Scandalo autovelox: indagati sindaco Magliocca ed amministratori di Pignataro Maggiore

 

Interno18, 02 settembre 2009

 

Sono ufficialmente indagati sindaco e consiglieri del Comune di Pignataro Maggiore per lo scandalo autovelox. Ieri mattina, infatti, le forze dell’ordine hanno notificato l’elezione di domicilio al primo cittadino e a tutto il consiglio comunale (maggioranza e opposizione), oltre che ad altri politici che facevano parte della precedente amministrazione. Per il momento c’è ancora riserbo sui nomi, ma questi ‘avvisi’ si vanno ad aggiungere a quelli già notificati al responsabile delle Polizia Municipale e al titolare della ditta Sercom. Per questi ultimi ci fu il provvedimento perché, in concorso fra loro, in relazione alle rispettive qualità ricoperte procedevano alla stipula del contratto fra il Comune di Pignataro Maggiore e la Sercom con il quale si affidava alla indicata ditta, la fornitura della apparecchiatura elettronica per il controllo del traffico, il servizio di assistenza e consulenza tecnica per il rilevamento dell’infrazione.

LA DENUNCIA DI CUCCARO - Lo scorso anno, proprio il leader dell’opposizione comunale, Raimondo Cuccaro, aveva redatto un documento minuzioso che metteva a nudo l’illegalità del sistema di noleggio ed impianto delle macchinette sulle strade provinciali e statali. Cuccaro aveva sollevato dubbi giurisprudenziali confortati dalle disposizioni ministeriali in materia di autovelox. «I Comuni non hanno potere di intervenire in questa materia se non sono corroborati dall’Anas e dalla Prefettura – ha spiegato minuziosamente Cuccaro – le anomalie più gravi sono saltate fuori quando si è trattato di emettere indicazioni di bilancio: il preventivo e il documento consuntivo non corrispondevano mai, questo perché non c’era un tetto prestabilito di introiti incamerabili con le sanzioni dell’autovelox, si taravano le macchinette a velocità ridicole per fare il maggior numero di multe». I Comuni furbetti, quelli che volevano far cassa con i soldi dei tartassati automobilisti, sono stati bloccati per violazioni molto gravi. “Il falso ideologico, innanzitutto – ha proseguito il capo della minoranza consiliare di Pignataro Maggiore – la violazione degli articoli 479 e 323 del Codice Penale, ma soprattutto, i Comuni coinvolti nella vicenda non hanno mai effettuato delle correzioni alle evidenti incongruenze in sede di approvazione di bilancio”. Sui contratti, poi, “Non si può assolutamente pagare la ditta fornitrice delle macchinette in base al numero delle multe effettuate dall’autovelox e poi – ha proseguito Cuccaro – non risulta la cosiddetta scissione di gestione, una sorta di accordo amministrativo tra Anas e Prefettura, capace di demandare alcune fasi del controllo stradale ai Comuni; in questo quasi nessuna Amministrazione ha fatto le cose a norma di legge”.

IL BLITZ SCATTO’ IL 5 AGOSTO - L’inchiesta è stata avviata nel 2005 dai carabinieri di Capua, dopo le denunce presentate da automobilisti. Ai sindaci, amministratori ed ai comandanti delle polizie municipali, dei comuni di Caserta, Tora e Piccilli, Pastorano, Villa di Briano, San Felice a Cancello, Marzano Appio, Francolise, Piana di Monteverna, Pontelatorne, Pratella, Orta di Atella. Nell’elenco anche Castel Morrone, Rocca d’Evandro, Grazzanise, Villa Literno, Cancello Arnone, Ruviano, Teverola, Vairano Patenora, Valle di Maddaloni, San Cipriano d’Aversa, Capua, Ciorlano, Pietravairano, Calvi Risorta, Bellona, Alvignano, Vitulazio e Pignataro Maggiore fu contestato, tra l’altro, di avere installato autovelox e photored senza uno studio sulla pericolosità e sull’intensità del traffico, spesso con il trucco, ovvero senza idonea segnalazione, nascosti tra gli alberi o posizionati dopo una curva e con una improvvisa variazione del limite di velocità previsto sulla stessa strada. La constatazione delle infrazioni attraverso i riscontri fotografici non veniva effettuata dai vigili urbani e, dunque, da un pubblico ufficiale ma da dipendenti delle stesse società che provvedevano anche a redigere i verbali ai quali, poi, apponevano la firma digitale di un vigile urbano.