I SILENZI DI SAVIANO: I PRESUNTI CAMORRISTI SOLO
A DESTRA?
Il Giornale, 20 FEBBRAIO 2010
Gian
Marco Chiocci
Nicola Cosentino
e non solo. Provate a immaginare se i fatti e i
personaggi riportati in questa nostra inchiesta in Terra di Lavoro
riguardassero il centrodestra anziché il centrosinistra. Pensate quali
inchieste, quanti processi, quali e quanti scoop di giudiziaria, e che
battaglie politiche e performance editoriali sul «terzo livello» politico in
raccordo coi clan dei Casalesi.
Già, perché se un parlamentare di centrodestra conosce un tipo che a sua
insaputa è un camorrista, o lo diventerà in seguito, automaticamente è un
camorrista pure lui. Idem se ha partecipato a un
pranzo con trecento persone dove c’era un mezzo boss, se è stato testimone di
nozze di un affiliato a una «famiglia» casertana, se
aveva un parente implicato in procedimenti per associazione mafiosa, se era in
una giunta sciolta per infiltrazioni criminali, se da amministratore pubblico
ha dato lavoro a società delle cosche. Ciò che vale per la destra, non vale per
la sinistra. Se si dovesse ragionare alla giustizialista maniera, si rovinerebbero svariati esponenti
del Pd che in questa terra vivono e fanno politica. E
che, fino a prova contraria, sono da considerarsi al di sopra
di ogni sospetto perché innocenti e perché nessun velinaro
di procura ha avuto mai da ridire su determinate frequentazioni e modalità di
comportamento che, al contrario, agli avversari politici non vengono perdonate.
I riferimenti, anche processuali, ai vari parlamentari del Pdl
Landolfi, Cosentino,
Bocchino, Centaro eccetera non sono affatto casuali. E nonostante taluni siano additati come gli «onorevoli» dei Casalesi, al maxi-processo Spartacus,
quello che ha sviscerato ogni dettaglio dei singoli clan, nessun accenno vi è
nei loro confronti. Per la cronaca non c’è nemmeno il sottosegretario Nicola Cosentino, ininterrottamente indagato dal 1990.
INSIEME IN GIUNTA COL BOSS BARDELLINO
Basta qualche esempio per dare
l’idea. A pagina 223 di Gomorra
lo scrittore Roberto Saviano dedica parole affettuose all’unico politico che si
sente di menzionare, Lorenzo Diana, già parlamentare Ds
ed esponente della commissione Antimafia, vincitore del Premio Borsellino 2008.
Un uomo coraggiosamente contro la camorra, che nel lontanissimo biennio ’79-’80
è stato assessore a San Cipriano
d’Aversa accanto a Ernesto Bardellino
(fratello del superboss Antonio, capo della Nuova Famiglia, unico camorrista ad
essere ammesso alla corte di Cosa Nostra) e a Franco Diana (detto «Francuccio ’o boxer», affiliato e ucciso in cella). Di
questa vicinanza politica e di presunti coinvolgimenti di suoi parenti in gravi
reati ha fatto cenno in un’interrogazione parlamentare rimasta senza risposta
il senatore Emiddio Novi. Fosse capitato a Cosentino,
sarebbe già ad arrostire al rogo. E che dire di quel
che accade da sempre a Pignataro Maggiore, con l’ex
sindaco Giovangiuseppe Palumbo,
Pds, legato a Diana, marito della nipote del boss del
paese Vincenzo Lubrano, mandante dell’omicidio del
giudice Imposimato e parente di Raffaele Lubrano ucciso in una faida di camorra nel 2002?
LE PARENTELE SCOMODE E LE DONNE DEI CAPI
Al contrario, all’attuale sindaco
Giorgio Magliocca del Pdl,
è accaduto di tutto allorché è riuscito a far acquisire al Comune gli immobili
sequestrati ai clan Nuvoletta, Ligato e Lubrano: quando si trattava di deliberare l’acquisizione
dei cespiti confiscati, in aula si sono però presentate, urlando, alcune donne
dei clan: «Ma come, proprio tu Magliocca
che sei stato a cena con Lello Lubrano per chiedergli
i voti». Tempo quattro anni e quella frase viene
ripresa e rilanciata in consiglio comunale da Raimondo Cuccaro,
ex assessore Pci, poi Pd.
