ZACCHIA: LO SMEMORATO POLITICO DI CALVI RISORTA

 

Calvirisortanews, 06 marzo 2013

 

Calvi Risorta: Zacchia lo smemorato politico di Calvi Risorta

 

 

 

Abbiamo deciso di ricordare all’attuale consigliere di minoranza ex sindaco di Calvi Risorta Giacomo Zacchia, il suo passato di politico. Abbiamo qui riportato alcune inchieste giornalistiche seguite da www.calvirisortanews.it che si sono concluse con avvisi di garanzia, arresti, e infine co ndanne da parte della corte dei conti di Napoli, ecc. Attenzione abbiamo solo fatto degli esempi per il momento.

 

ZACCHIA PERDE IL RICORSO AL TAR E CAIANIELLO TORNA AD ESSERE IL COMANDANTE DEI VIGILI

Il comune di Calvi Risorta, retto dal primo cittadino Giacomo Zacchia, viene condannato dal Tar Campania. Il comandante della polizia municipale di Calvi Risorta, la dr.ssa Anna Caianiello, la spunta per la seconda volta: i giudici del Tar annullano la delibera n°77 dello scorso 20.09.2006 relativa alla rideterminazione della dotazione organica ai sensi dell'art. 1 comma 93 legge 30.12.2004, n°.311, dopo che in seduta battimentale i giudici, riscontravano che, dagli elaborati allegati alla delibera, è stato accertato un mero errore materiale relativamente al profilo professionale di Comandante della Polizia Municipale, consistente nella parola "Vice" anteposta al profilo di comandante. Considerato che trattasi di mero refuso di stampa poiché anche negli atti precedenti e successivi non viene mai messo in discussione il profilo di comandante di P.M. e tale circostanza è confermata dalla posizione giuridica di D1. E così il comune di Calvi Risorta è stato obbligato, con delibera n° 95 del 09.11.2006, a integrare la dr.ssa Anna Caianiello alla funzione di Comandante del corpo, e soprattutto infine, che tale errore di inserimento fatto dal comune di Calvi Risorta, comporta la correzione della tabella relativa allegata alla dotazione organica. Quindi da oggi la dr.ssa Anna Caianiello, è a tutti gli effetti, il comandante della polizia municipale di Calvi Risorta. I suoi legali presenteranno la seconda richiesta di risarcimenti danni sicuramente. Anche quest’ultima potrebbe essere molto alta, come già successo con la prima sentenza che ammonta a centocinquantamila euro. Ma come sembra, nonostante già condannato due volte, il sindaco dì Calvi Risorta sembrerebbe che abbia intrapreso un altro contenzioso con il comandante della polizia municipale, questo volta, è andato a spolverare lo scorso concorso della polizia municipale di quattro anni fa, dove, secondo una sua denuncia presentata ai carabinieri locali, il concorso è nullo.


SCANDALO AUTOVELOX: A QUANTO AMMONTA IL DANNO?

All’indomani dello scoppio della “megatruffa provinciale” degli autovelox – nella quale sono incappati anche l’ex sindaco Giacomo Zacchia, e gli ex assessori Cipro, Salerno, Bonacci, Martino e Zona, tutti indagati per concorso in abuso d’ufficio, turbativa d’asta e falso ideologico –, sembra lecito chiedersi a quanto ammonti il danno erariale procurato al comune con il contestato appalto, avviato con la delibera di giunta n. 74 del 2006. Una somma invero difficile da quantificare, per la quale, tuttavia, potrebbe essere utilizzato a riferimento lo stesso metro che, la Procura Regionale della Corte dei Conti ha utilizzato per contestare agli stessi ex amministratori coinvolti nell’inchiesta penale un presunto danno di circa 150.000,00 €, sul quale dovrà esprimersi a breve il giudice contabile. Il punto di partenza è stata infatti la convenzione predisposta dal Consorzio Asmez, e liberamente utilizzabile dai comuni aderenti allo stesso.

