INCENDI BOSCHIVI: IL MONTE MAGGIORE DEVASTATO
Gazzetta di Caserta, 17 agosto 2011
Il dramma degli incendi boschivi
ritorna, come incubo tremendo, nei boschi del Monte Maggiore. Senza sosta, attraverso una metodologia ben precisa che vede
divampare focolai, quasi contemporaneamente, in più punti.
Pochi giorni fa un incendio di vaste proporzioni ha raso
al suolo intere colline ai margini sud della catena montuosa del Montemaggiore. Decine e decine di ettari
di macchia mediterranea e di bosco sono andati in fumo in un vasto territorio a
cavallo fra i comuni di Pignataro Maggiore, Giano Vetusto e Calvi Risorta.
Le fiamme sono rimaste attive per circa due giorni con un
solo elicottero - almeno per gran parte del tempo - impegnato a contrastare un
fronte di oltre un chilometro di fuoco. Così, metro dopo metro, intere colline
sono finite miseramente in fumo. Tutto conferma l'azione criminale sistematica
protesa alla distruzione di quei boschi che rappresentano - certamente - una
delle ultime zone ancora selvagge dell'intera provincia di Caserta.
Le fiamme, ogni anno, divorano sempre gli stessi punti,
sempre le stesse aree, riducono in cenere centinaia di ettari
di montagna che costituiscono un pregiatissimo microcosmo per animali e piante.
Micidiale la tecnica con cui si appiccano i roghi in punti
diversi, sia per favorire l'allargamento del fronte, sia per rendere più difficile
i soccorsi. Pochi i dubbi sul fatto che il fuoco venga
innescato da azioni dolose.
E' enorme il costo per la collettività che paga per le
opere di soccorso necessarie per lo spegnimento e la messa in sicurezza delle
aree interessate dal fuoco. Quasi mai i colpevoli vengono
individuati e puniti.
Sotto accusa, per primi, finiscono i bracconieri, molto
attivi in zona e i cercatori di asparagi, una specie
che cresce meglio dopo il passaggio del fuoco. La legge vieta per lunghi anni
qualsiasi tipo di attività nelle aree percorse dal
fuoco. Mancano però i controlli per garantire il rispetto di queste regole.