CENTRALE BIOMASSE A CALVI RISORTA: UN NO
RAGIONATO
DemetraTV, 15 giugno 2013
Non si può che rifiutare e contrastare l’ipotesi della realizzazione di una
centrale Biomasse nel territorio caleno in quanto ecologicamente incompatibile.
Ieri le centrali a Turbogas, oggi le centrali a Biomasse: la strategia di
business cambia, ma ciò che non muta mai è il fatto che i territori subiscono
(all’insaputa di tutti?) questi impianti senza l’apertura di un corretto
percorso di confronto con la cittadinanza, con coloro che in particolare si
vedono mutare la morfologia dei luoghi.
Che cosa sono le biomasse.
La normativa nazionale, recependo quella europea, definisce la biomassa
come la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti
dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla
silvicoltura e dalle industrie connesse, compresa la pesca e l’acquacoltura,
gli sfalci e le potature provenienti dal verde urbano nonché la parte
biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani e con il D.M. 6 luglio 2012 per
gli impianti ibridi anche i rifiuti parzialmente biodegradabili la
cui quota biodegradabile è calcolata forfettariamente e tra cui rientrano:
rifiuti plastici, rifiuti prodotti dall’estrazione tramite solvente, cuoio
conciato contenente cromo, pneumatici fuori uso, parte di rifiuti urbani e
simili non compostata, rifiuti sanitari e veterinari a rischio infettivo.
La corsa alla realizzazione di centrali a Biomasse in Italia è sicuramente
dovuta alle forti incentivazioni date alla produzione di elettricità attraverso
il meccanismo dei Certificati Verdi (CV), giacché le biomasse sono incluse tra
le energie rinnovabili e, in linea teorica, avrebbero un impatto neutro
nell’emissione di gas serra. I CV non sono altro che l’incentivo, il valore di
ritiro, che è erogato, da parte del Gestore del Servizio Elettrico, con
riferimento all’energia prodotta. Senza CV nessun imprenditore si sognerebbe
mai di investire in quest’attività.
Alcuni dati oggettivi economici dimostrano, però, che, anche se supportati dai
CV, nella realtà gestionale, diventa difficile, per qualsiasi imprenditore,
reggersi sul mercato se il combustibile da utilizzarsi deve essere acquistato a
prezzo di mercato, poiché l’incentivo ricevuto con i CV non sempre riesce a
coprire i soli costi diretti di approvvigionamento del combustibile da
bruciare.
A questo punto la domanda nasce spontanea: perché la corsa alla
realizzazione di queste centrali a Biomasse?
La centrale a Biomasse diventa un affare, e fonte di elevato profitto
industriale, solo se tratta combustibile per cui lo stesso non deve essere
acquistato, ma è chi conferisce combustibile all’impianto a dover pagare.
Questa situazione si può avverare solo se si bruciano rifiuti.
È questo il pasticcio legalizzato delle centrali a Biomasse? Nascere per
bruciare combustibili che, si ribadisce in linea puramente teorica, avrebbero
un basso o nullo impatto ambientale e diventare in seguito dei veri e propri
inceneritori, ove poter bruciare soprattutto Rifiuti Solidi Urbani?
È evidente che questa, eventuale e non remota, possibilità potrà solo
provocare ulteriori disastri ambientali che il territorio dell’agro caleno non
è più in grado di reggere, poiché potrebbero essere utilizzate come
combustibile le eco balle allocate nella provincia di Caserta, della cui
peculiarità sappiamo vita, morte e miracoli. A suffragio di questa eventuale
ipotesi bisogna ricordare che la massima redditività economica una centrale a
Biomasse la ottiene quando la sua dimensionalità
avviene con riferimento alla capacità di approvvigionamento del combustibile e
la sua installazione avviene ove è già presente la biomassa.
Quale tipo di combustibile è facilmente reperibile nella provincia di
Caserta?
Verranno a dirci che il vantaggio principale di questa tecnologia sta nelle
emissioni. La combustione delle biomasse è vista come un processo a emissioni
zero, se non addirittura negative; ciò non significa che non sia prodotta
anidride carbonica, ma quella che nasce dalle reazioni di combustione va a
compensare l’anidride assorbita dalla pianta stessa durante la sua vita. La
combustione, a prescindere dal combustibile utilizzato e anche dopo la
depurazione dei fumi prodotti, non produce soltanto anidrite carbonica ma
sembra che immette nell’ambiente anche altre sostanze, sostanze dannose sia per
la salute umana sia per il territorio, basti pensare alle polveri sottili e
agli idrocarburi policiclici aromatici (diossine): questo nella migliore delle
ipotesi e considerando la non contaminazione degli eventuali rifiuti bruciati. Al
fine di verificare, poi, un corretto bilancio dell’emissione di gas serra dalle
centrali a Biomasse, bisogna considerare l’intero ciclo di vita della biomassa.
Includendo tutte le operazioni che vanno dalla raccolta e trasporto della
biomassa alla centrale, dal trattamento e dal trasporto delle ceneri prodotte
al sito di smaltimento, lo smaltimento dell’impianto a fine utilizzo,
l’anidride emessa non bilancia più quella assorbita, ma la supera.
Con la realizzazione della centrale aumenterà certamente anche il traffico
veicolare, attraverso i mezzi pesanti necessari all’ordinaria attività della
stessa, con innegabili ricadute negative sulla circolazione locale.
Infine, ma non meno preoccupante, bisogna considerare anche l’eventuale
allacciamento all’elettrodotto ENEL, che comporta necessariamente il passaggio
di una nuova linea e quindi ulteriori livelli di radiazioni non ionizzate
prodotte.
Una direttiva della U.E. impone come obiettivo, ai paesi aderenti,
quello di “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove è buona, e
migliorarla negli altri casi”.
La centrale non deve, secondo la direttiva europea, peggiorare la
situazione ambientale che esiste prima della sua entrata in funzione. Ciò
avverrà?
Qualcuno deve, quindi, dimostrare alle comunità dell’agro caleno, con dati
reali e comparabili, che facendo un confronto della qualità dell’aria, del
suolo e delle acque, prima e dopo l’eventuale insediamento dell’impianto, non
vi siano peggioramenti dei parametri ambientali e soprattutto della catena
alimentare.
È, quindi, necessario che, chiunque e a qualsiasi livello istituzionale e
decisionale, prima di autorizzare la realizzazione della centrale Biomasse nel
territorio dell’agro caleno facesse delle giuste riflessioni, al netto delle
convenienze di parte, dei possibili effetti sulla salute e sulla qualità
ambientale che la centrale provocherebbe all’intero territorio.
Non si può che rifiutare e contrastare l’ipotesi della realizzazione di una
centrale Biomasse nel territorio caleno in quanto ecologicamente incompatibile.