AL
CIMITERO DI CALVI RISORTA È MORTA
Calvirisortanews, 15 ottobre 2011
Qui Cales libera, comunicato
importante: a Calvi, secondo me, si sta consumando un
episodio di estrema illegalità punibile a norma di legge e di cui i politici di
tutti i fronti fanno finta di non sapere niente mentre in realtà non hanno le
palle per parlarne. Aspettano questo sito e questo
scritto per fare denuncia ai carabinieri che devono a loro volta essere così
impegnati da non avere il tempo nemmeno di farsi un giro nei dintorni della
città. Vi dico subito dove si riferisce questa più che possibile di notizia di
reato, sempre secondo me (giusto per pararmi il culo dai soliti stupidi querelatori
che poi si rompono il muso di fronte alla verità, prima di arrivare in
tribunale) ma non vi dovete spaventare.
Infatti, stiamo parlando della zona
adiacente il cimitero nuovo. Si tratta di un terreno agricolo, di nuda terra,
che ‘qualcuno’ sta coprendo con dei rifiuti bituminosi altamente
inquinanti.
Si, carabinieri, polizia, finanza, Asl,
vigili urbani, avete capito bene. Il nudo terreno è
stato cosparso di rifiuti speciali, in questo caso “sfrattonamento di asfalto stradale”. Se
non ci credete, perché la cosa è incredibilmente grave e dovrebbe far scattare
un paio di manette, guardate le foto che abbiamo fatto. Lo vedete
l’asfalto? Lo vedete o vi siete di nuovo girati
dall’altra parte per paura di sapere e non parlare e sputarvi in faccia nello
specchio per la vostra codardia? Vergogna.
Ma non vi preoccupate qui c’è Vito
Taffuri. Si proprio lui, quello del premio legalità.
Vito (ossia io) vi tolgo le castagne dal fuoco, vi offro
la possibilità di fare bella figura con le mie notizie. Forza, copiate. Andate in caserma con i miei articoli a chiedere che siano
accertate le cose che dico. Poi però, fatemi il piacere, venite a
raccontarmi com’è andata a finire.
Ora vi racconto cosa dire per far finta che siete esperti di ambiente e trattamento dei rifiuti e parcheggi
automobilistici. Già, mi ero dimenticato di dirvi che
rovinando la terra con l’asfalto qualcuno lì, vicino al cimitero, vorrebbe
aprire un’area parcheggio. Allora: per eseguire un’area parcheggio occorrono le dovute autorizzazioni di tutti gli uffici
preposti: dall’ufficio tecnico comunale al genio civile, dai vigili del fuoco
per la sicurezza anti incendio all’Arpac per il sopralluogo di compatibilità del sito. Tutte
carte e tutti permessi che per il caso parcheggio al
cimitero, non esistono.
Ma andiamo avanti. Fate vedere che
siete anche esperti in edilizia pubblica. Dite ai vostri amici che il
parcheggio è abusivo perché va costruito (casomai si riuscissero ad ottenere
tutti i nullaosta di cui sopra) con una soletta impermeabile di cemento armato.
La soletta deve avere l’inclinazione in gradi calcolata sui metri quadri
previsti in progetto (progetto che non c’è) e sulla
piazzola di cemento va posta una sostanza impermeabilizzante. Tutto serve per
raccogliere eventuali fluidi che potrebbero uscire dai veicoli parcheggiati,
oltre ai fluidi sporchi che potrebbero scorrere dalle autovetture parcheggiate
in caso di pioggia. In più, le acque così raccolte vanno custodite in una vasca
a tenuta per poi essere smaltite presso le piattaforme (rare) per il
trattamento delle acque sporche.
Cari amici delle forze dell’ordine, cari vigili urbani,
cari politici di opposizioni cacasotto: tutto questo a
Calvi, vicino al cimitero, non esiste. Qui Cales
libera, questo messaggio era rivolto a tutti: giornali di carta, televisioni e
dalle radio, stanze dei bottoni dei comuni, delle province e delle regioni.
Voi, super giornalisti che vi muovete solo con la scorta al seguito
sappiate che vicino al cimitero di Calvi è morta la legalità. Se non farete niente,
se resterete fermi anche dopo aver letto questo articolo,
dovrete sentivi colpevoli e complici anche voi di quello che, secondo me sta
accadendo.
Smettetela di far credere alla gente che vi occupate di
legalità e giustizia, perché avete il prosciutto sugli occhi; non vedete niente
di quello che vi succede intorno.
FIRMATO – L’UNICO INDIGNADOS DI CALVI: Vito Taffuri.