Piccola
Libreria 80 mq, 11 maggio 2010
Adesso basta: sull’acqua
decidiamo noi!
Come dimostrazione della necessità di mantenere pubblica
l’acqua, proponiamo uno scambio equo:
Una
granita in cambio di una firma
Uno scambio possibile grazie ai costi contenuti della materia
prima di una granita: L'ACQUA. Costo
che aumenterebbero in caso di privatizzazione come dimostrano l’esperienze toscane e siciliane in cui si è registrato un
aumento del 40% dei costi del servizio.
Per questo, domenica 30 Maggio, a chiunque vorrà firmare per i tre quesiti
referendari regaleremo una granita.
Perché un referendum?
Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un
bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né
farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e
alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e
votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere.
E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.
Cosa vogliamo?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per
garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per
conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e
partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Dai
referendum un nuovo scenario
Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra
descritti, comporterebbe, per l’affidamento del servizio idrico integrato, la
possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n.
267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale,
azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie
che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente
“privo di rilevanza economica”, servizio di interesse
generale e scevro da profitti nella sua erogazione. Verrebbero di conseguenza poste le premesse migliori per l’approvazione
della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal
Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di
cittadini.
E si riaprirebbe sui territori la discussione e il
confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi
tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico
e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità
locali.
Per maggiori info:
www.acquabenecomune.org