I CASALESI PREDATORI D’ANTICHITA’

 

Gazzetta di Caserta, 26 gennaio 2011

 

Gianni Del Monte

 

L’operazione anticrimine denominata RO.Vi.Na. ha evidenziato, principalmente, due importanti aspetti. Uno, la grave assenza della Soprintendenza e quindi dello Stato che, per assenza di risorse economiche, ignora vastissime aree ricche di reperti archeologici. Si negano così importanti risorse che potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo economico di intere zone. L'altro aspetto messo in luce dall'azione dei carabinieri è l'interesse di bande organizzate e probabilmente gestite dalla malavita organizzata, verso i tesori dell'antichità che diventano un buon canale per arricchire le casse della mafia. I ladri di antichità non portano via solo i tesori ma derubano la gente anche della propria storia, della propria identità.

 

L’operazione di Bardi

Tre arresti, operati dagli uomini del maresciallo Bardi, nel marzo del 2009, avrebbero fornito un contributo determinante allo sviluppo delle indagini che hanno condotto all'operazione Ro.vi.na. I tre casalesi arrestati in quella circostanza - Filippo Palma, Salvatore Zara, Luigi Caterino - sono infatti rientrati anche nell'operazione condotta a termine l'altro giorno dai carabinieri del nucleo tutela e patrimonio. L'operazione di quella notte permise ai militari dell’arma di Sparanise di bloccare e arrestare tre persone e di sequestrare una enorme quantità di materiali archeologici. Tutti reperti che erano scavati poche ore prima nei siti archeologici di Teano e Riardo e Calvi Risorta.

 

Stavano depredando la necropoli di Riardo i tre tombaroli arrestati dai Carabinieri di Sparanise l'altra notte. Tutti sono residenti a Casal di Principe e sono stati trasferiti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. Nella loro auto sono stati rinvenuti 8 vasi in terracotta, alcune statuine votive e monete d'oro ancora sporche di terra, che avevano appena ritrovano in una tomba. Tutti i reperti sono stati consegnati alla sovrintendenza ai beni archeologici di Caserta.

 

L’antica Cales

Da decenni le rovine dell'antica e opulenta città calena sono sistematicamente depredate.  Così come vengono scavati e saccheggiati tanti altri siti meno noti dove i ladri d'antichità scavano senza essere disturbati.

 

Il tempio di Monte Grande

Il sito archeologico posto lungo il versante ovest del Monte Maggiore, al confine con il comune di Teano, dopo un breve intervento della Soprintendenza, è stato abbandonato a se stesso. Un regalo perfetto per i tombaroli che non si sono fatti pregare che hanno devastato ogni cosa.