LA GROTTA
DEI SANTI NELL’AREA DELL’ANTICA CALES
Il Mattino, 14 gennaio 2010
Nadia Verdile
Ricavata
da un banco di tufo, a colpi di piccone, da monaci dell'ordine di San Basilio
sfuggiti alla persecuzione iconoclasta del VIII secolo d.C. e approdati nel
territorio caleno dal lontano Oriente, la Grotta dei
Santi insistente sul territorio di Pignataro
Maggiore, ma conosciuta come Grotta di Calvi Risorta, è una delle ultime
testimonianze, per quel poco che ne resta, dell'arte bizantina in Terra di
Lavoro.
Situata a breve distanza
dall'acropoli dell'antica Cales, dove tra il IX e l'XI secolo furono edificati il castello e la
cattedrale, è raggiungibile costeggiando la riva sinistra del rio dei Lanzi. Ha
forma rettangolare ed è profonda circa venti metri; presenta all'interno
resti di un antico altare e un tempo custodiva preziosi affreschi di
Santi da cui il nome impostole dalla gente. L'ingresso è custodito da un
cancello in pessime condizioni con un lucchetto aperto che nel corso degli anni
ha consentito a ladri e trafficanti d'arte di
introdursi nella grotta e asportare, addirittura con una motosega, la parte
superiore di molti affreschi, divenuti ora acefali.
Negli anni Settanta fu abitata
da un santone che pensò bene di imbiancarla. Divisa in due
ambienti, conserva in pessimo stato rappresentazioni dell'arcangelo Michele,
della Madonna, raffigurata come «Regina» in trono con il Bambino, del
miracolo di San Silvestro, con il santo che respinge nell'antro il dragone
infernale, simbolo dell'idolatria mentre in cielo appaiono i
santi Pietro e Paolo. Come nel più noto e maestoso complesso di Sant'Angelo in Formis, sulle pareti della Grotta vi sono Teorie di Santi,
mentre nell'abside troviamo la rappresentazione di Cristo tra due arcangeli.
Interessante è l'affresco del martirio di S. Lorenzo.
Questi affreschi realizzati
come decorazioni votive, sono affiancati dai nomi latini dei santi dipinti e
sotto di essi i nomi dei committenti in caratteri gotico-longobardi. La presenza dell'arte bizantina nelle
nostre terre fu dovuta alla dipendenza dell'Italia
meridionale dall'oriente dopo la caduta dell'impero romano d'occidente. Gli
affreschi della Grotta dei Santi sono stati realizzati secondo la tecnica
classica dell'affresco bizantino che vedeva il tracciamento delle linee
principali del disegno sull'intonaco fresco, con l'aiuto di una punta di legno
o d'osso. L'intonaco veniva levigato prima
dell'applicazione dei colori, non dopo, come si iniziò invece a fare in tempi
più moderni.
Le figure degli affreschi hanno
visi giallastri, panneggi che alternano il rosso violaceo al blu nerastro così come era nella tradizione delle miniature benedettine del X
secolo di scuola campana. Nel secondo ambiente della Grotta, collocato alla
destra dell'entrata, i danni del tempo e dell'incuria sono stati maggiori e si
leggono solo labili tracce di affreschi con altre
rappresentazioni di Santi. Aperta ufficialmente solo nella Settimana della
Cultura, nei fatti è di libero accesso a tutti, malintenzionati in primis.