SCOPERTA LA TRUFFA DI SETOLA A CALVI: COMPUTI E CONTI FALSI PER AVERE SOLDI SULLA POLIVALENTE

 

Salvatore Minieri, 16 ottobre 2009

 

Lavori mai eseguiti, ma pagati profumatamente, grazie a un semplice sistema di false dichiarazioni tra i cantieri consegnati e le opere effettivamente eseguite; prezzi che, non presenti nel contratto della gara d’appalto, potevano crescere in maniera sproporzionata, tanto i Comuni avrebbero comunque pagato perché convinti di trovarsi al cospetto dei cosiddetti “contratti a corpo” (il prezzo viene preventivamente determinato per l’intera opera in una somma fissa), mentre la General Impianti presentava progetti “a misura” (il prezzo viene calcolato approssimativamente e sono consentite variazioni che verranno riconosciute nel pagamento finale), salvo poi chiedere pagamenti senza rispettare né l’una, né l’altra forma di esecuzione delle opere.


Setolandia, quel perverso intreccio di camorra e politica, di sistema affaristico deviato e amministrazioni prone, inizia a far trasparire i meccanismi che avevano portato la ditta del killer Giuseppe Setola a vincere appalti in molti centri del casertano e, addirittura, presso la sede della Provincia di Corso Trieste.

A Calvi Risorta l’apice di tanta complice distrazione: 61 mila euro in più di lavori pagati dalla passata amministrazione, senza nemmeno un mattone spostato all’interno della polivalente di via Cales. Come accadeva? Semplicissimo: il fratello del capo stragista casalese, Pasquale Setola aveva sottoscritto il documento di contabilità finale dei suoi lavori a Calvi con delle riserve. In data primo agosto 2008, veniva chiesto alla General Impianti di Setola di firmare gli atti contabili dei lavori alla polivalente in un arco non prorogabile di 15 giorni.


La ditta Setola, invece, consegnava la documentazione solo il 16 ottobre dello stesso anno, con due mesi di ritardo e senza vedersi rescindere il contratto, come prevede un comma della normativa che regola la materia degli appalti pubblici (primo dato di strana disattenzione della maggioranza Zacchia). Le famose riserve di Setola, poi, non venivano esplicitate dallo stesso, che trasmetteva un computo estimativo (il suo, personalissimo e non rispondente ai lavori effettuati) completamente diverso dalla contabilità finale redatta dal direttore dei lavori per quantità di materiale che, gli uffici tecnici preposti al controllo, hanno definito, fantasiosa e mai riscontrata in cantiere.


In sintesi, Setola non presentava in tempo la documentazione contabile e, quando lo faceva con clamoroso ritardo, la stessa non era rispondente ai lavori effettuati nei pressi della polivalente. Durante i sopralluoghi, poi, si è riscontrata l’assoluta differenza tra il prezzo concordato in gara e le opere messe effettivamente in atto: una parte delle stesse, secondo una perizia dell’ingegner Claudio Valentino “non risultavano eseguite per nulla, non risulta traccia di lavori nei cantieri e la ditta non ha giustificato in nessun modo la mancata esecuzione”.


C’è di più. Setola veniva pagato dal Comune di Calvi Risorta pur non avendo mai presentato bolle, fatture, documenti di trasporto o di acquisto fiscale che potessero attestare l’effettivo scarico di materiale in cantiere. Insomma, nulla su cui poggiare i succosi pagamenti dell’amministrazione diretta allora da Giacomo Zacchia. Scriveva poi Setola al Comune di Calvi: “Il contratto stipulato dalla sottoscritta impresa con l’amministrazione di Calvi Risorta è un contratto a corpo da cui ne deriverebbe una contabilità a percentuale; diversamente, la contabilità presentata alla direzione lavori è a misura…”.


Poi, sotto gli occhi della giunta Zacchia, Pasquale Setola si faceva pagare con il sistema “a misura”; lo stesso che il casalese aveva detto di non accettare. Nel cambio tra la concezione a corpo e quella a misura, i Setola riuscivano a mettere in cassa ben 186 mila euro per lavori non rispondenti a tale cifra e con un anno di ritardo per la consegna dei registri contabili (consegnati con la famosa riserva di Pasquale Setola).


Senza nemmeno sciogliere la riserva, la ditta del casalese, era riuscita addirittura a farsi consegnare 61.123 euro in più rispetto al contratto siglato. Tutto davanti all’immobile esecutivo guidato da Giacomo Zacchia e tutto pagato con il sistema a corpo, non quello a misura che l’amministrazione aveva imposto.

Setola, a Calvi Risorta, quindi, ha deciso, appalto, modalità di pagamento e, come se non bastasse, ha consegnato registri contabili non rispondenti ai lavori effettuati. Tutto, però, regolarmente pagato dall’amministrazione. Ecco il sistema di Setola per far soldi nell’agro Caleno: decidere da solo cosa, come e quando farlo, con un occhio ben chiuso delle amministrazioni.