TOMBAROLI: ARRESTATA LA BANDA CHE DEPRETAVA CALES

 

Gazzetta di Caserta, 22 gennaio 2011

 

Gianni Del Monte

 

L’operazione “Ro.vi.na." conferma i sospetti che la criminalità organizzata ha sistematicamente saccheggiato le aree archeologiche casertane. L’antica Cales, per decenni è stata sotto lo scacco dei ladri d'arte. Poco tempo fa fu smontata e rubata parte della recinzione in alluminio che proteggeva il sito archeologico dell’antica Cales.

 

Una lunga lista di episodi che pone in evidenza l'assenza di efficaci controlli a salvaguardia dei beni archeologici. Assenza di controlli che permette ai ladri di agire con tranquillità. Così, nel 1997 vennero trafugate alcune colonne che facevano parte di una grande struttura templare, o probabilmente un grande santuario, sul fianco orientale del sistema dei fossati difensivi che, ancora oggi, cingono la struttura urbana.

 

Due anni prima, nella primavera del 1995, era stata interamente saccheggiata una piccola necropoli, tardo antica, contigua alle strutture che - secondo l’archeologo Werner Johannowsky - apparterrebbero ad un complesso abitativo greco. Un quartiere interamente abitato da sacerdoti addetti ai riti sacri che si tenevano nei pressi dei due pozzi sacri rinvenuti a pochi metri dal ponte   dell’autostrada A1.

 

La zona sacra di probabile pertinenza ellenistica, venne saccheggiata nel 2001: i pozzi usati per la phialomanteia (la lettura di fondi di fiala all’interno dei pozzi stessi) furono obliterati con due grandi massi, dopo l'esplorazione clandestina delle cavità scavate fino a dodici metri. Un lavoro durato molti giorni senza che nessuno riuscisse ad intervenire. 

 

La risposta della Procura

Il blitz condotto dai carabinieri del nucleo tutela e patrimonio è sicuramente una validissima risposta per contrastare un fenomeno - quello dei tombaroli - che ultimamente sembrava inarrestabile.

 

Il tesoro recuperato

520 reperti archeologici di diversa natura, tra cui crateri a calice e a volute, skyphos, Kylix, gorgoni, satiri e protomi femminili. 1000 frammenti; 31 reperti falsi; 20 monete antiche; 3 metal detector. Sei spilloni (strumenti che servono, come si è detto, a sondare la cavità delle tombe) il tutto per un valore complessivo di circa 750.000 euro. Le consulenze tecniche sui beni sequestrati nel corso delle indagini hanno evidenziato la grande rilevanza archeologica di molti dei reperti recuperati, sia per le qualità artistiche, sia per l’unicità delle decorazioni e la raffinatezza dei materiali impiegati, tra cui figure nere del VII secolo a.C.

 

Un'anfora a figure rosse del IV secolo a.C., 50 monete, una statua di bronzo alta 60 cm.