Pignataro Nuova, 29 gennaio 2011
Dal consorzio Ce 4
al commissariato straordinario per i rifiuti in Campania, il tramonto di un
funzionario bipartisan sulla cui "storia" vi sono
ancora atti secretati.
L'inchiesta che ha
portato all'arresto del prefetto Corrado Catenacci, dell'ex braccio destro di
Guido Bertolaso, Marta di Gennaro, dell'ex direttore generale del ministero
dell'Ambiente, Gianfranco Mascazzini, ha travolto
anche Claudio De Biasio, funzionario del chiacchieratissimo consorzio Ce 4
prima e del commissariato per l'emergenza dei rifiuti in Campania poi. L'uomo
originario di Calvi Risorta, infatti, è tra i
quattordici funzionari pubblici e gestori di impianti di depurazione, colpiti
da provvedimenti restrittivi nell'ambito dell'inchiesta denominata "Marea
nera", dal colore che assunsero le acque del Litorale Domitio e non solo
dopo lo sversamento in sette depuratori non idonei di percolato prodotto nelle
discariche e negli impianti di trattamento di rifiuti solidi urbani campani.
L'inchiesta è partita anche dalle fotografie scattate nella discarica di
Villaricca da un carabiniere che è stato già protagonista dell'inchiesta
"Rompiballe". Il percolato che straripava dallo sversatoio nell'area giuglianese zampillava verso l'altro, mentre la massa
liquida era a pochi centimetri dal bordo della discarica.
Le indagini
condotte anche con l'ausilio delle intercettazioni hanno portato all'emissione
di 14 provvedimenti restrittivi: otto per la custodia cautelare in carcere,
notificati a Claudio De Biasio, già coinvolto in altre inchieste sul tema
rifiuti, Lionello Serva, Giovanni Melluso, Generoso Schiavone, Antonio Recano, Vincenzo Mettiver e Antonio Tammaro, questi ultimi
due gestori di impianti di depurazione; sei ai domiciliari, notificati a
Catenacci, Di Gennaro, Mascazzini, al direttore del servizio Ecologia della
Regione Mario Lupacchini, e a due gestori di impianti, Errico Foglia e Gabriele
Di Nardo. Sono state iscritte nel registro degli indagati 38 persone, tutte
legate a strutture commissariali nel periodo tra luglio 2006 e il dicembre
2009, anni in cui si sarebbero commessi, secondo l'accusa, reati di associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti,
varie fattispecie di falsità ideologiche in atto pubblico, truffa ai danni di
enti pubblici e disastro ambientale. Tra queste l'ex
presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, l'ex suo capo della
segreteria politica Gianfranco Nappi e l'ex assessore regionale Luigi
Nocera.
A partire dal 2006
- dopo la risoluzione del rapporto tra Regione e Fibe Impregilo - per la
gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti, il percolato proveniente da
discariche e impianti campani fu conferito in assenza
di autorizzazioni a depuratori inadeguati, determinando un disastro ambientale,
attraverso la complicità di soggetti privati e pubblici, "controllati e
controllori", con false dichiarazioni e attestazioni pubbliche.