CAMORRA: CHIUSE LE INDAGINI PER BENEDETTO D'INNOCENZO
Gazzetta di Caserta, 10
ottobre 2012
La Direzione distrettuale
antimafia presso la Procura della Repubblica di Firenze ha notificato l'avviso
di conclusione delle indagini per le 23 persone accusate a vario titolo di
associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia, minacce
ed estorsione, che ha coinvolto anche Benedetto D’Innocenzo e il figlio Diocrate, originari di Calvi Risorta ma da vari anni residenti
in Toscana.
Benedetto D’Innocenzo,
considerato dall’accusa promotore di un’associazione a delinquere e ritenuto vicino
ai clan Ligato, Russo e Bardellino, con i suoi complici avrebbe “spogliato” alcune
società per ottenerne l’acquisizione e il controllo mediante una serie di prestanomi. Gli atti contestati sono molto gravi. Nel corso
dell'0perazione dello scorso mese di dicembre, infatti, vennero fuori particolari
agghiaccianti. Tra gli atti delittuosi contestati, suscitarono grande impressione
le minacce dirette ad un sindacalista della Cgil, Giovanni Piras.
Il sindacalista stava
difendendo i diritti di una quarantina di lavoratori dell’ex “Gruppo Flowers" (Montemurlo). Aveva convinto le maestranze a
rivolgersi all’ispettorato del lavoro, aveva convocato la commissione di
conciliazione per far pagare ai committenti gli stipendi che D’Innocenzo non pagava,
aveva denunciato l’imprenditore per appropriazione indebita del Tfr e stava
studiando un‘istanza di fallimento. Motivi che avrebbero spinto alcuni degli
indagati a organizzare una spedizione punitiva. Secondo gli inquirenti, i D'Innocenzo
padre e figlio convocarono l’“uomo di fatica” del clan, Alfonso Di Penta. Diocrate D'Innocenzo lo portò in moto alle Badie, vicino
alla casa del sindacalista e il presunto sicario aspettò per più di un'ora.
I due tornarono dopo pranzo
ma dopo una mezz’ora rinunciarono. Il giorno dopo Benedetto D'Innocenzo s’informò
col figlio se quel ragazzo (Di Penta) “ha iniziato a lavorare” e Diocrate gli rispose che non se n’era fatto di niente (quel
giorno Giovanni Piras era a un provvidenziale convegno). Un altro tentativo era
programmato per il 26 luglio, ma fu bloccato da un sms: “Alt, tutto rimandato”.
E' in quei giorni che
D'Innocenzo rimugina se ammazzare uno prima o dopo le vacanze. Nel marzo 2004 i
D’Innocenzo avevano preso di mira anche un altro sindacalista Cgil,
minacciandolo di “fargli tagliare la testa”, atti gravi che potrebbero far
finire gli imputati sotto processo.