La black list dei comuni morosi: Raccolta spazzatura a rischio paralisi

Corriere del Mezzogiorno, 09 gennaio 2012

Pietro Falco

Castel Volturno deve 16,7 milioni al consorzio di bacino Villa Literno e Mondragone 7 a testa, Capua 6,6 milioni.

Il primato appartiene al Comune di Castel Volturno, che deve la cifra monstre di 16,7 milioni di euro. Seguono Villa Literno e Mondragone, che superano entrambi i 7 milioni. E poi, a ruota, Capua, con 6,6 milioni. Sono questi i principali debitori del Consorzio unico di bacino, che - come affermato dal commissario liquidatore Gaetano Farina Briamonte - «a partire dal 20 gennaio, in assenza di immediate rimesse di fondi, verrà a trovarsi nell'impossibilità di garantire l'erogazione del servizio di igiene urbana».

Il che farebbe precipitare il territorio in una nuova emergenza rifiuti. Solo considerando gli anni 2009, 2010 e 2011, il debito maturato dalle amministrazioni comunali per i canoni del servizio di raccolta non versati supera i 115 milioni di euro. E i quattro Comuni sunnominati, tenendo in considerazione anche le annate precedenti, da soli vantano un debito complessivo che sfiora i 40 milioni. Ma la lista nera è assai più lunga. San Cipriano, che pure si è messo in regola per il 2011, deve circa 4 milioni. Villa di Briano 3,2. Casapulla 2,9. Cellole (che ha sottoscritto un piano di rientro) 2,7. Ed altrettanti Capodrise. Succivo 2,3. Marcianise 1,8. Parete un milione. Dragoni circa 750mila euro. Recale più di 600. San Gregorio Matese (in dissesto) poco meno di 400mila.

Dopo anni di inerzia, e reiterate quanto vane sollecitazioni, il nuovo commissario ha avviato i decreti ingiuntivi nei confronti delle amministrazioni inadempienti: ma le sentenze sono ancora lontane. «Per fortuna — sottolinea Farina Briamonte — alcuni Comuni virtuosi (tra cui Santa Maria a Vico, San Cipriano, Cellole, Teverola, Trentola Ducenta, ndr) hanno deciso di mettersi in regola per l'anno corrente. Ed altri (come Aversa, ndr), per le spettanze pregresse. Così siamo riusciti almeno a pagare gli stipendi fino a novembre e a garantire il carburante negli automezzi. Ma da maggio, in pratica, non riusciamo a far fronte agli oneri contributivi e tributari.

E presto verranno al pettine tanti altri nodi: le officine che curavano la manutenzione dei compattatori ci hanno già detto che non ci faranno più credito; le società di leasing, con cui siamo in ritardo nei pagamenti, minacciano di ritirarci gli automezzi; per di più, sono in scadenza le polizze assicurative (circa 320mila euro per 6 mesi) e dovremmo sostenere cospicui costi per la sicurezza dei cantieri». Per il commissario, in soldoni, la situazione finanziaria dell'ente «presenta tutte le caratteristiche dello stato di default. E l'unica prospettiva, resta la gestione della liquidazione». Di certo, Farina Briamonte non ha alcuna intenzione di finire nei guai a causa dell'inadempienza dei Comuni. E per questo ha già sollecitato per iscritto la Gisec ad attivarsi al più presto per il passaggio di consegne: «Al massimo entro due mesi».