Cosa peraltro ben nota anche all’ex sindaco Zacchia, sia perché ha incentrato gran parte della sua attività amministrativa passata alla ricerca di Consorzi che potessero soddisfare le sue ambizioni politiche, sia perché egli stesso ne ha fatto menzione nei due opuscoletti distribuiti a marzo e dicembre 2008 – nei quali elencava le (poche) cose fatte dalla sua amministrazione e le (tantissime) cosa ancora da fare – affermando testualmente che “il comune di Calvi Risorta aderisce ad ASMENET insieme ad altri 725 comuni italiani”. Peccato che Zacchia non se ne sia ricordato quando si è trattato di dare avvio, con la contestata delibera di giunta, ad un contratto estremamente svantaggioso per l’ente. La convenzione predisposta dall’ASMEZ, infatti, prevedeva un aggio pari al 18% delle somme effettivamente riscosse, a fronte del 42,75% previsto nel contratto posto in essere dal comune; ma il divario è ben più ampio se si va oltre il mero dato formale, e si entra nel merito del capitolato di gara. Il 42,75% pagato dal comune è di fatti relativo al solo noleggio delle apparecchiature, alla fornitura dei rullini e alla stampa dei fotogrammi: per questa limitata attività, la società “I.D.E.A. Luce s.r.l.” ha già fatturato quasi 300.000,00 €, con i quali il comune avrebbe potuto acquistare a titolo definitivo almeno 6 autovelox del tipo fornito dal noleggiatore.

Altri 300.000,00 €, invece, sono stati trattenuti dalla Equitalia per la stampa dei verbali. Sono poi state sostenute spese, per oltre 5.000,00 €, per la gestione del contenzioso; altri 20.000,00 € sono stati utilizzati per le visure e l’installazione delle apparecchiature; 230.000,00 € sono andati in fumo per le spese di spedizione dei verbali, mentre è ancora ignoto il dato ufficiale delle somme per le quali la Procura ha disposto il sequestro preventivo, somme che potrebbero arrivare fino a 900.000,00 L’ASMEZ offriva invece una gamma di servizi molto ampia, compreso: il noleggio, l’installazione e la manutenzione degli autovelox; la fornitura, il cambio e lo sviluppo dei rullini fotografici; l’inserimento dei fotogrammi e dei dati delle violazioni nel sistema WEB messo a disposizione; visure e reperimento dei dati anagrafici e fiscali del contravventore; predisposizione, stampa ed invio dei verbali, con registrazione delle ricevute di ritorno, e procedura di rinotifica; registrazione dei pagamenti; gestione del contenzioso presso il Giudice di Pace e la Prefettura; formazione dei ruoli per la riscossione coattiva; istruttoria per la trasmissione all’Anagrafe nazionale degli abilitati alla guida della perdita del punteggio relativo alla patente di guida; call-center per assistenza in favore degli operatori del Comando di Polizia Municipale, e degli utenti per la consultazione via internet dei verbali e delle foto. A ben vedere si tratta di tutte quelle attività che – a causa dell’esiguità dei dipendenti in servizio, segnalata incessantemente all’ex sindaco dal Capitano Caianiello – hanno di fatto mandato in tilt, per ben due anni, l’Ufficio Protocollo ed il Comando, costringendo i pochi caschi bianchi in servizio a rinchiudersi negli uffici, a discapito del controllo del territorio e di quella sicurezza che, paradossalmente, si intendeva garantire proprio con l’utilizzo degli autovelox.

