Calvirisortanews, 21 novembre 2010
Vito Taffuri
Preso a Fiumicino (Roma) ieri
mattina, l’ultimo uomo dei 19 della banda dell’operazione Top Car 2. Si tratta di Abdnour Belhadi, di nazionalità
algerina, un’azione a distanza, nella quale è stata parte attiva la stazione
dei carabinieri di Calvi Risorta con al vertice il comandante Massimo Petrosino
e il maresciallo Rosario Monaco. L’uomo faceva parte della banda delle persone
coinvolte nel vasto traffico internazionale di auto di
grossa cilindrata (Mercedes, BMW, Chrysler,
Mitsubishi, Toyota) rubate
e poi esportate clandestinamente nell’estero.
L'operazione scattò dopo una lunga serie di indagini
svolte nel corso degli ultimi due anni dai militari caleni. Naturalmente e per
ovvi motivi logistici e organizzativi a coadiuvare l’operazione fu allora il
comandante della compagnia carabinieri di Capua, il Capitano Francesco Conte,
senza contare che per la messa in pratica degli arresti sono stati coinvolti i
carabinieri di diverse altre stazioni, da Teano con il comandante Augusto Proietti a Vairano Patenora con Lucio Campanile; tanto solo per citare due
esempi.
Gli uomini della Benemerita hanno dovuto fronteggiare la banda - che secondo gli investigatori agiva con il benestare di
affiliati al clan dei casalesi - era capeggiata da un nomade di origine slava, Bodzivar Adzovic, finanziatore
dell'acquisto, da ricettatori dislocati in più parti del territorio nazionale,
di autovetture di lusso che venivano, poi, rimesse sul mercato e vendute in
Italia, in Spagna, Germania e Marocco.
Nel corso dell'operazione sono stati individuati oltre 40 veicoli riciclati
dall'organizzazione, dieci dei quali sequestrati dai carabinieri in Italia e
altri quattro sequestrati dalla polizia tedesca su segnalazione dei militari di
Calvi Risorta. Per portare a termine l’operazione gli inquirenti hanno attivato
intercettazioni telefoniche ambientali, appostamenti e pedinamenti, che hanno
permesso di scoprire un’organizzazione inaspettatamente preparata con sistemi
anche sofisticati per il furto e la ricettazione delle
automobili, che spesso - dopo l’alterazione del numero di telaio - venivano
dotate di nuove targhe e documenti di circolazione rubati, sui quali venivano
riportati i dati di veicoli inesistenti, oppure regolarmente circolanti.