SETOLA E LA “CRISI DEL TEATRO”: E' POLEMICA

 

Vito Taffuri, 25 agosto 2009

 

Nella serata in cui due grandi attori caleni, come Renato Carpentieri e Franco Antonio, si esibiscono nello spettacolo “La Voce di Ulisse”, all’interno della splendida cornice del Palazzo Baronale di Zuni, ci giunge una notizia davvero poco piacevole, che potrebbe rappresentare la fine del sogno, per un paese di appena 6.000 anime, di realizzare un proprio teatro comunale. La vicenda che stiamo per raccontarvi si intreccia purtroppo, ancora una volta, con lo scandalo degli appalti affidati alla ditta del boss Giuseppe Setola e con i famosi lavori di rifacimento della rete stradale, per oltre 2 milioni di €, tanto pubblicizzati nella scorsa campagna elettorale. Ma andiamo con ordine.


È ormai di pubblico dominio il caso dell’appalto affidato dal comune di Calvi Risorta, durante la gestione Zacchia, alla “General Impianti s.a.s.”, società riconducibile di fatto al killer della frangia stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, nella quale il fratello Pasquale – arrestato nel marzo del 2008 per l’estorsione nei confronti del pentito Gaetano Vassallo – ricopriva l’incarico di direttore tecnico. La Guardia di Finanza di Marcianise, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, si è recata più volte presso gli uffici del comune per il sequestro di numerosi faldoni contenenti tutti gli atti relativi al suddetto appalto.


L’ultimo accesso delle fiamme gialle è avvenuto lo scorso 22 aprile, quando i riflettori si sono accesi sulla determina n. 47 del 2 febbraio 2009, adottata dall’ing. Piero Cappello, dalla quale prendiamo spunto per ricostruire il progetto dell’impianto polivalente, ambiziosa opera pianificata e cantierata dall’amministrazione Caparco, che ne approvò il completamento il 14 novembre 2003. Il 14 giugno 2004 si insedia l’amministrazione Zacchia che, soltanto il 25 agosto 2006, dopo oltre due anni, riesce finalmente ad aggiudicare l’appalto per i lavori di “completamento ed adeguamento della sala teatrale presso l’edificio polivalente”, finanziati con un mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti per € 440.000,00, completamente a carico del bilancio cittadino.


I lavori da parte della ditta dei fratelli Setola hanno inizio l’11 settembre 2006, benché il contratto tra l’impresa ed il comune sia stato sottoscritto soltanto il 19 ottobre 2006; essi prevedevano, come cita la denominazione dell’opera, non solo il completamento dell’edificio, bensì anche dell’annessa sala teatrale progettata dalla giunta Caparco. I lavori furono “ultimati” il 14 agosto 2007 ma, come attestato dallo stesso Cappello nella citata determina n.47, sequestrata dalla Guardia di Finanza, in totale difformità delle disposizioni impartite dall’allora Responsabile Unico del Procedimento, ingegnere Antonio Bonacci; emerge in particolare come l’impresa del boss non abbia effettuato o non abbia completato numerose lavorazioni previste dal computo metrico del progetto! In particolare non risultano effettuati l’impianto di termo-condizionamento, i cordoni del marciapiede in tufo, la messa a dimora di cipressi, magnolie, querce ed altre piante ornamentali; la georete che avrebbe dovuto fare da argine alla pericolosa scarpata in terra, alta oltre 10 metri e soggetta a frane in caso di pioggia prolungata; l’impianto di diffusione sonora; gli arredi per la sala teatrale; il logo artistico, e via discorrendo.


Tutta una serie di opere e lavorazioni che avrebbero messo in sicurezza e a norma l’edificio polivalente e dotato il paese di un teatro all’avanguardia. Ora il punto è che, ai sensi dell’articolo 136 del decreto legislativo n. 163/2006, il Responsabile Unico del Procedimento (cioè l’ing. Bonacci) avrebbe dovuto rescindere il contratto per grave inadempienza da parte della “General Impianti s.a.s.”, su segnalazione scritta da parte del Direttore dei lavori, vale a dire l’ing. Claudio Valentino di Caserta, già responsabile dell’ufficio tecnico dopo la designazione dell’ex sindaco Zacchia: ma così non è stato! Tuttavia, non solo non è stato rescisso il contratto ma, quasi in modo bonario, si è allegramente deciso di sostituire le fondamentali lavorazioni per la messa in sicurezza dell’edificio con irrisori lavoretti, non previsti nel progetto e nel capitolato d’oneri: vale a dire interventi sull’impianto elettrico, la posa in opera di infissi, vetri e pavimentazione; la tinteggiatura esterna.