A ragionare poi sui numeri e sulle somme incassate a tutt’oggi, ci si accorge che, se il comune avesse fatto ricorso alla convenzione ASMEZ piuttosto che alla “I.D.E.A. Luce s.r.l.” si sarebbero risparmiate somme enormi. Per gli stessi servizi offerti dall’ASMEZ, infatti, il comune ha speso 625.000,00 € circa (stampa e imbustamento verbali, noleggio delle apparecchiature, visure e contenzioso), ed ha impegnato per due anni, a tempo pieno, ben 4 unità lavorative (la comandante ed altri tre agenti) per le attività restanti, con un costo quantificabile in altri 240.000,00 € circa. Con l’ASMEZ il comune avrebbe speso pressappoco 216.000,00 €, e la differenza di € 409.000,00 (649.000,00 se consideriamo anche il costo dei 4 dipendenti) sarebbe potuta essere utilizzata a vantaggio dell’intera collettività, con opere come il rifacimento e la messa in sicurezza della rete stradale, l’acquisto di veicoli e di strumentazione per il potenziamento del Corpo di P.M., l’assunzione di vigili stagionali, piste ciclabili, segnaletica e via discorrendo. Ed è proprio questa la misura e la portata del danno erariale addebitabile agli ex amministratori per l’infelice scelta compiuta, ostinatamente portata avanti nonostante le censure di diverse Autorità. Oltre 400.000,00 € “dirottati” dal bilancio comunale alle casse di ditte private, cui si aggiungono la mancanza di sicurezza per il cittadino – vista la quasi totale assenza della Polizia Municipale sul territorio negli ultimi due anni – ed un rilevante danno d’immagine per il comune, finito ancora una volta sulle prime pagine della stampa provinciale e nazionale per spiacevoli vicende giudiziarie, non ultima quella della “singolare” querela, peraltro già archiviata, sporta dall’ex sindaco nei confronti della Caianiello, per avere questa correttamente interrotto l’esecuzione di un contratto illegittimo e dannoso per il comune, oltre che non affatto necessario in ragione del tasso di sinistrosità pari a zero. Senza contare che al danno si aggiunge anche la beffa del sequestro, disposto dalla Procura, del “malloppo” introitato dal comune grazie alle macchinette mangiasoldi! Particolari questi di cui forse la Procura della Corte dei Conti non ha potuto tenere pienamente conto – vista anche la mancata trasmissione degli atti più volte richiesti all’ente – nella quantificazione del danno presunto arrecato dalla disciolta giunta Zacchia alla comunità calena. Calvirisortanews seguirà ovviamente anche gli sviluppi di questa ulteriore vicenda.

19/08/2009 8.25.36 95.234.25.189 - Vito Taffuri

Lo smemorato di Collegno

 


CONDANNATO A UN ANNO E OTTO MESI L’INGEGNERE BONACCI EX RESPONSABILE DELL’UFFICIO TECNICO DEL COMUNE DI CALVI RISORTA

Il giudice Brunetti del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato l’ingegnere Antonio Bonacci, ex responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Calvi Risorta, per il reato di falso ideologico commesso in atto pubblico alla pena di 1 anno e otto mesi, mentre per gli altri due capi d’imputazione, turbativa d’asta e truffa aggravata Bonacci è stato assolto. Nel medesimo procedimento l’imprenditore Roberto Codella, titolare della Tecno Polimer di Sessa Aurunca, è stato pienamente assolto per tutti i capi d’imputazione. I due erano finiti sotto processo per la contestazione dei reati di turbativa d’asta, falso ideologico, in atti pubblici e truffa aggravata. Nell’ottobre del 2007 erano state emesse due ordinanze di custodia cautelare per i soggetti divenuti protagonisti di quello che è poi passato alla storia come “scandalo delle giostrine”. Dall’attività investigativa della sezione di PG dei Carabinieri della Procura della Repubblica sammaritana, indagini condotte dal Maresciallo Giovanni Della Vedova, era emerso che la procedura di assegnazione era stata aggiudicata alla ditta “Tecno Polimer S.R.L.“ mediante illecita alternazione del regolare svolgimento della gara consistente: nell’avere il responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale di Calvi Risorta dolosamente omesso di effettuare regolare indagine di mercato non che falsamente attestato che l’unica ditta partecipante alla citata gara era stata quella di Codella.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti i due imputanti difesi rispettivamente dagli avvocati Carlo De Stavola, e Luigi Imperato, si sarebbero accordati tra loro al di far lievitare a 14 mila euro il costo delle forniture, stimate in circa novemila euro, provocando così all’Ente comunale un ingiusto danno economico. Gli arrestati vennero sottoposti, all’epoca dello scandalo al regime dei domiciliari presso le rispettive abitazioni su disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Nella vertenza legale, il comune di Calvi Risorta, si è costituito parte civile con gli avvocati Letizia Di Rubbo, e Daniela Taddeo, del foro di Santa Maria Capua Vetere. Durante il dibattimento, secondo quando emerso dalla discussione del pubblico ministero, Codella e Bonacci non hanno chiarito dove sia finita la somma economica provento della contestazione falsa fatturazione degli arredi lucidi a Calvi Risorta, ricostruendo, tramite il ripercorso del processo, la vicenda che avrebbe visto montare la cifra tenendo conto anche dei precedenti preventivi emessi dalla Tecno Polimer.

