CROLLA UNA PARTE DELLA CINTA MURARIA DELL’ANTICA CALES

 

Il Mattino, 19 marzo 2011

 

Elio Zanni

 

Maltempo e danni al patrimonio archeologico dell’Alto Casertano, a Calvi Risorta viene giù una parte della cinta muraria dell’antica Cales. Il crollo è visibile dal ponte in ristrutturazione che divide, in maniera naturale, il demanio caleno dal comune di Pignataro Maggiore. Ma solo utilizzando la strada che conduce all’antica Cales è possibile rendersi conto della portata dell’evento che ha colpito la cinta muraria.

 

Il problema è che adesso, tra gli esperti interpellati, c’è chi teme che le infiltrazioni d’acqua abbiano già compromesso la stabilità dei tratti residuali dell’enorme manufatto che nelle sue stratificazioni, con i mattoni aggregati da malte differenti e per lughi tratti di diversa grandezza e colorazione, ha resistito e ripercorso le diverse epoche che caratterizzano la zona archeologica: dall’aurunca all’etrusca, dalla latina alla sannita. Il crollo, secondo le informazioni assunte sul posto, dovrebbe risalire a una decina di giorni fa ma la notizia è stata diffusa solo ieri mattina.

 

Sul posto si sono già recati gli esperti dell’ufficio archeologico di Calvi Risorta con in testa il direttore Enrico Angelo Stanco dell’Ufficio beni archeologici di Alife, organo distaccato della soprintendenza beni archeologici di Salerno. Per ragioni di sicurezza l’area è stata circoscritta, anche se per accedervi sarebbe necessario percorrere via Forme e varcare il cancello di una proprietà privata. Ora la cinta muraria sarà certamente oggetto di verifiche, anche perché la presenza dell’enorme mole non è da attribuire a mere esigenze di fortificazione del sito, ma svolgerebbe (come è facile ritenere osservando dall’alto la situazione) funzione di contenimento dell’enorme blocco tufaceo sulla cui sommità, questo è il punto, è ubicato il Teatro caleno.

 

I residui tratti ancora in piedi della cinta muraria sono forse l’elemento meno curato e più nascosto dell’intero patrimonio archeologico caleno che comprende avanzi dell’Anfiteatro, ruderi di Terme e di un raro edificio termale, la cavea del Teatro stesso, i resti di un Tempio. Discorso a parte per i ruderi di monumenti sepolcrali che, strano ma vero, con la loro altimetria giocherebbero forse un ruolo essenziale nella decodificazione delle logiche architettoniche legate all’ubicazione delle necropoli circostanti; ad eccezione di quella recentemente scoperta sulla via Casilina, in tenimento di Teano.

 

Ora, il futuro di quel che resta della cinta muraria che ha subito il medesimo destino di abbandono e cannibalizzazione per riuso edile in tempi recenti, come gran parte degli edifici storici dell’alto casertano, è legato proprio alla comprensione da parte dei contemporanei della sua originaria funzione, che non è di ornamento o fortificazione (come nel Medioevo avvenne per l’arce della città antica sulla quale fu poi fondata la Cattedrale romanica di San Casto nel XI secolo e quindi il castello Aragonese), ma di contenimento e tenuta di tutto il prezioso patrimonio archeologico dell’antica Cales.