A Calvi Risorta dopo 2000
anni ritorna San Casto martire nella cattedrale
Caserta24ore, 01 aprile 2012
Paolo Mesolella
Le ossa del Santo martire, ucciso il 22 maggio dell’anno
66 d.C. sono ritornate per sempre nella cattedrale romanica calena del X sec.
Dopo quasi duemila anni dal suo
martirio, avvenuto il 22 maggio del 63 d. C., tornano il cranio e le ossa di S. Casto
Martire nella cattedrale romanica di Calvi. I resti venerabili di quello che fu
il primo Vescovo della Diocesi di Calvi, contemporaneo
di San Paolo e di San Pietro del quale fu discepolo, ritornano nella cattedrale
calena grazie alla tenacia del parroco don Antonio Santillo.
Vengono dalla Calabria, dono del Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina
– Palmi, Luciano Bux, al vescovo di Teano-Calvi mons. Arturo Aiello.
Fu quest’ultimo infatti il
21 gennaio
Il 19 marzo scorso, lo Scurdo effettuò la ricognizione canonica dell’urna contenente il
corpo del santo: il cranio completo di mandibola e le ossa (omeri, anca,
costole, rotula, clavicola) e insieme alla Bolla di autentica dell’anno 1806,
le chiuse in due teche di vetro e le sigillò con la ceralacca. Le ossa infatti furono prelevate nell’anno 1806 da Papa Pio VII
dalle catacombe di S. Callisto a Roma per consegnarle all’allora cardinale di
Napoli. Le due teche sono state donate e consegnate il 23 marzo scorso, da don
Antonio Scordo a mons. Pasquale De Robbio, vicario
della Diocesi di Teano Calvi, al parroco della cattedrale don Antonio Santillo
e al sindaco Antonio Caparco, alla presenza del notaio Massimo Seminara e dei testimoni Giovanni
Mammola e Christian Galluccio.
Erano altresì presenti alla manifestazione il vicesindaco di
Calvi Risorta Claudio De Biasio ed il comandante di P. M. Fabio Remino.
Nel “Proprium Sanctorum pro Diocesi Calvensi”,
si legge che i sacerdoti pagani accusarono Casto presso Messalino, preside
della Campania il quale prima ordinò che fosse
percosso con bastoni e poi, insieme a Cassio, Vescovo di Sinuessa,
che fosse bruciato vivo. Ma lui uscì miracolosamente
illeso dalle fiamme; allora fu condotto a Suessa e fu
sottoposto prima alla lapidazione e poi fu decapitato. I Calvesi
lo elessero loro patrono e nascosero il suo corpo nella vecchia cattedrale di
Calvi. Il corpo del Martire però, dopo il martirio della decollazione, rimase
insepolto per 39 giorni, fino a quando il 1° Luglio
dello stesso anno, alcuni cristiani calvesi, lo
raccolsero di nascosto e lo trasportarono da Sessa a Calvi, dove rimase per
nove secoli.
Fino a quando nel 966 d. C., Landone,
Duca di Gaeta, lo rapì nottetempo e lo trasportò a Gaeta. All’epoca, era
Vescovo di Calvi Andrea Diacono il quale, cercò il
corpo del S. Martire e, dopo due anni, ne ottenne dallo stesso Landone un braccio come una reliquia. Del resto del corpo
se n’erano perse le tracce fino alla buona notizia di questi giorni.