11/01/2011 14.29.39 95.247.5.238 - Vito Taffuri


IL GIUDICE ARCHIVIA ANCHE L'ENNESIMA QUERELA DI ZACCHIA CONTRO MINIERI E TAFFURI. IL PM DICE CHE QUESTO BLOG FA GIORNALISMO QUALIFICATO E CREDIBILE

Dopo l'emanazione della Sentenza della Corte di Cassazione - Sezione V penale - Sentenza 7 ottobre - 28 dicembre 2011 n.48553, arrivano i primi effetti sulle querele inoltrate da politici di ogni ordine e grado nei confronti dei giornalisti. E' di qualche ora fa l'ennesima archiviazione di un procedimento intentato dall'ex sindaco di Calvi Risorta, il farmacista Giacomo Zacchia, nei confronti del giornalista professionista Salvatore Minieri e dell'editore del sito www.calvirisortanews.it, Vito Taffuri per diffamazione a mezzo stampa (art. 595 c.p.), difeso degli Avvocati Letizia Di Rubbo e Daniela Taddeo. Secondo i giudici della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Minieri non ha assolutamente offeso l'onorabilità di nessuno nei suoi articoli che, secondo il pubblico ministero Maurizio Giordano, sono "basati su elementi di fatto incontrovertibili" (come si legge nel Proc. n° 24164/09 Procura della Repubblica Presso Tribunale di Santa Maria Capua Vetere). Giordano, infatti, conferma la capacità del giornalista di riportare, efficacemente e in maniera documentata, fatti e riferimenti giudiziari comprovati e oggettivamente esistenti, addirittura - scrive Giordano - incontrovertibili. Lo stesso editore Taffuri è stato fondamentale in tema di exceptio veritatis quando ha deposto in sede di interrogatorio, presso il Comando Stazione Carabinieri di Calvi Risorta. Vito Taffuri, infatti, si è difeso parlando di elementi riscontrati nello studio di atti e procedimenti giudiziari pubblici. L'articolo in questione era di quelli davvero sensazionali: rivelava la collaborazione della passata Amministrazione Zacchia con i fratelli Michele e Sergio Orsi di Casal di Principe, fino a qualche anno fa signori assoluti dello smaltimento dei rifiuti.

Minieri e Taffuri avevano scritto e svelato l'asse di collaborativo che si era creato tra la passata Amministrazione di Zacchia, i fratelli casalesi Orsi e le loro società (Michele Orsi venne ucciso il 1 giugno 2008 in un agguato di camorra portato a termine dal gruppo riferibile al boss Giuseppe Setola, fratello di quel Pasquale Setola che aveva appalti al Comune di Calvi proprio negli anni della sindacatura di Zacchia) e l'ambito di influenza dell'avvocato mondragonese Giuseppe Valente, allora presidente del Consorzio Ce4, condannato nel 2010 a 4 anni e due mesi per concorso esterno in associazione camorristica. Secondo il pm Giordano, il giornalista professionista e l'editore Taffuri, hanno esercitato correttamente, secondo i dettami di continenza e pertinenza, il loro diritto di critica e cronaca e hanno denunciato fatti - si legge testualmente nel dispositivo della Procura - "con toni aspri tipici dell'agone politico". Brutto colpo per Giacomo Zacchia, difeso dall'avvocato Carlo De Stavola che si vede archiviare l'ennesimo procedimento contro il giornalista Salvatore Minieri e contro l'editore Vito Taffuri. Brutta prospettiva per chi ha querelato i giornalisti dopo le campagne elettorali per articoli e interventi pubblici svoltisi nell'agone politico che, come conferma il pm Giordano, ha una particolare e molto alta soglia di tolleranza giurisprudenziale. Peggio ancora per chi querela i giornalisti, se si guarda la Sentenza 48553 della Cassazione che, nel merito, parla di critiche giornalistiche legittime contro il politico, se lo stesso cronista le esercita su base documentata e comprovata. "Pensare di fermare un giornalista d'inchiesta con una querela - ha commentato Salvatore Minieri - è come illudersi che un ombrello possa fermare uno tsunami".


