INCENDI BOSCHIVI: UFFICI TECNICI COMUNALI FINISCONO SOTTO ACCUSA
Gazzetta di Caserta, 19 agosto 2010
Gli uffici tecnici comunali non attuerebbero - in maniera
certosina - le norme che regolano il catasto degli incendi. Così, vaste aree
distrutte dal fuoco, risultano invece ancora boscate.
Una carenza che favorisce i criminali
che ogni anno appiccano le fiamme che poi distruggono centinaia e centinaia di
ettari di bosco. Gli incendi che la scorsa estate hanno devastato la catena montuosa
del monte Maggiore, non sono stati censiti e segnalati come impone la legge.
Degli oltre cento roghi che la scorsa estate hanno distrutto centinaia di ettari di boschi e macchia mediterranea, solo uno risulta
finora censito. Così le aree, percorse dal fuoco, che dovrebbero essere tutelate
e su cui per i primi dieci anni è vietata qualsiasi tipo di attività,
continuano a subire danni.
Protestano le associazioni ambientaliste che lo scorso settembre
avevano chiesto — senza ottenere risultato — la
chiusura della caccia sull'intera catena montuosa. Una chiusura necessaria,
secondo gli ambientalisti, per evitare che la fauna, dopo un'estate di fuoco e
di siccità, subisse, attraverso la caccia, un ulteriore
danno. Non solo, evidenziano le associazioni, la caccia non è stata chiusa, ma
l'ufficio provinciale del settore caccia e pesca continua a rilasciare i
permessi per le battute anche in quelle aree percorse dal fuoco. Di fatto,
degli oltre cento incendi che la scorsa estate hanno devastato gran parte della
catena montuosa del Montemaggiore, che segna l'inizio dell'Alto Casertano,
solo uno di essi, quello relativo a Monte Vetrine, è stato censito - dal corpo
forestale dello Stato - agli uffici provinciali competenti.
La legge parla chiaro e richiama i cacciatori al rispetto
delle regole: "la legge-quadro in materia di
incendi boschivi del 2000, vieta per dieci anni, l'esercizio della caccia e del
pascolo nelle zone boscate percorse dal fuoco. Ne
deriva che l'esercizio di caccia in dette zone, anche se comprese fra quelle appositamente individuate dalla competente Amministrazione
Provinciale e ancorché autorizzate dalla stessa, alla luce della normativa
vigente è illegale.
Intanto ieri altri roghi lungo il Montemaggiore.
I luoghi percorsi dal fuoco sono sempre gli stessi. Ogni anno, sistematicamente, il fuoco torna a percorrere Monte Grande,
Monte Curicuzzo e Monte Demonio. Decine e decine di ettari di bosco e di macchia mediterranea vanno in fumo.
I cespugli e le piante che durante la primavera hanno rimboscato i pendii,
diventano cenere. Nessun dubbio sull'origine dolosa delle
fiamme, che ogni anno divorano aree un tempo ricoperte di verde lussureggiante.
Gli interessi che possono armare
la mano del criminale che accende la miccia, sono molteplici e ognuna rappresenta,
per le menti malate, un valido motivo. Le colline comprese fra Calvi e Rocchetta sono un importante punto di passaggio degli uccelli
migratori. I cacciatori che amano sparare a questo tipo di selvaggina, durante
il periodo invernale, amano avere un suolo pulito, senza cespugli,
spine o quant'altro possa determinare
'fastidio'.
Non a caso, sui luoghi percorsi dal fuoco - nonostante la
leggi lo vieti — la caccia è praticata in maniera costante e massiccia. Nella
zona di Calvi Risorta esistono vere e proprie bande organizzate che si dedicano
- purtroppo tutto l’anno - alla caccia di frodo. Lo fanno alla luce del sole,
con spavalderia. Preferiscono abbattere i cinghiali (senza distinzione fra
femmine gravide e lattanti, maschi o cuccioli). Tuttavia
non disdegnano cacciare di frodo anche altre specie.
Per loro una montagna troppo folta e impenetrabile diventa
un grosso problema. Ecco perché il fuoco nei boschi può
diventare un amico. Le zone percorse dal fuoco - Monte Grande, Monte Curicuzzo e Monte Demonio, sono aree ricche di asparagi che nascono e crescono meglio su un terreno
percorso dal fuoco. Soprattutto, per i cercatori, su una zona incendiata
diventa molto più facile raccoglierli.