SEQUESTROPOLI
CALENA: ANCHE LA GARA D’APPALTO PER RIFARE LE STRADE FINISCE NELLE MANI DELLA
GUARDIA DI FINANZA
Vito
Taffuri, 01 settembre 2009
Anche
i termini della gara d’appalto per l’esecuzione dei lavori di recupero delle
strade rurali e il rifacimento di quelle interne (dei centri abitati) sono finiti tra le mani della Guardia di Finanza. C’era da
aspettarselo, visto che ormai è quasi un anno che
prefettura e procura oltre che la sede comunale, sono bombardate dalle
segnalazioni di difformità tra i lavori in via di esecuzione (e poi bloccati
dalla nuova amministrazione Caparco) e quelli nati sotto il governo Zacchia.
Una partita da 370 mila euro.
Per una serie di lavori affidati, all’inizio del 2008, alla
società “Cogeme s.r.l.”, con sede in Piedimonte Matese, città di provenienza
dell’ing. Piero Cappello che ha curato tutta la procedura d’appalto.
Oltre al fatto che si trattava di due distinte gare con due soli partecipanti,
aggiudicate con ribassi ridicoli (in un caso addirittura il 2%, contro una
media provinciale del 30/35%), erano stati proprio i consiglieri di opposizione a puntare il dito sul fatto che la “Cogeme
s.r.l.” stava realizzando le opere con modalità tecniche differenti rispetto a
quelle previste nell’offerta presentata in sede di gara, la cui valutazione
positiva da parte della Commissione aveva determinato l’affidamento
dell’appalto in favore della ditta, nonostante che la sua offerta economica
prevedesse un ribasso percentuale sul prezzo posto a base di gara pari ad
appena il 2%.
In particolare, i consiglieri evidenziavano allora dei fatti che, per la
realizzazione delle opere in argomento, non erano stati effettuati
i movimenti di terra previsti in progetto; che la massicciata stradale
raggiungeva mediamente i 10 cm, contro i 30 previsti negli elaborati
progettuali allegati all’offerta in titolarità della “Cogeme s.r.l.”; che i
muri di contenimento erano stati edificati (quando erano stati edificati) in
assenza di strutture di rinforzo; che non era stato rispettato il
cronoprogramma elaborato dall’impresa aggiudicataria, che, nella fase di
valutazione delle offerte, aveva ottenuto un peso (20 punti) determinante ai
fini dell’aggiudicazione dell’appalto.
Per vederci chiaro, i consiglieri avevano più volte richiesto, sollecitato e
diffidato Cappello a rilasciare gli elaborati progettuali presentati dalla
ditta esecutrice dei lavori in fase di gara; ma fu proprio Cappello a negare di fatto l’accesso, adducendo dapprima motivi legati alla
privacy ed al know-how dell’impresa aggiudicataria – che non possono, è bene
ricordarlo, assolutamente essere opposti ai consiglieri comunali e poi
concedendo il solo permesso di visione degli atti quando, una volta consentita
la visione, è possibile anche ottenerne una copia. L’ostruzionismo dell’ing.
Cappello permaneva nonostante i ricorsi accolti dai difensori
civici provinciale e regionale, ed i richiami formali da parte del
segretario comunale e della Prefettura.