APPALTI A SETOLA: TUTTI I RETROSCENA CHE HANNO PORTATO ALL’ULTIMO BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA

Oramai da mesi tiene banco, sulla stampa provinciale e nazionale, il caso dell’appalto affidato dal comune di Calvi Risorta, durante la gestione Zacchia, alla “General Impianti s.a.s.”, società riconducibile di fatto al killer della frangia stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, nella quale il fratello Pasquale – arrestato nel marzo del 2008 per l’estorsione nei confronti del pentito Gaetano Vassallo – ricopriva l’incarico di direttore tecnico. La Guardia di Finanza di Marcianise, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, si è infatti recata più volte presso gli uffici del comune – commissariato dal 29 dicembre 2008, dopo le dimissioni rassegnate da 9 consiglieri – per il sequestro di numerosi faldoni contenenti tutti gli atti relativi al suddetto appalto. L’ultimo accesso delle fiamme gialle è avvenuto lo scorso 22 aprile, quando i riflettori si sono accesi sulla determina n. 47 del 2 febbraio 2009, adottata dall’ing. Piero Cappello, capo dell’ufficio tecnico e fratello del sindaco di Piedimonte Matese, scelto dall’ex sindaco Giacomo Zacchia e riconfermato dal Commissario prefettizio Vincenzo Lubrano. Ma andiamo con ordine.

Il progetto esecutivo di completamento dell’impianto polivalente – ambiziosa opera progettata e cantierata dall’amministrazione Caparco – venne approvato, dalla giunta del due volte sindaco, il 14 novembre 2003.Il 14 giugno 2004 si insedia l’amministrazione Zacchia che soltanto il 25 agosto 2006, dopo quasi 3 anni, riesce finalmente ad aggiudicare l’appalto per i lavori di “completamento ed adeguamento della sala teatrale presso l’edificio polivalente”, finanziati con un mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti per € 440.000,00, completamente a carico del bilancio cittadino. I lavori da parte della ditta dei fratelli Setola hanno inizio l’11 settembre 2006, benché il contratto tra l’impresa ed il comune fosse stato sottoscritto soltanto il 19 ottobre 2006; essi prevedevano, come cita la denominazione dell’opera, non solo il completamento dell’edificio, bensì anche dell’annessa sala teatrale progettata dalla giunta Caparco.

I lavori furono ultimati il 14 agosto 2007 ma, come attestato dallo stesso Cappello nella determina n. 47 del 2 febbraio 2009, sequestrata dalla Guardia di Finanza, in totale difformità delle disposizioni impartite dall’allora Responsabile Unico del Progetto, ingegnere Antonio Bonacci; emerge in particolare come l’impresa del boss non abbia effettuato o non abbia completato numerose lavorazioni previste dal computo metrico del progetto! In particolare non risultano effettuati l’impianto di termo-condizionamento, i cordoni del marciapiede in tufo, la messa a dimora di cipressi, magnolie, querce ed altre piante ornamentali; la georete che avrebbe dovuto fare da argine alla pericolosa scarpata in terra, alta oltre 10 metri e soggetta a frane in caso di pioggia prolungata; l’impianto di diffusione sonora; gli arredi per la sala teatrale; il logo artistico, e via discorrendo. Tutta una serie di opere e lavorazioni che avrebbero messo in sicurezza e a norma l’edificio polivalente e dotato il paese di un teatro stabile.

