Pare si mormora si dice… di Giovanni Pera
Rinascita calena, 05
marzo 2010
Cari lettori,
a seguito della pubblicazione del mio ultimo intervento sul blog ho appreso del persistente moltiplicarsi di voci
di corridoio che danno oramai me ed Antonello “per separati in casa”, addirittura
ai ferri corti e per avversari, quando non per nemici politici.
Mi sia allora consentito di riportare
al laccio i cani sciolti e di replicare, se non per smentire almeno per
contestare tali illazioni, non suffragate in realtà da alcun riscontro
oggettivo.
È bene che un punto sia chiaro, e a
tutti: la mia scelta si è chiamata e si chiama Antonello Bonacci.
Si può, come è ovvio condividerla, avversarla,
reputarla del tutto illogica o magari deleteria, ma non si può metterla in
discussione o mistificarne la portata, inferendo da sciocche supposizioni la
volontà o il pensiero di chi ne è l’artefice.
Queste logiche non mi appartengono e
non appartengono a Rinascita Calena.
Rinascita Calena
è una compagine unitaria, granitica, fatta di persone che, lontane dai vecchi
stereotipi cari a coloro che sanno solo blaterare e
mormorare, non nutrono alcun interesse personale a sedere sulle poltrone del
potere o ad arroccarsi dietro paraventi di carta.
Certo le nostre battaglie - sarebbe
stupido e quanto mai non veritiero negarlo - sono votate proprio ad ottenere
democraticamente il governo della cosa pubblica, ma ciò al solo fine di farne
mezzo, modus
et occasio operandi, non limite e termine delle
prerogative o peggio delle aspirazioni personali.
«SERVI IL SERVITORE: IL POPOLO!» è e
rimarrà il nostro motto.
Non vogliamo e non ordiamo
apparentamenti, collusioni, macchinazioni e inciuci.
Siamo trasparenti, e possiamo
vantarcene davanti a tutti, perché le nostre esperienze personali sono
immacolate, vergini.
A quanti, a questo punto, avranno
voglia di ridere io rispondo: andate al diavolo, non
vi temo! Non ho dovuto scendere a compromessi con
nessuno, mai; non ho accettato favori da nessuno, mai; non mi sono macchiato le
mani; non mi sono venduto; non ho mai offerto da bere all’ubriaco. Pertanto,
continuate pure a ridere, fate questo da sempre, è la cosa che vi riesce meglio
e ciò non mi sconforta… al contrario, mi rafforza, ci rafforza, perché siamo
tutti coscienti di quanto valiamo, dello spirito che
ci anima, del fine cui tendiamo, “insieme”. Ricordatela, sempre, questa parola:
INSIEME! E abbiatene paura…
perché tra noi non vi sono protagonisti, non si conoscono prime donne, non ci
sono gerarchi o capi, padroni e schiavi. Che altri
guardino nelle loro case e semmai nella propria coscienza, se ancora possono
dire di averne una.
Noi “insieme” siamo e saremo il nuovo
anche tra mille anni, perché non abbiamo propositi di gloria o di arrivismo, e a quei pochi che ancora dubitano io dico:
dateci la possibilità di dimostrarlo e non vi pentirete. È la mia parola e la
mia parola ha un valore, almeno per chi scrive.
Si sappia ora e
sempre: noi non vogliamo e mai saremo amici di “tutti”, come invece
altri per un’intera campagna elettorale si sono vantati di essere. A noi non frega
un cazzo di essere amici di
ipocriti, perbenisti, delinquenti, strozzini senza fondo, di coloro che se ne fottono di tutto e di tutti, di coloro che si candidano,
pur rivestendo di già cariche pubbliche, a qualsiasi tornata elettorale,
banchetto e torneo, di coloro che non sono mai paghi di ciò che hanno, delle
poltrone che hanno sotto il culo e ciò malgrado si
lanciano, per il semplice gusto di accrescere il proprio io, in avventure
ardite tese ad ottenere di più, di più e di più ancora.
Sia scandalo, dunque, e fino in
fondo, perché voglio che udiate ciò che vi è stato sempre negato: a tutte le
puttane di stato, ai venduti di ogni risma, a coloro
che cambiano opinione a seconda di come soffia il vento, ai complici, agli
sciagurati, a chi ha lucrato sul dolore altrui, a chi fotte
e ha fottuto, a chi ha speculato sulla salute del
prossimo, ai meschini, agli artefici e ai responsabili di questo strazio, agli
intellettuali ipocriti:
NOI NON VOGLIAMO IL
VOSTRO VOTO;
a tutti coloro che si sentono obbligati ad accordarci il voto
solo per ragioni di sangue o di amicizia:
NOI NON VOGLIAMO IL
VOSTRO VOTO;
ai disillusi, ai girotondisti, ai senza
opinione e senza voglia:
NOI NON VOGLIAMO IL
VOSTRO VOTO.
Non sappiamo che farcene.
Siate liberi, tutti, per Dio, una
volta e per tutte.
Giovanni Pera