Sostanzialmente veniva autorizzato di fatto lo stravolgimento del contratto, “barattando” una pennellata di vernice e la sistemazione di quattro vetrate, al posto del completamento dell’edificio polivalente e della sala teatrale! La vicenda venne segnalata alle autorità competenti, nel settembre del 2007, dall’allora opposizione guidata dai consiglieri Caparco e Marrocco i quali, come al solito, avevano perfettamente ragione se, come attestato da Cappello nel 2009, i lavori svolti dalla ditta del boss Giuseppe Setola sono stati completati solo al 78,93%, dopo avere scialacquato i fondi di un mutuo di 440.000.00 €, che graverà sulle tasche dei cittadini caleni per i prossimi 20 anni.


Fu però l’ispezione diretta dell’impianto, da parte della neoletta amministrazione Caparco, a fare piena luce sulla polivalente degli scandali, una struttura che non lascia trasparire dall’esterno le nefandezze agghiaccianti che si celano tra le sue mura. Sull’altare della falsità è stata infatti sacrificata una delle sale da cinema e teatro potenzialmente più belle della provincia. Mancano le previste 300 poltrone di velluto rosso, benché siano state regolarmente pagate dal comune. Il tetto cadente del teatro comunale doveva essere di materiale fonoisolante, ma poi la ditta Setola lo ha realizzato con del semplice polistirolo da ufficio. Su quel solaio doveva esserci (come dichiarava il progetto) una struttura capace di reggere circa 120 fari professionali: ce ne sono appena 25, 10 dei quali guasti.


Mancano il pavimento e le mattonelle che avrebbero dovuto rivestire le pareti della sala; mancano il logo artistico e l’impianto di diffusione sonora; dei camerini degli attori vi è solo lo scheletro; gli impianti elettrici non sono a norma; il progetto è stato stravolto anche per quanto riguarda la sala cinema – dove, oltre a non esservi traccia di videoproiettori, non vi è nemmeno più la possibilità tecnica di installarne – e l’innovativo sistema delle scenografie a scomparsa, ora irrealizzabile grazie alla copertura di politistirolo. I locali di servizio del teatro, come la biglietteria ed il bar – così come gli spogliatoi – sembrano bagni utilizzati dalla peggiore frangia di Al Quaeda.


Fuori lo scandalo continua. Preoccupanti appaiono, ad esempio, le enormi similitudini tra le recinzioni realizzate dalla ditta General Impianti, ed i pannelli trafugati dal teatro dell’Antica Cales. Al posto di un costosissimo muro di cinta, oggi c’è solo una rete da pollaio. La caldaia è stata addirittura rubata e, difficile a credersi, non ci sono le bocchette antincendio: eppure la struttura è stata dichiarata agibile, nel 2007, dallo stesso ing. Cappello, che solo due anni dopo si accorge che la struttura è incompleta e non a norma, e che alla ditta del boss sono stati pagati 67.000,00 € in più del dovuto.


Insomma un teatro che è tale solo sulla carta, perché di fatto è uno stanzone con un rozzo proscenio di cemento, pagato dal comune centinaia di migliaia di euro. Ma questa atroce verità sembrava quasi celarsi agli occhi degli ex amministratori che arrivavano ad affermare, nei loro opuscoletti, che una sala teatrale regolarmente pagata ma di fatto inesistente, era in fase di ultimazione! E siamo ai lavori di rifacimento delle strade, pubblicizzati da Zacchia e soci, nella scorsa campagna elettorale, con il motto “fatti…non parole, opere…non menzogne”. Nel depliant a 4 facciate, distribuito porta a porta a fine maggio, venivano descritti in dettaglio tali lavori, e tra quelli di “riqualificazione ed arredo urbano” rientrava anche l’ennesimo programmato completamento della sala teatrale di Via Cales, con la fornitura in opera di poltrone da teatro.


Quelle stesse poltrone che doveva fornire la ditta di Setola, si pensava incredibilmente di pagarle due volte: una prima volta alla “General Impianti s.a.s.”, che non le ha mai fornite, ed una seconda volta alla “CO.GE.ME. s.r.l.” di Piedimonte Matese, la stessa ditta che a Calvi Risorta, con l’avvento di Cappello, ha trovato la nuova “El Dorado”, aggiudicandosi ben tre appalti, per quasi 3 milioni di euro, con ribassi ridicoli del 2%. Ma la vicenda ora si ingarbuglia ulteriormente. L’appalto entrato nell’immaginario collettivo come “il tappetino elettorale” – un mega-cantiere pericolosissimo, difficile da controllare e mettere in sicurezza, per la realizzazione di un’opera già a pezzi dopo appena un mese – è stato da sempre contestato da Caparco e Marrocco i quali, in un recente comunicato stampa a firma dei “Democratici Caleni”, hanno avuto modo di segnalare come la Cassa Depositi e Prestiti – nella nota prot. 14703 del 3 febbraio 2009 – chiedesse chiarimenti al comune sulle possibili irregolarità della gara mentre i tecnici comunali, anziché fornire spiegazioni, proseguivano imperterriti sulla propria strada, con l’avallo del Commissario prefettizio.