Ora il punto è che, ai sensi dell’articolo 136 del decreto legislativo n. 163/2006, il Responsabile Unico del Procedimento (cioè l’ing. Bonacci) avrebbe dovuto rescindere il contratto per grave inadempienza da parte della “General Impianti s.a.s.”, su segnalazione scritta da parte del Direttore dei lavori, vale a dire l’ing. Claudio Valentino di Caserta, già responsabile dell’ufficio tecnico dopo la designazione dell’ex sindaco Zacchia: ma così non è stato! Tuttavia, non solo non è stato rescisso il contratto ma, quasi in modo bonario, si è allegramente deciso di sostituire le fondamentali lavorazioni per la messa in sicurezza dell’edificio con irrisori lavoretti, non previsti nel progetto e nel capitolato d’oneri: vale a dire interventi sull’impianto elettrico (che sarebbero invece di competenza del Consorzio GEA), la posa in opera di infissi, vetri e pavimentazione; la tinteggiatura esterna.

Sostanzialmente veniva autorizzato di fatto lo stravolgimento del contratto, “barattando” una pennellata di vernice e la sistemazione di quattro vetrate, al posto del completamento dell’edificio polivalente e della sala teatrale, finanziati con un mutuo ventennale a carico dei cittadini caleni! E pensare che già nel settembre del 2007, con una lungimiranza che ha dell’incredibile e che precede anche i futuri accertamenti dei tecnici incaricati, i consiglieri di opposizione Caparco, Marrocco, Capuano, Geremia, Taffuri e D’Onofrio inviavano un corposo dossier alla Commissione d’accesso, nel quale affermavano testualmente, proprio in merito all’edificio polivalente, come “I lavori eseguiti dalla ditta e liquidati dal comune siano sostanzialmente diversi da quelli previsti in progetto e andati a gara, ed in parte eseguiti in difformità delle norma specifiche”!!!

Un’opera incompleta, dunque, e per questo senza i necessari requisiti di agibilità che, ciò nonostante, viene inaugurata in grande spolvero da Zacchia e autorizzando a titolo del tutto gratuito, alla Pro-Cales Basket di Giuliano Cipro, nipote dell’ex assessore ai lavori pubblici Remo Cipro, divenendo di fatto un edificio “monovalente” dove non si pratica calcetto, pallavolo, basket e si tengono rappresentazioni teatrali – come era nelle intenzioni della giunta Caparco – ma si pratica il solo basket, con esclusione di tutte le altre associazioni sportive presenti sul territorio. Come ciò sia potuto avvenire è presto detto: grazie ad un certificato di agibilità a porte chiuse, rilasciato dall’ing. Piero Cappello; una certificazione, cioè, che consentiva l’accesso temporaneo alla struttura dei soli tesserati, in attesa che la Commissione di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, deputata alla verifica di agibilità delle strutture e dell’annessa sala teatrale, effettuasse i dovuti sopralluoghi. Fatto sta che la verifica da parte della Commissione non è mai avvenuta – anche perché avrebbe dato esito negativo – e nel frattempo l’impianto ha ospitato addirittura il campionato di basket, permettendo l’accesso alla struttura di centinaia di spettatori, compreso l’assessore ai lavori pubblici, primo tifoso del nipote allenatore/giocatore, che presenziava alle partite chiudendo entrambi gli occhi sulla vicenda. La cosa più strana di tutto questo contestato appalto – al di là di presunte illegittimità della gara, su cui stano ancora lavorando gli organi inquirenti – è che dal 20/10/2006 al 26/02/2007 il comune ha pagato la bellezza di 247.559,77 € alla ditta di Setola, sulla base delle certificazioni su 4 stati di avanzamento lavori emessi dal direttore dei lavori (il 20/10/2006 ed il 16/11/2006), e dal Responsabile Unico del Procedimento (il 22/01/2007 ed il 26/02/2007); salvo poi scoprire che i lavori effettivamente eseguiti – in totale difformità del progetto – erano complessivamente pari ad appena 186.436,49 €!!! Se analizziamo bene le cose, ci si accorge che con il pagamento del terzo acconto, avvenuto il 22/01/2007, il comune aveva già corrisposto alla ditta la somma di 215.694,77 € che il direttore di lavori ed il RUP – cioè gli ingegneri Valentino e Bonacci – avevano attestato come eseguiti dalla “General Impianti s.a.s.” dei fratelli Setola.

