CHIEDEVANO IL PIZZO A UN BENZINAIO: IN TRE A GIUDIZIO

 

Corriere di Caserta, 09 maggio 2010

 

Mariangela Piccolomo

 

Giunge finalmente a dibattimento il processo per tre presunti estorsori di un noto proprietario che gestisce un distributore di benzina in Calvi Risorta, Remo Benincasa di quarantadue anni, Vitaliano Pulito di trentanove anni e Giovanni Caserta di trentasette anni.

 

Dopo una lunga attività di intercettazioni telefoniche ed ambientali, condotte dai carabinieri del comando di Calvi Risorta, mesi fa vennero tratti in arresto alcune persone che avevano organizzato una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni ai danni di C.M., originario di Sparanise, che nel processo si é costituito parte civile e difeso dall'avvocato Salvatore Piccolo.

 

Relativamente agli imputati: Benincasa é difeso dall'avvocato Ignazio Maiorano, Pulito dall'avvocato Gianluca Di Matteo e Caserta é invece rappresentato dall'avvocato Raffaele Gaetano Crisileo. Nell'udienza passata dinanzi alla seconda sezione penale del Tribunale della cittá del Foro, presieduto dal presidente Pacelli, la vittima delle estorsioni, sollecitata dalle domande delle parti, ha ricostruito con dovizia di particolari tutto quello che da tempo subiva. In particolare ha riferito delle telefonate minatorie che gli pervenivano sulla sua utenza fissa della stazione di servizio di carburante nonché delle varie richieste di denaro che gli pervenivano da persone a lui sconosciute attraverso un suo dipendente, Pulito Vitaliano che aveva messo in scena una situazione di pericolo ai suoi danni e soprattutto gli aveva riferito che "se non consegnava le somme di denaro, di volta in volta richieste, avrebbe sicuramente avuto dei grossi danni alla sua stazione di servizio perché le persone che lo avevano avvicinato e che gli- facevano fare da tramite erano delinquenti di grosso calibro non solo della zona dell'agro caleno ma anche dell'agro aversano".

 

Questa vicenda durò circa un anno, durante il quale C. M. fu costretto a versare oltre 50mila euro prosciugando l'intero conto aziendale e di famiglia. Per questo motivo la moglie di C. M. capì che qualcosa non andava e si rivolse alla locale stazione dei carabinieri e in particolare al comandante che fece una relazione dettagliata alla Procura della Repubblica e venne delegato a svolgere indagini sul caso.

 

Scattarono operazioni di pedinamento e intercettazioni e si arrivò all'individuazione del gruppetto il quale aveva messo in moto la macchina ricattatoria con l'intento di depauperare completamente i conti della vittima, sostenendo che se non avesse pagato loro, avrebbero riferito a sua moglie di una relazione extraconiugale.

 

Il processo dibattimentale dopo diverse udienze é giunto a termine e alla fine del mese di maggio sarà emessa la sentenza a carico dei tre imputati, ad oggi detenuti in carcere.