Dal 5 febbraio al 16 aprile, infatti, hanno espletato le procedure di gara, e quando il 28 aprile hanno richiesto le prime erogazioni su quei mutui per pagare le spese tecniche, la Cassa Depositi e Prestiti ha inviato diverse note al comune, protocollate il 25 maggio, in cui negava l’erogazione di quei fondi perché non era ancora stata data una risposta sulle irregolarità della gara, come richiesto nella nota del 3 febbraio. Ma questo non ha impedito all’ing. Cappello di far proseguire ugualmente i lavori (partiti il 18 maggio), nonostante gli stati di avanzamento non potessero essere pagati a causa del veto posto dalla Cassa, che ha congelato a tempo indeterminato quei fondi.


I tanto decantati lavori che, secondo gli spot elettorali di Zacchia, avrebbero dovuto cambiare “il volto di Calvi Risorta, rendendola più bella e funzionale” non hanno al momento la necessaria copertura finanziaria; questa è la realtà dei fatti di fronte alla quale crollano tanti falsi proclami. E ciò è tanto più vero alla luce dell’ultima tegola piovuta sul progetto del teatro caleno. Il finanziamento di uno degli otto lotti dei lavori programmati – e precisamente quello di “riqualificazione urbana e miglioramento della fruibilità dei luoghi di coesione sociale”, per un importo di € 355.000,00 – non è stato concesso dalla Regione Campania. Il lotto prevedeva il rifacimento di alcune piazze, la fornitura di panchine ed arredi urbani, un parcheggio e la fornitura e posa in opera delle celeberrime 300 poltrone di velluto rosso per il completamento del teatro.


Ma tali lavori non erano coerenti con la finalizzazione dei fondi da assegnare, destinati per almeno il 30% ad opere per il risparmio energetico. La vicenda era tra l’altro ben nota all’ing. Cappello già il 5 febbraio 2009, data in cui la Regione Campania ha formalmente bocciato il progetto approvato con delibera di giunta n. 137 del 9 ottobre 2008. Ciò non ha però impedito al Presidente del Consorzio ASI di espletare comunque la gara d’appalto per dei lavori che non potevano assolutamente essere finanziati: le proposte progettuali di miglioramento offerte dalla CO.GE.ME. erano dunque riferite a lavori che lo stesso Cappello sapeva che non sarebbero mai stati effettuati.


Di fatti il progetto iniziale è stato stravolto già prima che partissero i lavori, ed i relativi atti sono stati inviati il 4 giugno alla Regione che, lo scorso 6 luglio, ha nuovamente bocciato il progetto! Zacchia e soci, però, non esitarono a descrivere nel loro depliant elettorale (vedi foto a lato) immaginari lavori di alberature, messa in sicurezza di pozzi, ampliamento dei parchi gioco, fornitura e posa in opera di poltrone da teatro, pur sapendo benissimo che gli stessi non sarebbero mai stati finanziati e realizzati; e lo facevano definendo paradossalmente “menzogneri” Antonio Caparco e Giovanni Marrocco, i quali hanno invece avuto il merito di rivelare, con largo anticipo, anche questa scomoda verità. Altro che fonti approssimative!


Sugli oltre due milioni di € finanziati a “costo zero” per i cittadini, come amava ripetere fino allo sfinimento l’ex sindaco, vi è dunque da un lato il parere negativo della Cassa, che ha bloccato i fondi a tempo indeterminato per possibili irregolarità della gara d’appalto; dall’altro vi è la Regione Campania che ha bocciato il finanziamento di 355.000,00 € con il quale dovevano essere “riacquistate” le poltrone mai fornite dalla “General Impianti”. E con queste premesse il teatro che doveva realizzare la ditta del boss Setola prima, e la ditta di Piedimonte Matese poi, non vedrà mai la luce. Il polo dello sport e della cultura della Calvi moderna, l’edificio polivalente, è divenuto così un monumento allo strapotere camorrista nel nostro lembo di terra, e alla cattiva politica espressa dalla passata amministrazione, rea di aver deciso la fuoriuscita del nostro comune dal circuito dei “Teatri di Pietra” – spegnendo così i riflettori sull’antico teatro romano, lasciato in balia del tempo e dei tombaroli – ed incapace di realizzare il nuovo teatro comunale. Per la serie “Fatti…non parole”!