INCENERITORE IAVAZZI,
CLAMOROSA SVOLTA: IL COMUNE DI CALVI RISORTA COSTRETTO A BLOCCARE LA “SCIA” PER
LA DEMOLIZIONE DEI MANUFATTI IN AREA INDUSTRIALE
Pignataronews, 19
giugno 2013
Rosa Parchi
Clamorosa svolta nelle vicende del disastroso
inceneritore che i fratelli Iavazzi vorrebbero
costruire su un terreno a destinazione industriale acquisito nel territorio
caleno in area ex Pozzi, in particolare la zona ex “Vernici Iplave
Spa”. L'Ufficio Tecnico del Comune di Calvi Risorta (per la precisione il
responsabile del settore Urbanistica ed Edilizia Privata, architetto Giulio
Biondi), infatti, ha diffidato la “Iavazzi Spa” a non
dare inizio alle opere previste dalla SCIA (sigla di “Segnalazione certificata
di inizio attività”) depositata al protocollo comunale con il numero 5621 del
10 maggio 2013. La diffida a firma dell'architetto Giulio Biondi è del 4 giugno
2013, ma la notizia si è diffusa nel mondo giornalistico caleno solo il 17
giugno 2013.
La decisione del settore Urbanistica ed Edilizia
Privata del Comune di Calvi Risorta non è frutto di un autonomo ripensamento,
ma fa seguito ad un esposto depositato al protocollo comunale con il numero
6669 del 3 giugno 2013 dal giornalista professionista Enzo Palmesano,
impegnato in una complessa investigazione giornalistica sugli affari della
famiglia Iavazzi e sugli efficaci facilitatori
professionali che hanno consentito, tra l'altro, ad una delle società del
gruppo, la “Impresud Srl”, di ottenere l'affidamento
diretto del servizio di raccolta dei rifiuti - graziosamente senza gara
d'appalto - in ben tre Comuni dell'Agro caleno: Sparanise, Pastorano e,
appunto, la caparchiana Calvi Risorta. Nel suo
esposto, Enzo Palmesano chiedeva di verificare la
fondatezza di informazioni da lui assunte secondo le quali la SCIA “non sarebbe
sufficiente” ma “occorrerebbe il permesso di costruire, trattandosi di
demolizioni non fini a se stesse o per ristrutturazione ma per fare posto alla
costruzione di una mega-centrale cosiddetta 'a biomasse'. Inoltre – proseguiva
il giornalista -, per la demolizione di manufatti in area industriale,
sembrerebbe necessario il nulla osta dell'Asi
(Consorzio per lo sviluppo industriale), che non so se richiesto e ottenuto. Se
tali informazioni dovessero risultare fondate, non si potrebbe che bloccare
immediatamente gli effetti della citata SCIA”.
Il responsabile del settore Urbanistica ed Edilizia
Privata del Comune di Calvi Risorta è stato costretto, dall'evidenza dei fatti,
a dare ragione ad Enzo Palmesano. Nella risposta
inviata al giornalista autore dell'esposto del 3 giugno 2013, l'architetto
Giulio Biondi ha scritto che “per ottemperare alle competenze attinenti il
proprio settore, è stata inviata apposita comunicazione in data 4 giugno 2013
alla ditta Iavazzi Spa nella quale, oltre a diffidare
la stessa ditta a non dare inizio alle opere previste in SCIA del 10 maggio
2013 protocollo numero 5621, è stato, tra l'altro, espressamente richiesto il
nulla-osta in quanto l'intervento de quo ricade, appunto, in zona ASI”.
Come si ricorderà, dell'esistenza della SCIA aveva
parlato - rispondendo ad una interrogazione dei consiglieri comunali di
opposizione Nicola Cipro, Giovanni Marrocco, Ermanno Izzo e Antonello Bonacci
-, il 30 maggio 2013, il sindaco di Calvi Risorta, Antonio Caparco, che,
sostenitore dell'inceneritore iavazziano, unitamente
all'assessore Pietro Martino, multiforme ingegnere, è diventato pericoloso per
l'ambiente e per la salute dei cittadini che invece dovrebbe tutelare. Prima di
andare su tutte le furie, abbandonando mentre urlava la seduta del Consiglio
comunale, il sindaco iavazzian-caleno aveva detto,
per minimizzare e anestetizzare l'allarme crescente nell'opinione pubblica, che
per quanto riguardava gli Iavazzi al Comune di Calvi
Risorta esistevano, per ora, “solo” una SCIA per la demolizione di alcuni
manufatti che Caparco definì “ruderi” e un frazionamento.
Adesso sarebbe il caso che i consiglieri comunali di
opposizione fossero se possibile più incisivi – per esempio, l'esposto sulla
SCIA dovevano presentarlo immediatamente loro, non un giornalista che non
c'entra nulla con lo scontro politico locale -, affrontando una questione che
sta diventando esplosiva. Segnaliamo ai consiglieri di opposizione, come
attestazione di stima e come atto di stimolo costruttivo, quanto risulta da una
visura catastale del 30 maggio 2013 (lo stesso giorno della seduta del
Consiglio comunale contrassegnata dai decibel e dallo scatto caparchiani) relativa appunto all'area ex “Vernici Iplave Spa” acquisita dalla Iavazzi
Spa. Dal documento (foglio 20, particella 5098) si evincerebbe – ma noi non
siamo tecnici della materia, quindi va verificata la eventuale fondatezza di
questa nostra interpretazione - che in data 28 maggio 2013 sarebbe stata
effettuata una “demolizione totale” e si fa riferimento ad una “unità
immobiliare soppressa”, immaginiamo sulla scorta della SCIA, cosa ben nota a
Caparco, a Martino, agli altri assessori e ai consiglieri comunali di
maggioranza e agli uffici comunali. Se la nostra interpretazione della visura catastale
è esatta, se davvero la demolizione in area industriale è avvenuta, è stata
evidentemente violata la legge perché – come attesta tardivamente il
responsabile del settore Urbanistica ed Edilizia Privata del Comune di Calvi
Risorta, architetto Giulio Biondi – quella SCIA non aveva i requisiti previsti
dalle norme in vigore, non poteva sortire effetti.
Insomma, se i consiglieri comunali di opposizione – ma
anche quelli di maggioranza non di obbedienza iavazziana
– volessero andare all'attacco (e immaginiamo di sì) contro il progetto
dell'inceneritore sponsorizzato dal sindaco, potrebbero avere in mano un dato
più che concreto: il caparchismo è scivolato sulla
SCIA.
ARTICOLO PUBBLICATO DA “PIGNATARO MAGGIORE NEWS”
BLOG DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO
CURATO DA DAVIDE DE STAVOLA