DUECENTO
BRIGANTI SUI MONTI DI CALVI E PIGNATARO?
Portale di Pignataro Maggiore, 08 marzo
2013
Angelo Martino
Nello stesso giorno in cui Nicola Santillo
issò sulla montagna di Rocchetta una bandiera bianca quale segnale di richiamo
a coloro che facevano parte della controrivoluzione borbonica (8 aprile 1861),
nella vicina Vitulazio si sarebbe verificata una "reazione borbonica"
che avrebbe coinvolto grandi e piccoli, uomini e donne, galantuomini e plebei. Questo
è quanto scrive il sindaco di Bellona, fedele al governo, rincarando la dose
nei confronti degli abitanti di Vitulazio, allora Vitulaccio,
colpevoli "di riuscire in un non so qual disegno in siffatto paese,
eminentemente borbonico, noto ormai al Real Governo" i quali si recavano
in giro ad annunciare che il giorno precedente i regnanti Borbone erano tornati
a Napoli con il sostegno dei "Tedeschi".
In effetti la denuncia del sindaco Giovanni Marra non sembra esagerata nel
momento in cui ci si dimostra preoccupati che "un alto principio più
incalzante mi muove e si è appunto che la immediata vicinanza mi fa temere in
questo Comune di siffatte turbolenze". Si chiede quindi espressamente al
Sig. Delegato di Pubblica Sicurezza di Capua di prendere gli opportuni
provvedimenti per "eliminare una volta la causa di tanto scandalo". Tocca
al Delegato Giuseppe Fioccardi dell'Ufficio di
Sicurezza Pubblica di Capua indagare sulla vicenda e il Fioccardi,
come descrive nel suo rapporto del 10 aprile 1861, segue una linea cauta. D'altronde
è ben cosciente che voci di imminente ritorno del re Borbone, grazie all'aiuto
degli Austriaci, sono propagate ad arte dalla propaganda degli agenti borbonici
e del clero in contatto con Francesco II e Maria Sofia da Roma.
Inoltre il delegato Giuseppe Fioccardi aveva letto
con attenzione la versione dei fatti del sindaco di Vitulazio che
ridimensionava tutto ad una rissa tra ubriachi "alle ore 22 del stesso
giorno 8 aprile", cioè in pieno giorno alle ore 4 del pomeriggio.
Giuseppe Fioccardi si recava a Vitulazio, rinfrancato
dalle assicurazioni del Giudice regio del Circondario di Pignataro riguardo ad
una situazione tranquilla e sotto controllo. Nel rapporto si scrive dei
festeggiamenti in onore di S. Maria dell'Agnena
durante i quali erano avvenute risse per ubriachezza, anche se gli stessi
avevano gridato: Viva Francesco II. Il delegato della Pubblica Sicurezza smonta
le accuse del sindaco di Bellona e attribuisce le sue esagerazioni, prossime
all'invenzione, ad un "profondo odio verso Vitulaccio
per gare di campanile, alle quali non sarebbe estranea quella di fare pompa di
maggior quiete nella festa patronale, epperciò di
maggior moralità ed educazione nella popolazione".
Solo la conclusione del rapporto fornisce notizie in merito a duecento briganti
armati che "mi si dice furono veduti sui monti di Calvi/Pignataro" di
cui sono informati il sig. Giudice di Pignataro e il maresciallo dei Regi
Carabinieri. Di questi duecento briganti lo storico Paolo Mesolella ne ha
individuato i più noti provenienti “per lo più da Riardo e da Calvi, ma anche
da Pietravairano e Rocchetta di Pignataro. Quindici briganti, in particolare,
erano caleni: Don Nicola Santillo, Giovanni Cangiano e Casto Sanniti di Zuni,
Francesco Izzo, Bruno Verolla, Pietro Iana, Luigi e Giovanni Izzo, Salvatore e
Silvestro Marrapese, Antonio Izzo di Petrulo, Michele
Torrese e Pietro Prata di Visciano, Luigi D'Antico di Rocchetta e Lorenzo
Bovino di Rocchetta di Pignataro."
La curiosità storica ci induce a continuare la ricerca per individuare altresì
quanti di questi duecento "briganti" agivano per motivazioni
politiche e quanti, invece, ne approfittavano per sfuggire a conti che avevano
con la giustizia.