ANTICA
CALES:
Gazzetta di Caserta, 08 dicembre 2011
Per Pompei arrivano 105 milioni di euro (da Bruxelles),
per l’area archeologica di Cales non arriva nulla. Per Pompei i soldi non
bastano mai, per l’antica Cales nessuno chiede nulla e nessuno da nulla, nè si lamenta dello stato di assoluto degrado, in cui si
trova l’area archeologica.
Ci ha pensato Franco Arminio, con il suo libro “Terracarne", edito da Mondatori, a porre l’attenzione
sul problema che, per la verità, avrebbe bisogno di maggior interesse ed
attenzione, soprattutto a Calvi.
Franco Arminio è un acuto corrispondente che ha girato in
lungo e in largo l’Italia, facendo le sue giuste considerazioni su quel che
vede. E' stato per esempio anche a Teano, rimanendo affascinato del suo museo
archeologico. Noi abbiamo cercato il suo libro, per vedere cosa pensava di
Calvi e della sua area archeologica.
“Una discarica. Ho visto quasi per caso, seminascosta dalla
vegetazione, l’insegna “Antica Cales". Cales, si sa, era famosa per il
vino e per le ceramiche. Mi chiedo in cambio di cosa i cittadini di Calvi
Risorta, hanno barattato tutto questo? Decide di seguire l’insegna che indica
la zona archeologica. La segnaletica mi porta lungo una stradina dissestata e
piena di rifiuti, con una selva di rovi che ne evidenzia il totale disuso.
Quasi non credo ai cartelli, leggo di un ponte etrusco, di terme, di un teatro,
insomma secoli di storia che giacciono in mezzo a immondizia, copertoni e punti
di appoggio per prostitute nigeriane. Dopo aver attraversato questo ennesimo
scempio, questa offesa perpetrata a una terra che doveva essere stupenda,
arrivo al Teatro romano. Questo luogo è una sorte di discarica archeologica. La
campagna è semi abbandonata, con una quantità enorme di frammenti di oggetti
antichi. Qui i tombaroli dettano legge da sempre, frugano la terra e la
derubano senza che nessuno faccia niente per fermarli”.