PROSTITUZIONE A CALES, MESOLELLA: NON E' COLPA DELLA SOPRINTENDENZA

Gazzetta di Caserta, 17 dicembre 2012

A proposito della videosorveglianza nell'area archeologica e la presenza di lucciole nei pressi delle Terme romane, interviene il Presidente dell'Acheoclub "Cales", prof. Paolo Mesolella, stante il riferimento nell‘articolo apparso ieri sul nostro giornale, relativo al convegno su l'Antica Cales.

Articolo firmato da Pietro Rossi. "Intervengo nella “polemica" - spiega il presidente Mesolella - solo per fare alcune precisazioni. Premesso che il fenomeno della prostituzione sussiste e non è facile evitarlo, questo non vuol dire che la colpa è della Soprintendenza archeologica, dal momento che i monumenti caleni insistono quasi tutti su proprietà privata. Nell‘articolo infatti, a proposito delle cosiddette Terme Centrali, è stato scritto che l'accesso è consentito solo con il permesso della Soprintendenza Archeologica. Al riguardo, invece, deve essere precisato che i fondi su cui insistono i resti delle Terme romane, come anche quelli dell‘Anfiteatro, sono di proprietà privata e pertanto la Soprintendenza non può permettere a nessuno di accedere su fondi di proprietà privata.

D‘altra parte le aree non sono recintate, per cui è possibile raggiungerle anche attraverso stradine interpoderali. L‘accesso alle stradine è attualmente libero e per evitare l'arrivo sul posto, in prossimità dei monumenti, di auto con prostitute e clienti, basterebbe che i proprietari dei fondi, con una spesa di poche decine di euro, posizionassero opportunamente qualche catena o sbarra di interdizione. Di qui la necessità di sensibilizzare anche i proprietari dei fondi, sull‘opportunità di vigilare sui siti archeologici caleni.

Pertanto, continua il prof. Mesolella, sull'argomento non sono in discussione l‘operato della Soprintendenza, le sue-specifiche competenze o il suo impegno nel recupero di quel che rimane della povera Cales. Scrivo questa nota per il rispetto dovuto al personale della Soprintendenza che lavora presso l'Ufficio per i Beni Archeologici di Calvi Risorta e che si espone quotidianamente ad ogni tipo di rischio su un territorio ampio e difficile.

Il punto è un altro: un'associazione di volontariato, com'è quella dell‘Archeoclub, si pone il problema di tutti i siti abbandonati come l'Anfiteatro romano che giace su suoli privati ma i cui poveri ruderi sono assediati dalle radici delle piante e fra qualche anno cadranno sbriciolati, come i ruderi di via Forma, come le mura, come l'Arco di  trionfo, come le Terme di San Leo, come gli affreschi, eccecc

Ovviamente, ripeto, non è colpa della Soprintendenza, ma probabilmente di quanti (Amministrazione comunale compresa), lasciano il bene abbandonato a se stesso, senza pulire il fondo o metterci un cancello o un lucchetto. Questo è quello che penso. L‘articolo di Pietro Rossi voleva solo riferire un problema (quello della prostituzione dietro le Terme), semplicemente perché esiste.