Gennaro Moccia difende identità, storia e paesaggio dell'isola di Capri

 

Ermanno Corsi

 

Il Denaro, 03 ottobre 2009

 

Il primo incontro, da ragazzo, con spirito vacanziero e una frequentazione occasionale. Poi, via via, un rapporto sempre più stabile e vissuto quasi per necessità. E' così che Gennaro Moccia diventa caprese, anzi anacaprese di Damecuta. Qui abita e qui consolida, ogni anno, un legame che è ricordo vivo degli anni giovanili e contemplazione attenta della natura. Sull'isola trova sicurezza e tranquillità.

 

"Sin dal primo momento che ci si arriva – dice – ogni motivo di inquietudine o di tensione, si allontana. L'animo si acquieta". Eppure, di responsabilità un imprenditore del suo calibro ne porta addosso tanta. Gennaro Moccia è ora a capo di un'azienda e di un gruppo che ha un consistente capitale sociale e circa trecento dipendenti. Si tratta di un bell'esempio  ildi imprenditoria tutta napoletana, per tradizione e formazione.


Per rendere il senso del suo lavoro di oggi, occorre riandare, ai primi anni del Novecento quando l'azienda di famiglia prende il via. Prima con il nonno e poi con il padre. Dal commercio di materiali edili all'attività industriale vera e propria con la produzione di laterizi. Siamo negli anni Quaranta e il primo stabilimento nasce a Calvi Risorta, nel casertano. E' però dell'immediato dopoguerra il crescente bisogno di ricostruzione materiale e fisica delle nostre città. Per rimetterle in piedi e farle funzionare come grandi organismi collettivi, si richiedono acciaio, tondini di ferro e cemento armato. Nuovi stabilimenti nel Lazio, un mercato che da nazionale diventa internazionale, necessità di diversificare le attività e gli impieghi del Gruppo: dalla metropolitana di Napoli alla valorizzazione immobiliare (logistica, commerciale, turistica). I laterizi di un tempo sono la felice idea, ma anche la materia prima, oggi, di un Centro commerciale a Benevento, di alberghi, di presenze che concorrono a riqualificare l'area orientale di Napoli (una delle banlieu più degradate della Campania).


Gennaro Moccia spinge molto più avanti lo spirito manageriale della sua famiglia. Ha studiato con grande impegno Ingegneria Civile alla Federico secondo, si è confrontato con le esperienze più avanzate in Europa, ha accettato la sfida dei tempi nuovi che si chiama soprattutto innovazione. Agisce in lui (che per diversi anni ha presieduto l'Associazione nazionale dei produttori di laterizi) lo spirito del padre Giuseppe che era considerato "il re del cemento". Non fece però in tempo, il padre, ad essere nominato Cavaliere del Lavoro che sulla sua strada si posero i Nuclei Armati Proletari, i brigatisti dei quartieri alti napoletani, quelli della buona borghesia. Fu un sequestro clamoroso.


Quando questo accadeva, Gennaro Moccia aveva 26 anni. Rivive così quegli angosciosi momenti: "Ricordo con commozione le testimonianze di affetto e di solidarietà che vennero alla nostra famiglia. I Nap pretesero un riscatto molto alto. Era il periodo di Natale. I nostri dipendenti si dichiararono pronti a rinunciare agli stipendi, pur di aiutarci a uscire da quel drammatico tunnel". Del padre, Gennaro Moccia ha fatto proprio il grande rigore sul lavoro congiunto alla passione per le cose che si realizzano. L'operatività è ora patrimonio della sua famiglia: la moglie Fiammetta con interessi nel campo della musica; il figlio Giuseppe fotogiornalista a New York; la figlia Valentina grafica pubblicitaria a Torino. Una famiglia dalle vocazioni molto diversificate.


Anche quando lo assorbe tanto, il lavoro lascia spazi a Gennaro Moccia perché si rigeneri con il mare del Faro, con le passeggiate a villa Jovis, all'Arco naturale, al Monte Solaro. Certo: Capri esce da un'estate che rimarrà fra le più nere della sua storia. E' ancora l'isola azzurra o è diventata rossa per la vergogna?. La critica di Gennaro Moccia è severa e chiede che l'azzurro dell'isola sia difeso con più determinazione. "Ho visto persone piangere per quello che qui accadeva", afferma.


Il paesaggio dell'isola rischia di imbruttirsi. Dovendo non portare a Capri altro cemento, ma al contrario toglierne un bel po', l'ingegnere civile ed edile Gennaro Moccia da dove comincerebbe?

 

Immediata e precisa la risposta: "Dalla zona del Faro. Vedo ogni volta affiorare dal verde puntini bianchi. Mi avvicino e vedo che sono nuove case e che le macchie di verde diventano sempre più piccole".Natura, storia, paesaggio vengono duramente stressati. Per Capri è una pericolosa perdita di valore. I turisti potrebbero pericolosamente disaffezionarsi. "Invece io vorrei, conclude il presidente Gennaro Moccia, che tutti i turisti che vanno via dopo il soggiorno, non desiderassero altro che ritornare a Capri il più presto possibile".