SGOMINATO
A LUCCA GRUPPO DI PROSTITUTE DOMINICANE
Lucca,
12 ottobre 2010
La 2°
Sezione della Squadra Mobile - che si occupa dei reati contro la persona e di
tipo sessuale – ha scoperto un sodalizio criminale, composto da
cittadini italiani e dominicani, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina, falso in atto pubblico e di sfruttamento della prostituzione.
Tutto
nasce da un esposto presentato in Questura da alcuni condomini di due
appartamenti, uno in centro storico e l’altro a S. Anna; in entrambi gli
esposti, i cittadini segnalavano la presenza di avvenenti
sudamericane, che si avvicendavano, in media a cadenza mensile, nell’occupare i
due appartamenti con altre loro concittadine; le donne evitavano il più
possibile, anche utilizzando vistosi occhiali e tingendosi i capelli con colori
improbabili, di essere viste in faccia. Gli esponenti lamentavano un via vai di uomini specie nelle ore pomeridiane e addirittura cigolii
dei letti e gemiti di piacere.
In
entrambi i casi era evidente che trattavasi
di case d’appuntamento, anche se è necessario dimostrare che le prostitute
vengono sfruttate da qualcuno che le costringe a versare parte dei ricavi,
altrimenti non è configurabile alcun reato. Gli investigatori hanno attenzionato entrambe le abitazioni, rilevando che
effettivamente erano frequentate da maschi adulti, alcuni dei quali convocati
in Questura hanno dovuto ammettere che, per cifre oscillanti tra i 50 ed i 100
euro, avevano consumato rapporti sessuali con prostitute contattate dopo aver
consultato annunci su internet ovvero sui giornali quotidiani.
La
complessa attività investigativa ha consentito di individuare nello specifico
una 26enne originaria della Repubblica dominicana, madre di un bimbo in tenera
età lasciato ai nonni in patria affinché lo accudissero, che in un sobborgo di
S. Domingo è stata contattata da una conoscente che le
ha offerto la possibilità di stipulare un “matrimonio di convenienza” con un
italiano, per ottenere il permesso di soggiorno e poter lavorare in Italia.
Spinta dalla necessità di sfamare la famiglia, la donna accetta e viene raggiunta da un italiano, con cui contrae matrimonio
(ovviamente solo all’apparenza) nel suo villaggio e, dopo aver espletato le
dovute formalità, raggiunge a Torino.
Qui l’uomo,
che in realtà è tossicodipendente ed ha ricevuto alcune migliaia di euro da un pregiudicato torinese 52enne per prestarsi al
gioco, non ne vuole sapere della donna, che peraltro viene minacciata e
costretta a prostituirsi per ripianare il debito di circa 12.000 euro che
doveva alla sua conterranea, che aveva anticipato le spese per il finto
matrimonio ed il viaggio. Dopo le iniziali reticenze la
donna si fa convincere a prostituirsi dapprima nella città piemontese e poi a
Lucca, che raggiunge su indicazione di una connazionale che aveva stipulato il
contratto d’affitto di entrambe le abitazioni lucchesi.
Dopo
essere stata trovata nell’appartamento ed ascoltata in Questura, le viene spiegata la possibilità di denunciare i suoi
sfruttatori e sottrarsi dal turpe giro di prostituzione in cui era finita; la
donna viene convinta dalle poliziotte ed affidata ad una associazione di
volontarie, che ne ha curato la protezione ed il reinserimento sociale.
La
deposizione della donna ed i complessi riscontri
probatori raccolti dalla Polizia hanno consentito di denunciare alle Procure di
Lucca e di Torino: J. M. di 31anni, il finto marito torinese della 26enne; A.T., 52 anni, l’altro torinese
che ha pagato il primo per simulare il matrimonio di comodo; le due maitresses dominicane, entrambe 32enni e
residenti tra Pisa e Livorno, a loro volta prostitute
ed evidentemente in contatto con i passeurs
torinesi, che sfruttavano “il lavoro” della 26enne facendosi pagare a caro
prezzo sia l’ospitalità che gli annunci sui media; infine la quinta
compartecipe, la donna dominicana in contatto con l’italiano 52enne e le due
dominicane 32enni, che aveva arruolato in patria la denunciante prospettandole
ingannandole con false promesse di matrimonio e sistemazione.