PRESUNTI ABUSI EDILIZI: CONTROLLI ANCORA AL PALO

 

Calvirisortanews, 02 giugno 2010

 

Vito Taffuri

 

Ci viene da fare come il re Travicello (mi levo il cappello e piego i ginocchi…) di fronte al zelante comportamento della polizia municipale di Calvi Risorta che lo scorso agosto prendendo per buono un esposto praticamente anonimo avrebbero eseguito (questa la segnalazione che ci è giunta in redazione) una ‘visitina’ presso l’abitazione della concittadina e consigliere comunale Assunta Izzo.


Il motivo? Pare che la segnalazione denunciasse a lettere cubitali un presunto abuso edilizio da parte dell’attuale amministratrice pubblica che aveva osato, queste più o meno l’espressione usata “‘trasformare un porticato in un pertinenza abitativa”.


Si, una stanzetta insomma. Tanto di cappello ai signori (e signore) vigili che pochi giorni dopo il 3 agosto (giorno della missiva anonima) sfidando l’afa del momento e la calura estiva di quel torrido 28 agosto ci risulta si siano recati sul luogo del reato (reato edilizio) o presunto tale, scattando delle foto alla ‘dependance galeotta’. Della cosa era stato informato l’efficientissimo Ufficio tecnico comunale, naturalmente, il quale diretto da un parente del Sindaco Antonio Caparco, in effetti, parliamo del Ing. Dott. Sergio Santillo.


Anzi, è sicuramente da lì che è partito, giustamente, ripetiamo, l’ordine di perlustrazione e reportage visivo, fotografico e fotogrammetrico. Bene, anzi benissimo. Non sappiamo, dall’alto del nostro modesto punto di osservazione, se reato edificatori vi sia stato oppure no (anche se conoscendo la Izzo la cosa ci sembra piuttosto improbabile) certo è che il 25 novembre del 2010 Izzo Assunta si è vista raggiungere da un preavviso legale piuttosto esplicito di demolizione.


La situazione è simile a quella di quando ti becchi una multa per una infrazione mai commessa e non ti resta che valutare se reagire con un ricorso o mettere mano al portafoglio. Così nel caso in parola. La Izzo scelse la via breve: fece un tentativo di mediazione, in pratica inoltrò (potendolo fare per legge) una richiesta di un eventuale sanatoria. Era disposta a pagare, insomma, pur di riottenere la pace familiare, professionale e personale perduta. Attesa inutile: dopo i fatidici 90 giorni dalle stanza del Comune non arriva nessuna risposta. Ma c’è ancora una carta da giocare e Izzo non rinuncia: parte il ricorso al Tar. Tutto normale fin qui direte voi… E invece no.


Perché nel frattempo ci risulta che fra le mai degli stessi zelanti vigili urbani e degli stessi impiegati stacanovisti dell’ufficio tecnico comunale siano giunte tante altre segnalazioni di presunti abusi ma qualcosa deve aver inceppato il meccanismo a molla dei caschi bianchi e dei municipali. Chi lo dice? E’ semplice: a fronte di quelle missive non ci risulta che sia accaduto qualcosa e soprattutto non ci risulta che ci stato alcun sopralluogo, reportage visivo e fotografico. Stranezze calene, direte voi. No, altro errore di valutazione, perché di quelle missive per così dire dimenticate (questa è l’impressione che si coglie da lontano) sono stati informati anche politici di livello alto e non parliamo solo di personaggi provinciali o regionali. Quindi, qualcosa potrà ancora accadere e siamo sicuri che accadrà.


Nel frattempo però permetteteci di rimetterci in testa il cappello (figurativo naturalmente) e di rialzarci per guardare esattamente negli occhi con la forza che ci proviene dal nostro status di cittadini i nostri zelanti caschi bianchi. Questo non per senso di sfida, ce ne guardiamo bene, ma per conservare un nostro eventuale ulteriore inchino a chi (autorità, persona o ente giuridico) risolverà questo caso: come mai una segnalazione di presunto abuso vale e un’altra no? Come mai le letterine di agosto fanno effetto e quelle spedite negli altri mesi dell’anno o dirette a certi personaggi piuttosto che ad altri sembrano non sortire alcune effetto? Riflettete caleni, riflettete. E soprattutto provate a darvi e a darci una risposta che però, siete avvertiti, riteniamo di conoscere già.