Tagli del Governo, scompaiono 11 Comuni, la parola ai
sindaci: "Non siamo noi lo sperpero dello Stato!"
Weblogtv, 14 agosto 2011
Renato Casella
Zona (Giano Vetusto) e De Simone (Roccaromana):
"Non siamo noi a far crescere la spesa pubblica."
A rischio anche la società della Provincia “Terra di
Lavoro”
Non sono i piccoli Comuni a causare i buchi nella finanza
pubblica: così si possono sintetizzare i commenti degli amministratori
interessati sulla previsione di accorpamento
introdotta dalla manovra del Governo per i centri con meno di mille abitanti.
Va poi ricordato che è prevista la soppressione degli enti strumentali con meno
di settanta dipendenti: sembra la fine per la società della provincia “Terra di
Lavoro”, che rientra in questo ambito.
In Terra di Lavoro sono undici i Comuni destinati a
scomparire: Roccaromana, Fontegreca,
Giano Vetusto, San Gregorio Matese, Tora e Piccilli, Valle Agricola, Ciorlano,
Gallo Matese, Letino, San Pietro Infine e Rocchetta e
Croce.
“Non credo che questa manovra risolva i problemi
dell’erario pubblico - dichiara in proposito il sindaco di Giano Vetusto
Antonio Zona - i piccoli comuni sono gli unici a chiudere il bilancio in
attivo. Il vero problema sono i grandi centri, che hanno buchi enormi nelle
loro finanze. Nei piccoli centri c’è un rapporto molto diretto fra
amministrazione e cittadinanza che permette un’ottimizzazione
delle risorse. Pensiamo alla raccolta dei rifiuti: fino a quando è stata
delegata ai singoli Comuni, non ci sono stati problemi, quando è stata
centralizzata è iniziato il problema dell’immondizia”.
Nel caso che la riforma venga confermata, si potrebbe
pensare a un accorpamento fra Giano e Rocchetta e Croce, che insieme
supererebbero i mille residenti: “Spero che prevalga - osserva Zona - il
criterio dell’omogeneità. Se Giano Vetusto fosse accorpato con Rocchetta
andrebbe bene, sono paesi con le stesse esigenze. Se invece fossimo unificati
con Pignataro Maggiore o Calvi Risorta, la nostra autonomia sarebbe stravolta”.
L’amarezza traspare dalle parole di Anna
De Simone, primo cittadino di Roccaromana, paese che
non supera i mille residenti per poche unità: “Si dimostra di non conoscere la
realtà e le difficoltà dei piccoli Comuni. Non siamo noi la grande spesa dello
Stato, lavoriamo in economia e cerchiamo di operare senza indennità per gli
amministratori. L’accorpamento è una decisione molto
forte che non tiene conto del nostro lavoro”.
E’ ancora presto, nota la De Simone,
per decidere sulle ipotesi di accorpamento, ma in ogni caso “vanno scelti
criteri più idonei a rendere questo cambiamento quanto meno doloroso possibile.
Ma spero che si torni indietro: altrimenti si
distruggeranno identità culturali, storiche e geografiche”.