Vini di
Terra di Lavoro: alla ricerca del vino caleno
Caserta24ore, 06 novembre 2011
Può ritornare all’antico splendore l’antico “vino caleno”
coltivato nel I secolo dopo cristo nell’Antica Cales. Tale vino, cantato nelle satire di
Orazio e dai Deifnosophistai greci alla
lettera “i sofisti a banchetto”, veniva elogiato come uno dei migliori
dell’epoca.
A riportare tale vino all’attenzione degli intenditori è stata l’associazione
“Amici della Natura” di Calvi Risorta che in passato ha organizzato diversi
“Concorso dei vini caleni”.
Oggi a distanza di anni sembra giunto il momento, da
un vecchio vitigno si è recuperato il vino caleno. Del cecubo caleno, infatti,
hanno parlato Orazio, Marziale, Giovenale, Ateneo ed Erchemperto.
Orazio, in particolare, ne ha parlato nella ventesima e nella trentunesima ode
del I libro e nella dodicesima del IV libro.
Nella trentunesima ode, in particolare, Orazio si rivolge
al dio apollo e gli chiede di poter invecchiare tra i diletti della poesia e la possibilità di gustare cibi frugali. “A Calvi –
scrive - potino pure le vigne quelli ai quali la natura le ha donate, - i
caleni - beva il ricco mercante in aurei calici il vino: io mi nutro di olive, di cicoria, di malva, di cibi lievi”: Quasi a
voler sottolineare la bontà del vino concessa ai fortunati caleni e non a lui.
Il vino caleno si candita così ad accompagnare nel palcoscenico dei vini
pregiati prodotti in Terra di lavoro il ben più conosciuto e rinomato Falerno
le cui viti sono coltivate nel “Massico” ed i vini
prodotti nell’Agro Atellano come l’Asprinio,