Assassinato sul treno dei pendolari

 

La Stampa, 09 dicembre 2009

 

Fulvio Milone

 

 

A vederlo così, in posizione rilassata, con le gambe accavallate e gli occhi chiusi, sembrava riposasse. Il capotreno, perplesso davanti a quel signore ben vestito che dormiva in un treno fermo a un binario morto, si è chinato sul passeggero e solo allora si è accorto che non respirava. Morto stecchito.


Assassinato: questa è l’unica certezza nel mistero del cadavere di un uomo scoperto ieri, poco prima delle 14, in uno scompartimento dell’interregionale in attesa di partire da Cassino per Napoli. Un giallo davvero, su cui per ora gli investigatori della polizia ferroviaria formulano solo ipotesi. Una, la più accreditata, è quella di una rapina finita nel peggiore dei modi: Silvestro Leva, 42 anni, di Calvi Risorta (Caserta), sarebbe stato aggredito e derubato la sera precedente, durante il viaggio da Napoli o da una stazione intermedia, da un balordo che probabilmente non voleva ucciderlo.


Ma i colpi alla testa, inferti con un punteruolo, sono stati talmente violenti da perforare la base del cranio, all’altezza di un orecchio. L’omicidio è stato scoperto poco prima che il treno per Napoli, ancora fermo a un binario morto dello scalo di Cassino, si formasse. Secondo il medico legale, l’uomo era morto da non meno di quindici ore. Se ha visto giusto, il decesso è avvenuto all’incirca alle 21 dell’altra sera, mentre il treno partito alle 19,45 da Napoli era in viaggio verso Cassino dov’è giunto alle 21,50. Possibile che non ci sia stato un solo passeggero che abbia assistito all’aggressione? Possibile sì, dicono i ferrovieri, perché quell’interregionale è poco frequentato al punto che molti scompartimenti rimangono vuoti.


Che la vittima sia stata rapinata è dimostrato, sostengono gli investigatori, dall’assenza del portafogli, dell’orologio e del cellulare. Accanto al corpo c’era solo una sigaretta non fumata. Per il resto, mistero: solo ipotesi, quelle formulate dalla procura di Cassino che indaga sul caso. Gli inquirenti hanno ricostruito per quanto possibile la dinamica dell’aggressione. Ritengono che Leva non sia morto sul colpo: dopo essere stato colpito è riuscito a raggiungere la toilette per pulirsi il viso e la nuca imbrattati di sangue. Lo dimostrano le macchie ematiche rilevate nel lavandino dalla polizia scientifica e le tracce d’acqua ancora presenti sul colletto della camicia.


Lascia perplessi il fatto che l’uomo, che pure ha trovato la forza di trascinarsi nella toilette, sia ritornato nello scompartimento e non abbia azionato il freno per dare l’allarme. Possibile, infine, che il cadavere sia rimasto sul sedile dello scompartimento fino al giorno dopo senza che il personale delle Ferrovie l’abbia scoperto? Sì, visto che gli addetti delle pulizie non erano ancora saliti sul treno del mistero.