Progetto
“1.000 tetti”: 450 euro per vent’anni a chi sceglie il solare
Buongiorno Campania, 22 maggio 2010
«1.000 Tetti per Capua». E’ questo il nome del progetto
promosso dal comune di Capua in collaborazione con Savenergy
Group per la diffusione di una filosofia ecologica
improntata al risparmio energetico attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti
di case e aziende. Quello di Capua è uno dei primi progetti nel suo genere in
Campania e in tutto il territorio nazionale e si rivolge ad una popolazione di
circa 20mila abitanti.
L’iniziativa è stata presentata ieri mattina nel corso di
una tavola rotonda presso la facoltà di Economia
aziendale della Sun. All’incontro hanno partecipato,
oltre al sindaco di Capua, Carmine Antropoli, il presidente dell’Unione industriali di Napoli e della MedSolar, Gianni Lettieri e il
direttore generale di Savenergy Group,
Marco Salvato.
Chi metterà a disposizione il proprio tetto, a seconda che
si tratti di una abitazione o di un fabbricato
industriale, per l’installazione di un impianto di almeno 3kWp, riceverà un
contributo medio annuo garantito di 450 euro per 20 anni, senza dover sostenere
alcun costo e contribuendo al tempo stesso a diminuire le emissioni di anidride
carbonica nell’aria.
Il progetto è sostenuto e curato da Savenergy,
società di servizi energetici specializzata nella progettazione, messa in opera
e gestione di impianti di produzione di energia
alternativa. In partnership con il gruppo Savenergy
opera in qualità di fornitore la società MedSolar di
Salerno, neonata azienda di assemblaggio di pannelli fotovoltaici italiani di alta qualità.
«Si tratta di un primo passo importante per la diffusione
di una cultura ambientale attenta alla salvaguardia
dell’ambiente oltre che una occasione di sviluppo delle tecnologie legate
all’ambiente e allo sfruttamento delle fonti energetiche alternative - ha detto
il presidente degli industriali napoletani, Gianni Lettieri.
Un esempio che ci auguriamo possa essere replicato al
più presto anche in altri comuni campani».