Meno male che c’è Carla Bruni

 

Rinascita calena, 18 marzo 2010

Aristarco Scannabue

La riflessione di oggi, che mi accompagna da un po’, parte da un articolo, evidentemente satirico, del nostro Pera.

I fatti.

Dove sono? Sono oggettivi, i fatti? O si piegano, nella nostra infelice terra, alla sgrammaticata voce del regime?

Naturalmente sono domande retoriche, perché la risposta l’abbiamo sotto gli occhi tutti giorni: ogni minimo soffio di vento, se è fatto dall’amministrazione Caparco, diventa segno inconfutabile delle magnifiche sorti e progressive, ogni minima “cagatella” diventa un opera monumentale, destinata a perdurare nei secoli, monumentum aere perennius.

Però, tra i fiati e le grancasse, le trombe e le cornacchie, rimane un dubbio… ma di che accidenti stiamo parlando?

Perché, appena scema la cacofonica litania della propaganda, si avverte un certo senso di disagio, come se mancasse sempre qualcosa per avere un quadro chiaro della situazione.

E poi, lampanti, giungono i fatti a ricordarci le cose!

I fatti, quelli veri, quelli che stanno lì e ti ricordano con la loro fisica presenza che niente è mutato.

Mi spiego.

La GEA: il contratto è lì, chiunque potrebbe averne copia se volesse farne richiesta, è un fatto.

Certo, è troppo complicato per rescinderlo, vero cari amministratori?

Troppo complicato capire certe cose per noi umili mortali, ma non eravate voi dall’opposizione, non meno di 12 mesi fa, a tuonare, allora sì, che appena eletti l’avreste rescisso, perché truffaldino?

Bene, son passati otto mesi, e allora?

E’ un fatto: la GEA è ancora lì.

Ancora, secondo fatto che mi viene in mente: il campo di calcetto.

Bello così ristrutturato, ma ancora inutile alla cittadinanza. Dobbiamo aspettare che venga distrutto dai vandali e dal tempo per poi inaugurarlo di nuovo? Perché non lo si affida in gestione? Perché non si annulla il regolamento della passata amministrazione, che viene addotto come scusa del mancato funzionamento della struttura?

Forse perché il “capo” non vuole affidarlo all’unica società sportiva di Calvi che si sia mai occupata di calcio a 5, con notevoli successi per giunta, perché pare troppo vicina a quel Massimo Zona tanto avversato.

Ecco il secondo fatto: il campo di calcetto ristrutturato e inutilizzato è ancora lì.

E si potrebbe continuare con il palazzetto, il campo di calcio, le strade che manco alla parigi-dakar, le epurazioni alla piscina comunale, i parenti e familiari assunti, e alle altre faccende alle quali purtroppo siamo assuefatti.

Sono comunque fatti, stanno ancora lì.

Ma non vi tedio oltre.

La cosa sarebbe già drammatica in sé, ma a renderla grottesca si aggiunge il fatto che il “capo” in persona, l’artefice di quanto sopra, il leader maximo de no’ altri, si ripresenta alle provinciali, convinto lui e convincendo noi che “con la politica dei fatti vince il territorio”…

Ormai, ci crede solo lui.