Il Mattino, 16 ottobre 2010
Elio Zanni
Foto e video di minorenni, bambini e soprattutto bambine,
sottoposti ad abusi sessuali e poi diffusi su internet a favore di una rete di
pedofili, probabilmente in cambio di soldi.
Le indagini sono ancora in corso, ma proprio questi elementi nascondevano e
adesso custodiscono, secondo gli inquirenti della Procura di Napoli, gli hard-disk dei cinque computer sequestrati a casa di A.G., 42 anni originario di
Calvi Risorta e residente a SPARANISE, già arrestato a febbraio.
Il protagonista di questa squallida vicenda, infatti,
soprannominato il «mostro caleno» è in carcere per decisione dei giudici del
tribunale di Santa Maria Capua Vetere che appena lo scorso 27 febbraio lo
condannarono, per aver abusato della figlia minore, a nove anni con tanto di
pene accessorie: interdizione dagli uffici pubblici e perdita della patria
potestà.
Così è lì, nella struttura detentiva di Poggioreale,
che si è dovuto recare, ieri mattina, il comandante della stazione dei
carabinieri di SPARANISE, Pierfrancesco Bardi, per la notifica della custodia
cautelare sulla scorta della nuova accusa che parla di possesso dei file pedopornografici, si
presume consapevolmente procurati.
E non è finita. Infatti, le ricerche dei tecnici si
sposterebbero adesso sulla possibilità che il muratore di SPARANISE abbia potuto realizzare in proprio alcuni di quei video che
riprendono minorenni. Altre tessere di un orrendo mosaico che emerge dall’ambiente ovattato e apparentemente tranquillo di
uno dei paesini, per altri versi pieni di virtù, dell’Alto Casertano.
Una brutta storia che ha un solo risvolto da
sottolineare: la forza dimostrata da quella stessa ragazza, oggi maggiorenne,
che ebbe il coraggio, la prima volta a ottobre del 2009, di denunciare il
genitore.