CAPEZZUTO
NEL 2002 INVITAVA ALLA RIVOLTA SOVIETICA CONTRO CAPARCO PERCHÉ GLI AVEVA
RITIRATO LE DELEGHE: OGGI GLI FA DA CONSIGLIERE DI FIDUCIA. ECCO IL DOCUMENTO
SENZA VERGOGNA
Calvirisortanews, 20 agosto 2010
Salvatore Minieri
Prendiamone atto: questa maggioranza si regge su persone
che fino a qualche mese fa dicevano peste e corna di Caparco. Lo trattavano male, su di lui inventavano nomignoli infamanti e
ridicoli, se non addirittura grotteschi e al limite del codice penale.
Gli esempi sono davvero tantissimi. Da Silvestro Mele, capocorrente degli ex nemici di Caparco, oggi diventati
miracolosamente peones raccattapalle del sindaco.
Quello stesso sindaco che il capostipite dei folgorati sulla via per Damasco,
Mele, appunto, definiva l'Orco Caleno, apostrofando i parenti di Caparco con
epiteti da scurrile saga medievale: Don Delinquente e, udite udite, Malandrinus.
Sembrano i gotici personaggi usciti da un romanzo di Umberto
Eco, invece sono le proiezioni mentali contro Caparco delle stesse persone che
oggi proteggono il sindaco anche fisicamente, tutti vestiti Volta &
Gabbana. Una sorta di guardia personale, roba da basso Impero
e pretoriani che fanno ala intorno al loro capo: basta guardarli per strada
quando si uniscono in un corpo paramilitare.
Mele al fianco (inventore degli epiteti da codice penale contro i Caparco),
Martino sul lato destro (quello che si faceva dare incarichi professionali da
Zacchia e parlava malissimo di Caparco e della sua famiglia), Lello De Vita che
oggi aspetta un posticino da vicesindaco ma nel
febbraio del 2009 parlava di Caparco come di una "zappa senza alcuna
cultura umana e politica".
Poi, arriva il capolavoro delle retromarce, il signore supremo dei cambi di
rotta, l'uomo dalla giacchetta multicolor che manco Armani potrebbe lanciare nelle sfilate: Antonio Capezzuto. Sì, Capezzuto, quello
che fino a due ore prima della candidatura di Caparco a giugno 2009 ci diceva
che "con quel candidato sindaco, non vincete nemmeno il tressette… ma non
vi vergognate?".
Evidentemente la vergogna, che noi effettivamente proviamo da qualche mese, non
fa alcuna impressione alla dignità di Capezzuto. Sembra un personaggio da operetta con i suoi
boccoli argento e la sua opportunistica simpatia per Caparco, una versione
paesana del capitano Pinkerton di Madama Butterfly quando diceva: "…non so con chi star a causa
del mio focoso ardor…". Operetta, altro che consiglieri del sindaco.
Capezzuto è per Caparco, quello che Capezzone è per Berlusconi: praticamente fa da cassetta della posta al sindaco di Calvi,
dopo averlo appellato in tutti i modi (alcuni non vogliamo nemmeno ripeterli
per paura di querele indirette) e dopo aver scritto una lettera che, come
potete vedere al lato di questo articolo, invitava addirittura alla rivolta
violenta contro Caparco, definito quasi un Caudillo sudamericano .
Oggi, invece, Capezzuto svolge ed integra la funzione
e la finzione che dovevano essere appannaggio di Silver Mele: occuparsi degli
organi di distrazione (e non di comunicazione, come Caparco fa credere ad
entrambi) per tenere buoni i caleni mentre in Comune si fanno cose che è meglio non pubblicizzare tanto.
Insomma a Capezzuto, da qualche mese, viene affidato il compito di rilasciare interviste e
ridicole precisazioni di prammatica: riempire con delle chiacchiere, come fanno
anche Mele e De Vita, il terribile vuoto politico della maggioranza caparchiana.
Solo nel 2002, Antonio Capezzuto subiva la sorte che
ha dovuto scontare qualche settimana fa Giovanni Marrocco: gli veniva ritirata la delega di vicesindaco. Il risultato?
Basta scaricare la lettera che vedete di fianco per
sbudellarvi dalle risate.
Otto anni fa, Capezzuto scriveva che Caparco era la
negazione della democrazia, un brutale dittatore privo di scrupoli (lo ha
scritto proprio Capezzuto), addirittura lo dipingeva
come un feroce egoarca capace di ogni
nefandezza sulla pelle della democrazia politica: "Le scelte del sindaco
hanno fatto il loro tempo", scriveva Capezzuto
di concerto con Claudio Ventriglia, con la differenza che oggi Ventriglia non
fa da cavalier servente a quello che Capezzuto definiva uno che operava "con tracotanza e
spirito di sopraffazione, uno che offende il ruolo politico di noi tutti e la
dignità personale".
Cacchio che paroloni! Caspita che verve muscolare! Quando
Caparco ha tolto la delega a Marrocco, invece, Capezzuto
è stato zitto come un siculo dopo il terremoto alle Eolie. Pare abbia solo detto: "Minchia!",
niente a che vedere con la vibrante e sferzante lettera scritta nel 2002 per
far luce sul malmostoso e perfido Caparco. Insomma,
oggi Caparco si regge su Mele, Martino, Capezzuto e
altri mercanti accorsi carponi nel tempio della ricotta a buon prezzo.
Gente che odiava il sindaco fino a definirlo in modi
che nemmeno noi che non siamo in piena armonia con Caparco, ci permetteremmo
mai di usare. Oggi fanno da bodyguard, da mastini
addomesticati in difesa del sindaco: portalettere, raccattapalle, peones in cerca di identità e di
posti, comparse da operetta, dilettanti sbaragliati già da tempo.
Questa è la squadra che amministra Calvi oggi. Come dicevamo, Caparco, Capezzuto e Capezzone condividono gli stessi destini e le stesse
lettere iniziali dei cognomi: CAP, appunto. Cosa
significa? Ci sono tre scuole di pensiero. La prima: Come Ammazzare la
Politica. La seconda: Cambiare Appena Possibile (come fanno Capezzuto, Mele, Martino ed altri) e la terza ma più
accreditata corrente di pensiero che in quel CAP legge: Cari Amici Pagnottisti. Auguri Calvi.