IL GRUPPO
ARCHEOLOGICO VISITA OLEVANO
Gazzetta di Caserta, 17 luglio 2011
CS
Una delle più belle e suggestive
meraviglie d’Italia. Un monumento imponente e straordinario, (il monastero
rupestre di Olevano sul Tusciano
(Sa) detto anche la “Caverna delle sette chiese”. Una Grotta intitolata
all'Arcangelo S. Michele (protettore dei Cristiani contro i saraceni nel IX secolo) che si estende per un chilometro all’interno
del monte Raione e la sua altezza raggiunge i
quaranta metri. Sembra di trovarsi in un luogo incantato, d'altri tempi.
Di esso infatti parlano il “Cronicon Salernitano” nell’867 ed
il famoso "Cronicon Volturnense"
del monaco Giovanni nell’819. Un luogo costruito appunto dai monaci
appartenenti ai benedettini di S. Vincenzo al Volturno (qualcun altro pensa
addirittura a monaci Basiliani di provenienza
orientale) nel IX-X secolo. Un luogo
dal freddo pungente e buio, dove è possibile penetrare solo con le lampade
elettrice.
Qui l'8 maggio di ogni anno,
salgono in ventimila e qui ieri si sono recati in visita anche i soci dell'Archeoclub Cales, guidati dal presidente Mesolella. Anche
per vedere se gli straordinari affreschi del X secolo
hanno qualche affinità con quelli caleni delle Grotte dei Santi e delle Fornelle. Una serie impressionante di affreschi
infatti si confonde all'interno dell'imponente grotta, sui muri di ben sette
chiese, che qualcuno vuole fossero “Martirya”, dedicati
ai Misteri di Cristo.
La visita, stante l’inaccessibilità del sito, chiuso dalla
Soprintendenza, è stata possibile grazie al preside Don Andrea Cerrone, al dottor in Beni culturali
Vittorio di Cunzolo, al sindaco di Olevano, avv. Adriano Cianci e all’agente di polizia
municipale Ernesto la Francesca che hanno guidato i soci caleni all’intemo dell’inaccessibile monumento, dove si intravedono
almeno cinquanta affreschi tra i quali quelli rappresentanti la “Traditio Legis et Clavium" con S. Pietro e
Paolo mentre Gesù calpesta il leone ed il serpente
(il diavolo e l'eresia ariana) e consegna a S. Pietro le chiavi e a S. Paolo il
rotolo della legge; poi S. Giovanni e l’agnello, Maria Regina in trono, S.
Giovanni Battista e l’Evangelista.
E poi ancora una lunga serie di affreschi,
a destra e a sinistra, quasi a ripercorrere per intero la "Bibbia Pauperum”, con rappresentate l'Annunciazione, la
Visitazione, la Natività, il Battesimo di Cristo, la Presentazione di Gesù al tempio, S. Benedetto, S. Scolastica, S. Placito, S.
Vito, S. Anastasio e Ario di fronte a Costantino, la Crocifissione di S.
Pietro, la Crocifissione di Cristo (con gli occhi aperti, ed il volto tranquillo,
serafico) e tanti altre figure di devozione.
Gli affreschi, ha spiegato il dott. Cunzolo,
secondo l’autorità del Beting, sono di origine longobarda beneventana
ed in essa si ritirò il grande papa Gregorio VII come ancora oggi testimonia il
cosiddetto “Giardino del papa", che si trova all'esterno della grotta dove
sono state scoperte anche alcune tombe di monaci con la testa rivolta all'antro.
All’interno della rande cavità, disegnata da candele
di alabastro, si procede lungo un chilometro di strada in salita, per un
sentiero sconnesso bagnato e al buio, solo guidati dalla luce delle torce.