è diventata
Terra di Rifiuti. Comuni che in gran parte risentono della vicinanza con le
discariche, ma anche dei veleni dell’ecomafia...
Quarantaquattro
aree del Paese inquinate oltre ogni limite di legge. Sei milioni di persone
esposti a rischio malattie, tutte mortali: tumori, malattie respiratorie,
malattie circolatorie, malattie neurologiche, malattie renali. Il ministero
della Salute ha diramato la lista delle zone a rischio, individuando una macro
area compresa tra il litorale domizio-flegreo e
l’agro Aversano, che comprende le province di Napoli e Caserta. Sono
addirittura 47 i paesi di Terra di Lavoro "ammalati".
I Comuni
evidenziati con il cerchietto rosso sono Acerra, Arienzo, Aversa,
Bacoli, Brusciano, Caivano, Camposano, Cancello ed Arnone, Capodrise, Capua,
Carinaro, Carinola, Casagiove, Casal di Principe, Casaluce, Casamarciano,
Casapesenna, Casapulla, Caserta, Castelvolturno,
Castello di Cisterna, Cellole, Cervino, Cesa, Cicciano, Cimitile,
Comiziano, Curti, Falciano del Massico, Francolise, Frignano, Giugliano
in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Lusciano, Macerata Campania,
Maddaloni, Marcianise, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mondragone,
Monte di Procida, Nola, Orta di Atella, Parete, Pomigliano d’Arco, Portico
di Caserta, Pozzuoli, Qualiano, Quarto, Recale, Roccarainola, San
Cipriano d’Aversa, San Felice a Cancello, San Marcellino, San Marco
Evangelista, San Nicola la Strada, San Paolo Bel Sito, San Prisco, San
Tammaro, San Vitaliano, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere,
Santa Maria la Fossa, Sant’Arpino, Saviano, Scisciano, Sessa Aurunca,
Succivo, Teverola, Trentola- Ducenta, Tufino, Villa di Briano, Villa
Literno, Villaricca e Visciano.
Comuni che in
gran parte risentono della vicinanza con le discariche, ma anche dei veleni
dell’ecomafia. I risultati hanno, infatti, mostrato un trend di rischio in
eccesso all’aumentare del valore dell’indicatore di esposizione a rifiuti per
la mortalità generale, per tutti i tumori e per tumore epatico in entrambi i
generi, e per il tumore polmonare e dello stomaco nei soli uomini. La presenza
dei siti contaminati è rilevante e documentata in Europa e in Italia. Negli
Stati membri della European Environment Agency (EEA)
i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono
localizzati in Italia: 57 di essi sono definiti di “interesse nazionale per le
bonifiche” (SIN) sulla base dell’entità della contaminazione ambientale, del
rischio sanitario e dell’allarme sociale. I 57 siti del “Programma nazionale di
bonifica” comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di
riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in
passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di
smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi.
ALCUNE AZIENDE VICINE AI CLAN DELLA
CAMORRA PRIMA HANNO INQUINATO ED ORA TENTANO DI BECCARE GLI APPALTI PER
RIPULIRE E BONIFICARE...PAZZESCO! Dopo averle
avvelenate le ripuliscono! O almeno provano a farlo. Società vicine alla
camorra si sarebbero infiltrate nel maxi affari della bonifica. E' questo la
traccia che stanno seguendo in queste settimane diverse Procure della
Repubblica del territorio nazionale dopo l'input arrivato dal magistrato Franco
Roberti, capo della Procura Nazionale Antimafia, che ha confermato un aspetto
nuovo ed inquietante negli intrecci tra mafia, colletti bianchi e disastro
ambientale.
Il clan dei Casalesi sarebbe arrivato,
infatti, a controllare diverse società del settore ed è molto alto il rischio
che siano gli stessi esponenti della cosca che ha avvelenato Terra di Lavoro a
gestire l'opera. Non certo per risarcire le popolazioni investite da quella che
si è configurata ormai come una vera e propria emergenza nazionale. Lo spirito
che ha invogliato i Casalesi ad investire nelle opere di bonifica è lo stesso
che li ha portati ad avvelenare l'agro Aversano, il basso Volturno e le realtà
limitrofe: il business.
Milioni di euro, sotto forma di
finanziamenti, potrebbero in pratica finire dalle casse delle istituzioni alle
mani dei colletti bianchi per finire nelle tasche degli attuali reggenti del
sodalizio criminale, che, pur decimati dal punto di vista numerico, non
avrebbero del tutto abbandonato il settore dell'ecomafia, che negli anni ha
consentito al clan di ottenere lauti guadagni e contatti importanti all'interno
del mondo politico. Tante le zone grigie che aleggiano, come un'ombra sugli
interventi che dovrebbero ripulire vaste zone della provincia di Caserta da
anni di sversamenti illeciti e discariche abusive, occultate anche a diversi
metri da terra. In questo quadro un ruolo importante potrebbero avere anche gli
ultimi pentimenti eccellenti avuti all'interno della fazione Schiavone dei
Casalesi, una di quelle, insieme agli Bidognetti e agli Zagaria di Casapesenna,
più attiva nel settore. Eduardo De Martino, Raffaele Maiello, ed in ultimo
Luigi D'Ambrosio.
Proprio lui, l'autista di Carmine
Schiavone, fino alla cattura del terzogenito di Sandokan, avvenuta ad Aversa il
21 gennaio scorso potrebbe delineare uno scenario ancora più chiaro. Da sue
dichiarazioni sei giorni fa si è cominciato a scavare in via Sondrio a Casal di
Principe, ritrovando fusti di rifiuti che saranno ora analizzati. D'Ambrosio,
che secondo alcuni pentiti, nei mesi scorsi, avrebbe custodito anche l'ultimo
mastro degli Schiavone, potrebbe fornire ulteriori elementi in grado di
delineare non solo in che modo il clan ha nascosto i suoi veleni ma anche con
quali soldi vuole partecipare all'opera di bonifica dei territori “di
competenza”.