PD Calvi Risorta, 03 maggio 2012
La storia dei lavori di restauro, consolidamento e messa
in sicurezza del castello aragonese, praticamente imprigionato in un impalcatura.
Cari cittadini, è venuto il momento di interessarci dei
lavori di restauro, consolidamento e messa in sicurezza del Castello Aragonese, tanto strombazzati da Caparco & soci,
ricordiamo ai nostri affezionati lettori che anche questo progetto è stato voluto dall’Amministrazione Zacchia, tanto che la
convenzione fu firmata nel 2006 dal Sindaco Giacomo Zacchia.
Nella scorsa campagna elettorale negli show organizzati e
condotti dal guitto di turno, Caparco & soci oltre a trasmettere video di
pessimo gusto che talvolta rasentavano l’ingiuria ed il pubblico decoro, si impegnavano solennemente di dare lustro e decoro alla zona archeologica e medievale di Cales. Sono passati tre
anni e siamo praticamente all’anno zero, l’immondizia,
l’abbandono e l’incuria, la fanno da padroni, questa volta non siamo stati noi
a documentarlo ma esimi giornalisti e archeologi, è stato fatto anche un video
pubblicato sul sito del Corriere della Sera, di seguito riportiamo solo alcuni
stralci di queste testimonianze.
Il corrispondente - giornalista - scrittore Franco Arminio
nel suo libro “Terracarne” così descrive il suo
arrivo a Cales: “Una discarica… decido di seguire l’insegna seminascosta dalla
vegetazione, la segnaletica mi porta lungo una stradina dissestata e piena di
rifiuti, con una selva di rovi che ne evidenzia il
totale disuso. Quasi non credo ai cartelli, leggo di un ponte etrusco, di
terme, un teatro, insomma secoli di storia che giacciono in mezzo ad
immondizia, copertoni e punti di appoggio per
prostitute nigeriane. Dopo aver percorso questo ennesimo
scempio, questa offesa perpetrata ad una terra che doveva essere stupenda,
arrivo al Teatro Romano (da Gazzetta di Caserta del 7 marzo 2012).
Sempre nel libro “Terracarne”
l’autore e l’archeologa Mariapia Statile definiscono Cales una delle “vergogne”
d’Italia che, oltre ad abbondare, incrancreniscono come
ferite non disinfettate. Dopo la lettura di questa relazione
il direttore di ArcheoRivista Giovanni Lattanzi insieme ad un redattore di ArcheoGuida nel
mese di settembre scorso hanno realizzato un reportage di denuncia. Citiamo
solo le considerazioni finali del direttore Lattanzi:
in 20 anni di professione di giornalista e fotoreporter nel settore dei beni
culturali non avevo mai visto una situazione di degrado come questa, per
ampiezza del sito e per assurdità della trascuratezza in atto.
Cosa ne pensano Caparco & il
“paladino” Silvestro Mele, che ribattezzeremo per l’occasione “il fantasma
del Castello”? Dove è finita tutta la loro boria
mostrata in campagna elettorale? Per loro va tutto bene ora? O come al solito daranno anche in questo caso la colpa a Giacomo
Zacchia? I giochini sono finiti, non è più il tempo dei falsi fustigatori, dei
tribuni, forse questa volta sarà la loro faccia a
giganteggiare nel “sanitario” tanto loro caro!!!
Passiamo ora al Castello Aragonese,
i lavori sono iniziati il 30 giugno 2011 e dovevano essere terminati, udite udite, il 30 gennaio 2012,
tutto documentato dal cartello esposto fuori il cantiere. Quasi tutti i cittadini
caleni passano sulla S.S. Casilina ed ognuno si sarà reso conto che il
Castello è letteralmente imprigionato da un impalcatura
dall’estate del 2011. Il terreno circostante fu liberato dalle erbacce e dai
rovi, oggi è di nuovo assediato dalla vegetazione, l’area circostante fu recintata così come si fa nei cantieri,
con il risultato che il Castello è stato due volte imprigionato, dalle lamiere
e reti e da quella orrenda impalcatura.
Voi direte ma queste cose servono
per effettuare i lavori! Noi siamo d’accordo con voi, ma, c’è sempre un ma, di lavori visibili non c'è traccia forse si sta
lavorando sul consolidamento e questo noi non lo sappiamo? Perchè tanto
mistero? Vi è qualche notizia che i cittadini caleni non devono sapere? Di chi
è la colpa? Già immaginiamo lo scarica barile di Caparco & Mele che si
giustificheranno dicendo che loro non hanno colpe
perché i lavori sono gestiti direttamente dalla Soprintendenza, intanto
Caparco in un convegno elogiava la stessa, perché era alla ricerca del tufo
originale per il restauro. Se anche fosse vero, ma
questo tufo da dove deve arrivare, da un Pianeta sconosciuto visti i tempi
biblici dei lavori? C'è poi da dire che per le
tecniche di restauro ci sono due correnti di pensiero: una che predilige i
materiali dell’epoca ed un’altra che predilige altri materiali proprio per
rimarcare la differenza, a noi comuni cittadini la questione non ci appassiona
più di tanto, vogliamo solo che i soldi pubblici vengano spesi bene e nei tempi
previsti dal contratto, una domanda: ma quella enorme impalcatura è in affitto
e quindi costa tanti bei soldoni o è di proprietà
della ditta e comunque costa perché è inutilizzata da così tanto tempo? Un’ultima
notizia per i caleni, il Castello Aragonese una volta ultimati i lavori, ma quando diventerà un infopoint e non sede del Museo, ad affermare ciò è stato il
responsabile dell’ufficio di Calvi Risorta della Soprintendenza, nonché direttore
scientifico dei lavori del castello prof. Antonio Salerno, in un recente
convegno tenutosi a Pignataro Maggiore. Altra beffa per
Cari cittadini, questo succede a Calvi
Risorta con Caparco sindaco, non vorremmo che un bel giorno la nostra
cittadina si ritroverà su “Striscia