ANTICHE
PREGHIERE CALENE CON ARCHEOCLUB
Gazzetta di caserta, 13 giugno 2011
Un gruppo di lavoro dell’Archeoclub
di Calvi Risorta, guidato dal presidente Paolo
Mesolella, ha svolto un lavoro di ricerca su antiche preghiere, tramandate
oralmente dal Medioevo fino ai nostri giorni e le ha riprodotte in lingua
corrente.
Particolarmente interessante il 'Responsorio
e Verbo di Dio” che viene recitato in maniera diversa a seconda da quale paese proviene,
ma il contenuto finale è lo stesso. Così il gruppo dell'Archeoclub
“Cales”, girando nei paesi di Terra di Lavoro, ha intervistato anziani signori
alla ricerca del "Responsorio e Verbo di Dio".
La preghiera, essendo tramandata oralmente, ha subito delle variazioni, così il gruppo ha scelto come
versione più vicina all’originale quella recitata a Rocchetta e Croce. Il piccolo
borgo è stato per centinaia di anni come una famiglia
allargata e solo nell'ultimo secolo c'è stata ‘contaminazione’
con altre genti dei paesi sottostanti.
Nell'antico borgo montano si ritiene che si siano
rifugiati gli abitanti dell’Antica Cales quando i Saraceni abbandonarono quelle
terre che avevano a lungo occupate. Il responsorio è una forma molto antica di divinazione popolare, un tempo praticata per avere
risposte sui quesiti in pena, per avere notizie su figli partiti e non ancora
tornati, per grazie e miracoli. Viene invocata l’intercessione
di un Santo, della Madonna o di entrambi. Il Responsorio studiato veniva recitato in seguito alla liberazione del Papa Martino
(Santo Nasso) imprigionato dall’imperatore Costante
II di Bisanzio, nel 653 d.C.,
proprio nell'isola di Nasso, in Grecia.
Tramandato oralmente per 40 generazioni, in diverse
varianti, è ancora molto diffuso nell’Italia meridionale. Sopratutto
nei paesi toccati dalla via Appia dove il papa
fu volutamente mostrato prigioniero dall’imperatore, durante il passaggio che
da Roma l'ha portato a Brindisi, prima di essere imbarcato per l’isola greca. Il
Papa restò prigioniero circa un anno nell’isola, però la notizia dell’arresto
del Papa si diffuse in tutta l’Italia Meridionale e divenne oggetto di
preghiere.
Alla sua morte, il Papa per ricambiare le preghiere
ricevute, divenne oggetto di culto per i molti miracoli dovuti alla sua
intercessione. E’ tuttora venerato come santo sia dai cattolici che dagli
ortodossi. La preghiera è raffigurata in diversi dipinti bizantini come la
raffigurazione di San Giovanni Evangelista insieme a S. Elena nella famosa
Grotta dei Santi abbandonata nell’area dell'Antica Cales.