ISPEZIONE
SACCHETTI RIFIUTI: PER GARANTE PRIVACY E CARABINIERI IL METODO USATO A CALVI È
ILLEGALE
Calvirisortanews, 27 agosto 2011
É calata la notte della privacy a Calvi Risorta dove
assessori comunali, spazzini e vigili urbani passano al setaccio nelle vie
pubbliche i sacchetti dei rifiuti dei cittadini, tirando fuori di tutto:
bollette del telefono, dell’Enel, dell’Equitalia, estratti conto, ricette mediche e scontrini
della spesa.
In pochi minuti gli improvvisati ispettori vengono, chissà con quale
autorizzazione, a conoscenza delle malattie degli acciacchi fisici e mentali di
cui soffrono i cittadini, delle loro abitudini alimentari e persino sessuali. Che dire, infatti, se ravanando
nei sacchetti i censori caleni dovessero trovarsi al cospetto di un
profilattico usato?
I sedicenti ispettori (un operatore ecologico del consorzio, un assessore
comunale e persino dei vigili urbani e Dio non voglia anche quale curioso
passante) a questo punto verrebbe a sapere che il signor Rossi del civico 100
di via Cales ha fatto sesso con la sua signora o la
sua compagna ieri notte e non si è affidato al metodo Ogino
Knaus ma ha preferito il ‘guanto francese'.
Scusate la volgarità (quella insita nell’ispezione,
non nell’atto sessuale) ma questo è solo un esempio macroscopico di cui ci
siamo serviti per rendere chiaro quanto sia invasivo e per questo dichiarato
illegale dal Garante per la Privacy e dai carabinieri il metodo caleno
d’ispezione dei sacchetti dei rifiuti.
Il fine appare giusto: con piglio ispettivo e a debita
distanza dalle buste (chi maneggia la ‘merce’ è
sempre il povero dipendente consortile) infilano i loro nasi e i loro occhi nei
cavoli altrui e ATTENZIONE: in piena violazione della privacy. Poveri untoretti caleni, vorrebbero marcare col segno dell’infamia
l’eventuale cittadino distratto e invece ci fanno la
figura dei perfetti ignoranti.
VEDIAMO COME SI OPERA LEGALMENTE, CONSULTANDO I CARABINIERI
“Gli organi addetti ai controlli possono procedere a
ispezioni selettive solo nei casi in cui abbiamo ragione di ritenere che i
rifiuti siano stati lasciati senza osservare le norme in materia di raccolta
differenziata e il cittadino non sia identificabile in altro modo.
Inoltre, non è lecito utilizzare sistemi di videosorveglianza
solo per accertare eventuali violazioni amministrative derivanti dal mancato
rispetto delle disposizioni su modalità e orari di
deposito dei sacchetti dei rifiuti dentro gli appositi contenitori.
E' lecito, invece, l'utilizzo di codici a barre, microchip o Rfid che consentono di delimitare l'identificabilità
della persona solo nel caso in cui sia accertata la violazione delle norme
sulla raccolta differenziata.
In questo modo gli operatori che verificano l'omogeneità del contenuto del
sacchetto (carta, vetro, plastica) non vengono a conoscenza
dell'identità della persona, che rimane riservata fino alla decodifica dei
codice a barre o del microchip da parte dei soggetti che applicano la
sanzione”.
Al sindaco Caparco e a chi non dovesse credere al
nostro sito forniamo il link internet sul quale i
Carabinieri forniscono questa indicazione legale sulla scorta di precise
sentenze e disposizioni:
COMMENTO FINALE:
Il fatto è che, evidentemente, gli amministratori pubblici
caleni sono talmente pigri che potrebbero essersi affidati al proprio istinto o
a qualche consiglio raccogliticcio. Questo restituisce all’osservatore esterno
la percezione che Caparco vorrebbe fare qualcosa di buono ma, guarda caso,
lasciandosi consigliare da chi ne sa meno di lui, non ci riesce mai. Così,
prima inciampa sui dossi artificiali e poi scivola sui rifiuti.