Ovviamente la sparata diventa un’inchiesta. C’è da capire se Magliocca s’è davvero incontrato al ristorante Ebla di Triflisco coi criminali del luogo. Cuccaro
chiama a testimoniare le donne e i parenti dei boss (sic!), che ovviamente
confermano. Ma quando tocca ai ristoratori
testimoniare, la smentita è categorica: «Magliocca
non lo abbiamo mai visto nel nostro ristorante, piuttosto al
locale è venuto Cuccaro». E
sarebbe venuto per chiedere ai ristoratori di confermare in aula la versione
della signora Nuvoletta. Per questo è finito lui indagato per intralcio alla
giustizia. Per fare un esempio di come ci si potrebbe impegnare a distruggere
una brava persona come l’onorevole Pina Picierno,
responsabile nazionale della legalità per il Pd,
basterebbe ricordarle alcune vecchie vicende riguardanti lo zio che al
matrimonio volle come testimoni di nozze il capocamorra Lello Lubrano e Rosa
Nuvoletta, figlia di Lorenzo, il mammasantissima di Marano.
GLI APPALTI D’ORO AGLI STRAGISTI DI SETOLA
Un po’ più d’attenzione da parte dei media, con il dovuto spirito garantista,
meriterebbe invece la vicenda che ha avuto per oggetto l’ex presidente Pd della Provincia di Caserta, Alessandro De Franciscis, uno che nel 2005 è riuscito nell’impresa di
sconfiggere l’uomo politico che avrebbe dovuto avere in mano tutti i voti dei
clan e che invece ha perso miseramente al primo turno: sempre lui, Nicola Cosentino. Al di là dell’inquietante
frase di De Franciscis scovata dal Giornale fra i
brogliacci dell’inchiesta della procura coordinata dal suocero dell’ex
presidente della Provincia casertana, inchiesta sul Prg di Casagiove («Antonio,
naturalmente tu adesso mi ricambi il favore con la camorra di Casale...») quel
che obiettivamente meriterebbe attenzione sono i 400mila euro d’appalti finiti
a una società (la Generale Impianti) riconducibile alla famiglia di Giuseppe
Setola, non uno qualunque, ma il capo indiscusso dell’ala stragista dei Casalesi. Su questo filone l’ex assessore di De Franciscis, Fernando Bosco, da una settimana è indagato per
abuso d’ufficio aggravato dall’articolo 7 (metodo mafioso).
LE RELAZIONI SOSPETTE E LA SCORTA BOOMERANG
La stessa ditta, e lo stesso
riferimento sanguinario, hanno spopolato anche nel
vicino comune di Calvi Risorta guidato dal sindaco Pd
Giacomo Zacchia, aggiudicandosi anche qui appalti per
migliaia di euro. E ancora, seguendo lo sputtanamento giustizialista, si
potrebbe colpire facilmente il sindaco Pd di Gricignano d’Aversa (impallinato
da tre pentiti), oppure il parlamentare dell’Idv,
Franco Barbato, che ha chiesto al ministro Maroni una
scorta per Gaetano Manna, un personaggio già segnalato dai carabinieri,
discusso per alcune sue disavventure, ritratto qui a sinistra, in foto, insieme
all’assassino del fratello del giudice Imposimato.
L’INFORMATIVA BLUFF SU COSENTINO E I
CLAN
In questo gioco al massacro (a
senso unico) quel che davvero indigna è scoprire che, per arrivare a incastrare l’attuale sottosegretario Nicola Cosentino, sette anni fa si è ricorsi a informazioni
rivelatesi «false». Notizie contenute in un’informativa della Guardia di
finanza dell’11.11.2003 utilizzata per iniziare a coinvolgere il centrodestra
in vicende relative al disciolto Consorzio per lo
smaltimento dei rifiuti Ce4 (diventato l’alibi per spiegare la devastazione del
territorio prodotta dalla gestione rifiuti di Bassolino)
e a quelle della società mista pubblico-privata che
ne ha rappresentato il braccio operativo nelle altre attività dettate
dall’emergenza rifiuti, l’Eco4 dei fratelli Orsi, equiparato al braccio
operativo della camorra sui rifiuti quando si fa finta di non sapere che fu
proprio la gestione commissariale di Bassolino ad
affidare la raccolta dei rifiuti direttamente al Ce4-Eco4. In quell’informativa si definiscono «di
destra» personaggi cruciali nello snodo dei rifiuti che sono
dichiaratamente di sinistra; si attribuisce al sindaco di Sessa Aurunca il suo essere «di destra», quando dal ’95 comanda
ininterrottamente il centrosinistra; si fa riferimento a una ventina di sindaci
nell’ambito del Consorzio che avrebbero subito pressioni dai clan, e non s’è
trovato un riscontro nelle indagini e nei processi in corso; per irrobustire il
ruolo della camorra si asserisce che il famigerato Ce4 è stato l’unico
consorzio a dotarsi di una società operativa per il servizio di raccolta,
quando è dimostrato l’esatto contrario. E ancora molto
altro. Insomma, un gran pasticcio. Su cui prima o poi
si dovrà fare luce perché non solo nel caso Cosentino
tornano poche cose, a cominciare dai pentiti.