La “curiosità” degli osservatori più attenti non può non partorire, a questo punto, una serie di naturali interrogativi:

-     1 Come si fa ad attestare il 22/01/2007 che la ditta ha effettuato lavori per € 215.694,77, ad autorizzare il 26/02/2007 un ulteriore pagamento di 31.865,00 €, e ad accorgersi solo il 2 gennaio 2009 che i lavori eseguiti dalla ditta erano invece pari ad appena 186.436,49 €?

-     2 Perché la contabilità finale dei lavori, ultimati il 14 agosto 2007 – cioè due settimane dopo l’insediamento della Commissione d’accesso, chiamata a valutare eventuali infiltrazioni camorristiche – non venne immediatamente chiusa al termine dei lavori, ma fu eseguita solo il 31/07/2008, ad un anno di distanza dal “completamento” (o meglio dal mancato completamento) dell’opera?

-     3 Perché lo stato finale dell’opera è stato emesso solo il 2 gennaio 2009?

-     4 Perché prima dell’insediamento della Commissione d’accesso e della segnalazione dei consiglieri di opposizione si è stati così “permissivi”, e subito dopo leggermente più “rigorosi” nel controllo dei lavori male eseguiti sull’edificio polivalente?

-     5 Come ha potuto l’ingegnere Cappello rilasciare nel 2008 un certificato di agibilità su una struttura che egli stesso, nella determina n. 47 del 2 febbraio 2009, afferma essere stata completata solo al 78,93%?

-     6 Perché la richiesta di restituzione dei 67.235,61 €, indebitamente corrisposti alla “General Impianti”, è stata fatta solo il 2 febbraio 2009, cioè all’indomani del primo blitz della Guardia di Finanza di Marcianise su disposizione della DDA di Napoli?

-     7 Perché non è stato dato seguito alle vincolanti disposizioni del Protocollo di Legalità in materia di appalti – sottoscritto dal Commissario Lubrano con deliberazione n. 13 del 17 febbraio 2009, dietro invito degli ex consiglieri Antonio Caparco e Giovanni Marrocco – che prevedevano l’immediata rescissione del contratto stipulato con la “General Impianti s.a.s.”?

A queste domande darà risposta la DDA di Napoli nei prossimi mesi. Ma il paradosso è che ora i cittadini caleni, per i prossimi venti anni, dovranno restituire alla Cassa Depositi e Presti – grazie al pagamento dei tributi comunali, aumentati a dismisura dalla giunta Zacchia – il mutuo contratto, pagando la bellezza di mezzo milione di € per un’opera incompleta e mal realizzata dalla ditta del boss dei Casalesi. Ed ancor più forte, ora, appare la denuncia giornalistica fatta da Silver Mele nell’agosto del 2006, quando il creatore della web-tv Cales Channel mise in luce il rifiuto, da parte dell’amministrazione Zacchia, di far realizzare il completamento dell’edificio polivalente a costo zero per la cittadinanza; il tutto grazie ad un project financing i cui fondi sarebbero stati messi a disposizione da un imprenditore ben disposto come il dottore Iannucci, presidente del Camilla Cales, ovvero la squadra di calcio a 5 che, con la sua gloriosa militanza nel campionato nazionale di serie B, ha dato lustro alla cittadina calena in modo certamente migliore di quanto non abbia fatto il costoso e fallimentare appalto alla ditta del super killer Giuseppe Setola, finito sulle prime pagine dell’Espresso e de “Il Giornale”.

25/04/2009 15.35.37 79.37.54.143 - Vito Taffuri