Categorie in pensione più tardi: problemi e critiche
Businessonline.it,
01 novembre 2012
In pensione più
tardi, insieme a ballerini, cantanti e attori, chi lavora in miniere, cave e torbiere,
anche coloro che lavorano nel comparto sicurezza, difesa e pubblico soccorso,
come soldati, carabinieri, finanzieri, poliziotti, vigili del fuoco.
In questo caso
i requisiti per andare in pensione saranno incrementati, ma un poco alla volta,
per cui saranno gradualmente incrementati i requisiti richiesti per la pensione
di vecchiaia del personale militare delle Forze armate, compresa l’Arma dei
carabinieri, la Guardia di finanza, le Forze di polizia a ordinamento civile e
i Vigili del fuoco nel rispetto delle peculiarità ed esigenze di queste
categorie.
Per militari e
poliziotti restano il premio dei cinque anni di contributi figurativi, per cui
i 35 anni di contributi vengono conteggiati come fossero 40 e rimane per i
militari la cosiddetta ausiliaria di cinque anni.
Questa novità
però fa nascere un nuovo allarme esodati per alcune
categorie (tra cui comparto sicurezza-difesa e iscritti ai Fondi INPS, ex
INPDAP ed ENPALS) in seguito all’armonizzazione dei requisiti minimi di accesso
al sistema pensionistico prevista dalla riforma delle pensioni Fornero.
Solo chi,
infatti, maturerà i requisiti entro il 31 dicembre 2012 potrà andare in
pensione con le vecchie regole, mentre altri si applicherà la Riforma delle
Pensioni Fornero, che ingloba anche le nuove categorie di lavoratori finora
escluse dalle regole INPS consuete.
Per la Cgil
l’innalzamento dell’età di pensionamento per le tipologie lavorative
interessate dall’armonizzazione è inaccettabile perché ad esempio, come spiega
Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, “minatori e cavatori svolgono
mansioni gravose e, proprio per questa ragione, hanno un’aspettativa di vita
molto più bassa della media”.
Critica anche Coisp (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle
Forze di Polizia) per la quale le nove regole minano la stabilità del comparto
sicurezza e difesa, in più manca ancora una volta il dialogo tra Governo e
parti sociali.