La figura di BENEDETTO D'INNOCENZO nel testo di Paolo Mesolella su GRAZIADEI

 

Portale di Pignataro M., 03 ottobre 2012

 

Angelo Martino

 

Se la figura di Corrado Graziadei risulta rilevante al fine di conoscere la storia dell'antifascismo, dell'organizzazione del Partito Comunista, delle lotte contadine in Terra di Lavoro, non bisogna dimenticare la figura storica di BENEDETTO D'INNOCENZO, a cui Paolo Mesolella dedica alcune pagine interessanti nella sua biografia di Corrado Graziadei.


D'altronde i rapporti tra Corrado Graziadei e Benedetto D'Innocenzo non era solo di impegno politico comune, quasi parallelo, ma anche di rispetto e grande amicizia.


Corrado Graziadei di Sparanise e Benedetto D'Innocenzo di Calvi si iscrivono al PCd'I nel 1921 e, quando nel 1924 Corrado Graziadei ospita Antonio Gramsci nella sua abitazione di Sparanise, all'incontro è presente anche Benedetto D'Innocenzo.


Benedetto D'Innocenzo diventa uno dei collaboratori più fidati di Corrado Graziadei nella propaganda politica nelle campagne e contrade dell'Alto Casertano e entrambi sono accomunati anche dall'arresto e dal confino nel 1937.


In particolare Benedetto D'Innocenzo è arrestato e confinato per aver diffuso notizie sulla guerra civile spagnola, che aveva appreso da Radio Barcellona. La condanna è di tre anni alle Isole Termiti e nel testo di Paolo Mesolella vi sono i dettagli del confino, come vissuto anche dalla moglie di D'Innocenzo ALESSANDRA ALESSANDRINI, che era di origine pisana e che D'Innocenzo aveva sposato nel 1904.


Nel testo di Mesolella è riportata la testimonianza della nipote di D'Innocenzo ALESSANDRA ELIA , la quale fa rilevare che, mentre Graziadei se la cavò con pochi mesi di confino, Benedetto D'Innocenzo ne trascorse ben due anni: "Graziadei poteva contare sulla famiglia della moglie che aveva parentele con i fascisti... per queste conoscenze, fu mandato a casa con licenza e qualche agevolazione. Mio nonno, invece, non aveva parenti fascisti e ebbe anche due anni di ammonizione e, nonostante avesse otto figli, non si poteva allontanare da casa.


Dato che Graziadei considerava D'Innocenzo legato ad un socialismo romantico di stampo bordighiano, i rapporti man mano si incrinano culminando nella presa di distanza di Graziadei da D'Innocenzo nel congresso provinciale del PCI dell'ottobre 1945.


Benedetto D'Innocenzo continuò la sua battaglia per l'occupazione delle terre negli anni 1949 -50 a Calvi Risorta con il figlio Diocrate che allora aveva 35 anni. Negli anni dopo la liberazione Benedetto D'Innocenzo fu nominato più volte "commissario del popolo" e ricevette nella sua abitazione per diverse volte GIORGIO NAPOLITANO, che allora era segretario provinciale del PCI di Caserta.


Mario Canzano di Calvi Risorta, prima fascista, poi esponente politico missino e in seguito di Alleanza Nazionale, parla di D'Innocenzo quale "brava persona" che non ha avuto sentimenti di vendetta nel dopoguerra. Tuttavia, nonostante tante lotte comuni e momenti di sincera vicinanza umana, Corrado Graziadei rimproverò a Benedetto D'Innocenzo, nel citato congresso provinciale del Partito Comunista Italiano, di essere ancora "nostalgico" delle posizioni romantiche del 1919, mentre il comunismo stava acquisendo un corso nuovo.


In quell'occasione Corrado Graziadei ebbe a dire :

"Noi applichiamo la teoria del Marxismo Leninismo, cioè politica a seconda delle condizioni in cui si trovano le masse". Fu il momento di allontanamento di Corrado Graziadei dalle posizioni di Benedetto D'Innocenzo. Tuttavia per Benedetto D'Innocenzo non mancarono le soddisfazioni. La sua abitazione di Calvi Risorta, fungeva da sede da sezione calena del PCI, ove venivano spesso esponenti di rilievo dell'allora partito comunista: da Umberto Terracini a Pietro Ingrao, da Giorgio Amendola a Giorgio Napolitano.


Benedetto D'Innocenzo morì il 26 febbraio del 1962 all'età di 73 anni.