L’ULTIMO
SALUTO DI AIELLO A SUOR EUGENIA: “QUANTO ACCADUTO NON INTACCA L'INTEGRITÀ DELLE
SUORE”
Calvirisortanews, 10 maggio 2010
Vito Taffuri
Ricordiamoci di Suor Eugenia Rosa Cipro, 72 anni, parente
del consigliere Nicola Cipro, per la sue lunga devozione
al Signore durata 53 anni e non solo per le ultime parole, frasi o cose che ha
detto e che ha fatto”.
Così ha detto stamattina, ma con concetti certo più
sottili ed eleganti, il vescovo della Diocesi di Teano-Calvi
Monsignor Arturo Aiello, mentre officiava la messa
funebre per la suora tragicamente scomparsa in circostanze che adesso appaiono
nette: avrebbe lasciato il mondo dei vivi in un momento di confusione mentale
per un malessere dunque e non per una sua precisa volontà.
“Tecnicamente si parlerà pure di suicidio ma, una cosa è certa, la suora viveva
un momento di depressione e qualunque cosa abbia fatto non è da ritenere frutto
della sua volontà”.
Un concetto ribadito da Aiello
che ha invitato i fedeli che stipavano la piccola chiesa di Santa Caterina a
Teano, a concentrarsi sul bene che ha fatto la suora su “come ha vissuto e sui
valori che ha lasciato”. Non solo. Il vescovo ha chiarito, giustamente, che
quanto involontariamente fatto dalla suora, di origine
calena, non offusca l’immagine del Monastero.
Ecco le parole del Presule: “La morte di Suor Eugenia non intacca l’onorabilità
delle suore di Santa Caterina”. Poi, certo, per chi osserva le cose da tutte le
angolazioni possibili e vuole stimolare le ricerche,
le analisi e persino, come nel caso specifico, le indagini e non vuole
comodamente sdraiarsi su quanto appare scontato a tutti, su quello che la mente
umana è portato pensare per semplificazione e non per complessità (il
riferimento è a quanto apparso proprio su casertace.net il giorno stesso dei fatti) certi dubbi rimangono tutti.
Rimangono per incredulità, perché è impossibile per chi ha visto, vissuto e
goduto il suo sorriso perenne, poter pensare ad un gesto così estremo;
rimangono perché le condizioni fisiche (difficoltà nette di deambulazione)
avrebbero dovuto impedire, fisicamente, alla suora di poter salire da sola ai
piani alti, arrampicarsi da sola sulla sedia, scavalcare il
finestra, girarsi di spalle, aggrapparsi al muro in un ultimo disperato
ripensamento dettato dall’istinto. Poi c’è la fiducia verso l’opera degli
inquirenti, che ci porta a mettere da parte i dubbi da osservatori esterni per
convenire con il rapporto finale.