Garibaldi nella
dogana borbonica riceve i siciliani a Calvi Risorta
Caserta24ore, 01 luglio 2012
Paolo Mesolella
Sulla piccola dogana borbonica di Calvi, situata a pochi
passi dal castello, si dovrebbe sistemare una piccola targa con scritto “Qui ha
sostato Garibaldi il 26 ottobre
Un luogo sicuramente più povero ed
angusto, ma strategicamente più idoneo. In questi quattro metri quadri, nell’antico corpo
di guardia dei carabinieri reali, Garibaldi ricevette
Erano le 8 della sera. (del 26
ottobre ndr) Garibaldi era
lì: gli è toccato di alloggiare nell’antico corpo di guardia de’ carabinieri. Noi lo trovammo in questo. Figuratevi una
sola stanza quadra, con il tetto a cupola bassa. Le pareti nere, nerissime dal
fumo; non pavimento, ma nuda terra sotto i piedi, non
sedie, non letti, nemmeno, quel che già vi doveva essere, tavolati per istendervisi su e dormire (altro che palazzo baronale ndr).
Garibaldi ci ha ricevuto in questa sua
dimora di quella notte. Sedeva su una scranna di corda, posando le braccia su
un tavolo di legno fracido, con un lume di rame che mandava per cattivo olio
una luce affumicata… Garibaldi ci accolse con quell’affetto che è proprio di
lui. Aveva il suo solito cappello in testa. Dalle braccia gli traspariva il suo
pled scozzese, e dalle spalle e sul collo gli
scendeva sul largo petto uno sciallo di lana grigio.
Disse aver caro che questa deputazione che viene per re Vittorio Emanuele si
fosse ricordata di lui… Non avea che offrirci; se
volessimo sigari, egli non aveane che uno..
Noi gli dicemmo che la deputazione aveva portato seco
(a Calvi) le medaglie che il Municipio di Palermo ha fatto coniare per gli
ottocento sbarcati con lui a Marsala, e aveva anco
portato, per presentargliela, la spada che gli offrono i Palermitani. E’ la
stessa spada che in Firenze era stata fatta per Carlo
Alberto; la gradisse quindi di più. Ei ringraziò noi e ci commise di
ringraziare i Palermitani, popolo pieno, disse, di entusiasmo
e di fermezza.
Vedrete, aggiunse, il re Vittorio;
vedrete un vero galantuomo; io lo amo come un fratello; sarete certo contenti. Ecco poi una sua lettera. La
aperse: era un foglio tutto scritto di mano del re. Gli diceva di averlo
cercato tutta la giornata, ed essere dolente di non averlo potuto vedere: che
domani egli avrebbe attaccati i Borbonici sul Garigliano e sperava ricacciarli e passare il fiume verso
Capua…
Il re dava, nella lettera, del “lei” a Garibaldi.
Garibaldi la leggeva commosso”.